Prigionieri del presente
sbucciandoci le nocche delle dita
rimbalzando contro i muri di chewing-gum dell’arte,
affaticandoci nelle corsie dei magazzini,
corriamo, a vuoto, sui tapis-roulant del fitness,
tra negozi alla moda e spese da discount,
sempre, o a volte, in cerca di ciò che abbiamo avuto,
che avremo o avremmo dovuto avere.
La vita di tutti i giorni è un vuoto a rendere
affittato, a extra-comunitari, sotto equo canone,
è un sovraffollamento: decine di individui in una stanza,
senza opportunità di scendere,
a compromessi,
o almeno di diminuire la distanza
tra urla forsennate e voci atone.
Prigionieri del presente senza vie di fuga,
criceti da laboratorio stimolati dall’ansia dei mass-media,
ambiamo a amori tanto grandi da sfamare oceani di zanzare
e ci spruzziamo ettolitri di Autan,
tirando a sopravviverci fino a farci consumare.
[Il Guastatore, 2012]
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