Pubblicato il 03/08/2015 19:45:59
Resta a fianco al fuoco
Nella stagione afosa lungo la cattedrale dei giorni estivi raccogli una ad una le cose che ami disponile a fascina leggera stringile al petto fino a farne secondo strato di pelle. Non tralasciare nulla perché siamo sommersi da un odio crescente e bisogna avere molta forza per non lasciarsi piegare la nuca. Tuffati nel grano, dialoga coi grilli, impara a riconoscere ogni singolo congegno, gli operai della pioggia sui ponteggi delle strade, il richiamo sanscrito dell’alba, la carlinga nuda di una schiena amata fino all’ultimo solco. Non sottovalutare nemmeno la portata di un ricordo straripato come un alluce valgo sul tiepido sonno. Ricorda il goal di Omam-Biyik le serpentine di Stenmark la consistenza omerica delle olive, l’urlo, il furore, il conflitto, il calore aggiunto alla tua immaginazione come un copricapo andino, l’amore issato sulla prua del nostro respiro più alto. Ricorda tuo padre che ti ha insegnato a cambiare le marce, ricorda come hai vinto la diffidenza della frizione, riascolta tua madre echeggiare sulla corteccia delle betulle, riannoda il fiore alla carne del bacio, la scalza preghiera all’asse portante. Ricorda il Borsalino di gioia che incorona lo stato di grazia, la riconoscenza bevuta come un trionfo di vodka, il divino rammendo interiore diffuso da un bosco rapito in riunione.
Godi del mare venuto dopo il terrore quando la brezza è un bambino che soffia sulla torta del mondo. Godi e porta a godimento corpi appena conosciuti su distese di ginestre millenarie. Sconfina il canto internato scassa la doppia mandata porta la tua natura terrestre a sposare un angolo anfibio. C’è qualcosa che incombe in questa nostra società elettrica qualcosa che si muove nella gola di un baritono ammutolito. C’è una violenza fuori controllo che sta di nuovo imparando a memoria i protocolli dei falsi liutai. C’è qualcosa che incombe un’urgenza appena frenata dalle circostanze un desiderio oscuro di non dragare il sentimento più cupo e profondo allevato dal verbo assoluto. C’è una ferocia che vince il deserto che annienta il polso ai braccianti che porta i perdenti a sentirsi braccati. Per questo bisogna spingere le cose sull’orlo dell’illuminazione, perché la notte è fuori controllo e le armi sono ovunque puntate sulla linea di fuoco delle anime. Per questo contieni la tua angoscia sotto una pergola di mani intrecciate e spremi il petrolio fuori dall’apnea dei gabbiani. Per questo continua a indagare nel buio insistente la luce eventuale, per questo stendi la tua vela maestra sul dorso più chiaro del vento contrario.
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