Pubblicato il 09/09/2008 12:18:13
Le prime di queste quasi poesie sono nate nel dialogo – parlato e letto-scritto - con tre grandi poeti e poetesse, delle quali riproduco le poesie o parti di esse, indicando l'autore. Si tratta di Luciana Stegano Picchio che mi onora da anni della sua amicizia e del suo affetto, scomparasa alla fine di agosto. Armindo Trevisan, il più grande poeta “gaucho”vivente che ho avuto l’onore di ospitare nella mia casa a Firenze dopo tante serate nella sua splendida Porto Alegre, conversando di arte poesia religione politica nella Libraria E’ Cultura. La terza è stata scritta per equilibrare lo choc prodotto dall’incontro con Rio de Janeiro, città mitizzata nel mio immaginario e infine rivelatasi molto oltre ogni immaginazione. E’ stata scritta uscendo dalla casa di Affonso Romano de Sant’ Ana, grande poeta brasiliano nonché direttore della Biblioteca Nazionale Brasiliana). Le altre che seguono sono giochetti di significato che divertono l'adulto dopo le cose serie: l'attenzione all'universo femminile, il navigare senza motore, cantare con la memoria accesa.
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La verità non c’è Perché c’è solo l’interpretazione Non c’è il bello ma il gusto E la poesia più bella È quella Che ci ha dato Il quoziente maggiore d’informazione
Siamo soli nel caos Senza leggi e modelli
Nostalgia di un dio Oltre la nostra idea di dio
Nostalgia di un amore Oltre la nostra esperienza dell’amore
Nostalgia di cantare in coro La canzone Da trasmettere ai figli (Luciana Stegagno Picchio)
Ti porto a braccetto Nel corridoio della tua casa romana - Verrete sì, ci andiamo in Liguria? Tra quadri del seicento –li voleva lui, gli piacevano tanto! – Nei passaggi liberi dai libri. - Incontrarla è come entrare in una città - Dicevano i miei amici E per le strade nelle stanze Apparivano Calvino Jacobson Levi Strass, Si erano fermati Ungaretti Murilo Vinicius…
Che cosa volevi, Luciana Girovagando da una stanza all’altra, comunque sorridendo e afferrandoti al mio braccio. Poi ho capito: da me da noi vuoi solo essere accompagnata fuori Da quel labirinto di parole Che a me piaceva tanto
------------------------------- In una qualunque città del mondo Ritroverai te stesso. Basta Che dimentichi, per un momento, la tua lingua La tua famiglia che abita altrove. La città che visiti è per te il mondo, il cielo, la notte, il giorno, principalmente l’amore. In una qualunque città del mondo puoi essere triste o felice, ma in modo diverso (Armindo Trevisan)
RIO troppo velocemente siamo scivolati in questa foresta che somiglia ad una città' che vive ancora nel ritmo immobile dell'utero di Abya Yala della terra senza tramonto con i bambini sulle spalle o sporti sui fianchi arrivavano senza stupore a queste lunghissime spiagge per immergersi nella fonte della fertilità, Carioca...
Adesso coqueiros e banani sono i portici sotto cui scivoliamo nella notte di pioggia calda Avenida Vinicius de MOraes botequim Garota de Ipanema gli appartamenti dei ricchi sogni tappezzati di legno d'ogni specie stanchi epigoni del modernismo disprezzano la feijoada ascoltando Bach mentre dietro l'angolo si sale alla favela ma il buraco quente non e' la porta della citta' di Dite, apre verso un altro mondo dove un'altra storia sta nascendo prima o dopo il moderno non importa più
...Come faccio a dire la nostalgia di averti lasciato senza averti conosciuto, Rio de Janeiro? *** Una e molteplice come la creazione aperta e chiusa sotto lo sguardo del Demiurgo fotografia e anche pellicola racconto immemore ed istantaneo riconoscimento di ogni scandalo e grandezza della storia; utopica e concreta come il desiderio degli uomini che pure vollero qua sopra l'abbraccio placido del Redentore.
Non si finisce mai di guardarti sapendo di non poterti possedere, inizio e fine, genesi ed apocatastasi, Corcovado e Redentor terribile e meravigliosa, Baia di Guanabara. -------------------------------------------------------- A cena con Armindo e Cleuza, a Lucca
Lo pensavo dopo averti letto Pavese in una buona poesia deve esserci tutto, almeno un inizio ed una fine – ti pare poco?
In realtà ci vuole una veglia prolungata Attesa e preparata che spalanca i sensi E li apparecchia per la Cena Che poi si consuma accesi i lampioni In questa città piccola come una casa che si traversa col cuore quieto per il sapore che hanno la sera i fossi e le foglie
il vino il pane della fraternità
con gli uomini e le cose.
------------------------------------ Genere femminile Sono come velieri Scivolano leggere e forti incomprensibilmente verticali Sopra al traffico tra le vetrine. Passando alzano un vento Che fa bene alla vita. Gli angeli non resistono A quel passo a quel ritmo Si arrendono senza parole Ogni volta Come di fronte al terzo giorno, Alla dolcezza con cui Il nostro gentile Signore Dopo averci fatto addormentare Dolcemente sulla croce quotidiana Estrae giorno per giorno Una nuova Eva.
---------------------------------------- Surfismo zen Non so più Se è una lastra di piombo O il dorso d’un cetaceo primordiale Quest’ACQUA Che cambia colore con lo sguardo Lascio che i cavalloni mi sommergano E continuo a navigare Quieto appeso con le braccia – adesso sono su un trapezio - mi giro ancora una volta verso terra E non la riconosco. - sento un suono da dentro Da dove proviene il respiro ma la paura non ferma più il mio corpo. Era l’anima dell’anima
nascosta e custodita
dal movimento
che per un attimo
mi ha fatto
MARE
----------------------------------------------- Noviembre Hoy en la tarde despues del temporal mientras que el sol tocava su final yo entrava en las olas del Tirreno pero ellas tenian el color tempestoso de la Plata y ahora soy yo que canto siempre la misma rima elementar: "Deseo, mire donde mire te veo"...
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