Pubblicato il 24/11/2019 15:09:54
Dispiegammo le nostre fami come vele navigando a vista nei solchi dei corpi, furono pane e acqua ai nostri giorni quando minacciava naufragio la tempesta della solitudine.
Nei caveau delle nostre carni preziosi venivano custoditi i tesori: tu m'eri anello sulla punta di diamante, io ti portavo con le mani l'oro liquido per la gioia del tempo della semina.
Ci guarimmo dalla malattia degli specchi guardando oltre il muro delle forme, gli occhi perdettero le figure della luce, furono stranieri prima d'ogni esilio abitando una terra vd'anatemi.
Adesso tra i rami spogli delle vele abbiamo casa, una teoria di ricordi la polena di questo nostro tempo e per cambusa ci portiamo dietro il sogno delle rughe
e un'illusione andata a fuoco.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Gil, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|