Giardino, rose e balconi fioriti.
Gatti, morbidi, ed un cane.
Perché – senza cane- andremmo smarriti.
Milioni di libri.
Libri miei e libri tuoi.
Potrò non toccare i tuoi libri.
Ma i miei libri li vuoi!
Due bimbi occhiazzurri, rossi di corse e misteri,
anzi un bimbo e una bimba, che avranno i tuoi occhi
e miliardi di miei desideri.
Avremo due tazze.
La tua scura, sarà;
la mia avrà un sorriso, radioso,
da rendere inutile l’elettricità.
E vedo due tavoli, ma senza sedie,
e un letto, il letto ci vuole,
dobbiamo rifarci
d'anni d’ “inedie”.
I’ve a dream,
but my dream is a night-mare.
Occhi scuri, fredda mano,
c’è una statua di marmo, d’acciaio,
nella donna che amo.
C’è crisi – è vero-,
ci dobbiamo adattare,
dimentica terrore!, creare contatti,
vivi come nuvola!, ballare come matti,
ma – fottiti!- donna,
come faccio a non urlare?
La casa è crollata.
Qualcuno ha sbranato i miei gatti
e il tuo cane è morto d’indigestione;
nel tuo rogo,
son bruciati i miei libri;
sono morti due bimbi, occhi azzurri,
sono morti i miei bimbi mai nati.
Hai schiacciato le tazze,
montato le sbarre,
ti ho trovata nel letto
con Aristofane, che,
oltre a sfottere Socrate,
si fotte chi adoro.
E ho smarrito la rima,
canzoniere scassato! Grazie.
Hai chiarito abbastanza.
I’ve a dream,
but my dream is a night-mare.
[Versi introversi, 2008]
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