Ti vedo, Dio mio, come sei bella,
(anche in ciabatte) davanti a me,
pensando, tra me, in atmosfera irreale,
"e se mi vede"?
Mi avvicino, sorriso di plastica,
con una lama d'acciaio nella schiena
e una maschera di zinco su viso e cuore.
Da buon filosofo ti dico subito: "ah, ci sei"?
come stronzata non è malaccio.
Poi vedo una scimmia accanto a te;
e, con estrema naturalezza, intimidito
ti tengo a un metro di distanza,
prendendo per mano la mia scimmia.
Mentre vorrei dirti che mi manchi
che i tuoi occhi mi bruciano cuore, stomaco,
che tu sola sai scacciare i miei mostri
disserto di crisi economica,
di Marco Dall'Olio, e di mancanza di lavoro.
Che tattico atomico!
Giuro, è stata la scimmia.
Quel tizio che è svenuto
in centro Monza?
E' stata la scimmia.
Quel drogato che ti ha fermata
sotto i portici del Motta?
La mia scimmia ha voluto
fermarsi con la sua.
Per far colpo, poi, ti ho portata, in biblioteca;
la mia, è una scimmia acculturata,
che non ama locali alla moda,
e che legge Platone.
Infine, in Villa Reale,
sperando che la scimmia,
saltasse su un albero del parco;
niente!
La mia scimmia, per un tuo bacio,
avrebbe dato un braccio;
per un tuo bacio,
avrebbe dato una gamba;
per un tuo bacio,
avrebbe anche dato la bocca,
va'!
Che scimmia impertinente.
Prometto
di non ridartela,
mai.
[Underground, 2007]
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