Penso a te nonostante tutto,
aspide timido morso seducente,
nei miei letti di ragnatela e seta
rabbrividire notte artica
tra gli incensi di Gerusalemme
al digrignare dei miei graffi.
Penso a te labbra rosso miele
su occhi troppo rabbiosi per essere chiari,
morsa da tornitore ubriaco in un mattino d’autunno
dentro abbracci che svitano braccia, teste ossa, arterie
e bombe a mano.
Piantala, vaffanculo,
non sei autorizzata a resistermi in eterno;
credi, forse, di non essere un sogno,
che non si sciolga all’ardore della mia fiamma ossidrica,
o un’isola che non affondi sotto il peso
color angoscia della mia dinamite?
Piantala, e dimentica
confusione, amore,
inganni.
[Riserva indiana, 2007]
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