tristezza - le teste basse
vincolate alla terra, alla ruggine
accalcata dentro le clessidre.
se avessimo osato una parola
intonata, un gesto nudo
le macerie vacillerebbero
su semenze caparbie del perdono.
- ma cosa farà di noi la luce -
forgia di perdenti
come nugoli acquattati
roridi i pensieri.
storie incrociate scalerebbero la luna
uno sciame senza riserve
che anche la morte tremerà
per la caduta della maschera
del tarlo dai tagli, agli occhi fuggiti
dall’addiaccio.
quintessenza di osmosi
se si sapesse
- che amore è un’altra cosa -
piegare il rovo puntuto,
se si volesse.
“Ah, se tutti si perdonassero a viceversa! Il mondo avrebbe pace: tutto sarebbe chiaro e tranquillo come in quella notte di luna.”
Canne al vento, Grazia Deledda
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