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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Fogli/e d’Autunno 4

Argomento: Musica

Saggio di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 17/10/2017 10:03:37

“Fogli(e) d’Autunno” 4
(letteratura, poesia, narrativa, libri, editori, concorsi, con uno sguardo all’arte in fatto di mostre, cinema, teatro, musica, turismo, viaggi).

L’Autunno è la stagione dei buoni propositi, in una parola si decide come re-impiegare il proprio tempo per sé e per gli altri, al motto di ‘la vita spesa al meglio’, ripromettendoci come ogni volta e se mai ce ne fosse bisogno, che quello che verrà sarà un anno migliore, in cui daremo una svolta alla nostra dieta, o cercare qualche associazione di volontariato da aiutare; oppure tornare a studiare o leggere tutti i libri che non abbiamo letto durante l’estate. E perché no, riempirci gli occhi di bellezza visitando una città d’arte, oppure una mostra fra le numerose che in questo periodo riempiono le città di stendardi e cartelloni; o anche, ascoltare della buona musica negli spazi aperti, o al chiuso di luoghi appositi come teatri e sale da concerto … non sembra anche a voi di sentire irrompere nell’aria le spensierate note di questa stupenda ‘Ottobrata Romana’ che la Città Eterna ci regala a piene mani (?).

Ɣ – Sì, quella immortalata da Ottorino Respighi nell’ambito delle “Feste Romane” già nel XX sec.(CD EMI – The Philadelphia Orchestra dir. Riccardo Muti), ove un ché di festoso rallegra l’anima e lo spirito ai suoni delle sue cento fontane e delle sue mille campane. Dove anche una semplice passeggiata lungo i viali alberati del parco, suscita l’emozione di un sentimento antico e pur sempre attuale di un abbraccio, di una corsa improvvisa, di un bacio rubato dietro il tronco di un albero. Non è forse tutto questo ‘amore’ (?); o lo stesso amore che regala alla ‘bellezza’ il piacere di una vita spesa al meglio. (?) Malgrado tutte le brutture cui assistiamo ogni giorno, io credo di sì … riscopriamoci dunque innamorati e abbandoniamoci alla ‘poesia’, alla leggerezza della ‘lettura’ e perché no, alla predilezione della ‘musica’ …

“idillio d'autunno” (GioMa inedita)

una nuvola improvvisa
calpestio d’erba sotto i piedi
il desiderio di correre via nel vento
dolce sapore di una nuova ebbrezza
come di farfalle sui fiori
un pullulare di lascivi sguardi sensuali
. . .
(e un rovescio d’acqua autunnale che ci bagna)

L’invito di oggi quindi, è appunto nel segno della leggerezza sul filo di letture facili (solo all’apparenza) e dedicato a quanti non riescono a finire un libro, assecondando quanto apparso sulla rivista “Il Libraio” preso come ‘punto di riferimento’ per i lettori e il mondo del libro e ospita ogni giorno notizie, interviste, storie, approfondimenti, interventi d’autore, oltre a quiz letterari, classifiche, gallery e infografiche.“

Ɣ – ‘IlLibraio.it’ ogni mese raggiunge oltre 400 mila utenti, con un trend in costante crescita a partire dal rilancio del sito avvenuto a fine 2014, ulteriormente migliorato con l’attuale versione, rilasciata a febbraio 2017, che fra le altre cose ha visto lo sviluppo delle nuove sezioni: d’autore e ebook e digitale. Altrettanto forte è la community sui social, che ogni mese raggiunge oltre 3 milioni di utenti su Facebook, Twitter, Instagram e Youtube. Molto popolare anche l’app, rilasciata nel 2016, disponibile su Apple e Google Play per smartphone e tablet. (info illibraio.it).
Ma riprendiamo il filo del discorso da dove l’abbiamo lasciato, adducendo che abbandonare i libri a metà è un "diritto". Se il libro non ci conquista, perché perdere tempo? Spesso, però, non riuscire a leggere un libro intero non è un problema dovuto al contenuto, ma riguarda noi: poco tempo, distrazioni (il cellulare, i social, le mail di lavoro), oppure i giochi online, le serie TV, persino la letargia o il nervosismo. Pertanto, tornare a leggere, tuttavia, è un’abitudine salutare che riduce lo stress e ci riappacifica con noi stessi. Ecco dunque una lista di libri a prova di noia, mancanza di tempo o di voglia, consigliati a chi, ultimamente, non riesce ad apprezzare più un libro fino alla parola fine.

“IlLibraio.it” dal 2015 offre il primo database delle librerie italiane, un ‘servizio gratuito’ per i lettori e i librai, che permette di cercare il negozio più vicino e di scoprirne i servizi, dando agli utenti l’opportunità di andare “alla scoperta delle librerie per l’Italia” e di lasciare la propria opinione. Registrandosi, anche con un semplice Facebook Login, il lettore può alimentare in molti modi la propria passione per i libri: ricevere suggerimenti di lettura ad hoc, compilare le wishlist dedicate ai propri interessi letterari, contribuire alla community inserendo citazioni e recensioni. Inoltre “ilLibraio.it” offre una newsletter redazionale gratuita, ed è anche l’unico sito editoriale italiano ad offrire la possibilità di costruirsi una newlsetter personalizzata, in base a propri interessi e ai generi letterari preferiti. Sia il sito, sia la rivista sono editi da GeMS (Gruppo editoriale Mauri Spagnol), il secondo gruppo editoriale librario in Italia, che raggruppa molte importanti tradizioni editoriali dirette autonomamente da numerosi editori e direttori editoriali.

Sitografia: www.illibraio.it

Ɣ – Alla leggerezza (si fa per dire) fa riferimento “Come viaggiare con un salmone” di Umberto Eco – (La nave di Teseo Edit. 2016). L’Editore informa trattarsi di “un libro di istruzioni sui generis date da un maestro d’eccezione per situazioni molto particolari: come imparare a fare vacanze intelligenti, come sopravvivere alla burocrazia, come evitare malattie contagiose, come mangiare in aereo, come viaggiare con un salmone al seguito (se te lo regalano e non vuoi rinunciare alla leccornia), come evitare il carnevale, come non cedere all’ossessione della visibilità e molto altro.” In verità potrebbe aggiungere tant’altro, tanti quanti sono i brevi racconti inclusi in indice di questo vademecum dell’uomo qualunque che si ritrova a superare le ‘offensive’ del quotidiano e che l’autore Umberto Eco (con tutti i bla bla dei titoli che seguono) ha annoverato sulle pagine dell’Espresso sotto la dicitura ‘Le bustine di Minerva’, in parte già raccolte in “Secondo diario minimo” edito da Bompiani nel 1992.
Per quanto, e va qui detto, si rileggono con la stessa semplicità (mai scemata) di come si ascoltano degli ‘evergreen’ viaggiando in auto con o senza una meta in quei giorni d’estate, quando la calura ci assale e ci lascia indecisi se prendere l’autostrada assolata verso il mare o la strada polverosa della collina, senza la pur minima certezza di trovare un agriturismo che ci accolga, lontano dal frastuono della calca domenicale. Ed anche senza l’affluenza ostinata di famiglie che pur di non stare in casa si portano dietro un nugolo di bambini che con la scusa di ‘vivere all’aria aperta’ mettono in bella mostra tutta la loro pessima educazione ricevuta.

Non c’è che dire se poi si dice (ed è alquanto vero) che gli italiani sono dei pessimi lettori. Mi dite come caspita fa uno a leggere in sì precarie condizioni? Lo ha ben compreso (a suo tempo) Umberto Eco che tra frizzi e lazzi ridanciani (mai volgari o sciocchi), dando fiato in queste pagine ai suoi pruriginosi impulsi di ‘ridicolissimo autore’ che non lascia niente a dopo, con l’immediatezza della sua scrittura effervescente e in qualche caso sadica. E così, tanto per poi rincarare la dose, ci sberleffa mettendo a nudo le proprie e le nostre sornione defiance alle prese col quotidiano che nulla (ma proprio nulla) risparmia alla nostra futile considerazione. Tuttavia il futile che pure dovrebbe riempire le nostre giornate oziose, ci affranca, in qualche modo, di andare sulle furie per una infinità di altri motivi, che ragioni non sono perché frutto di irragionevoli pruriti.
Un po’ come l’uomo che seduto sull’autobus si gratta la testa senza togliersi il cappello. E che alla domanda legittima del vicino che l’osserva: “Scusi perché continua a grattarsi la testa senza togliersi il cappello?” Replica: “Perché quando a lei prude il sedere si tira giù i pantaloni?”. Non esito come si è visto a diventare scurrile nel parlare di un libro che non cede ad alcuna scurrilità perché Eco è tutt’altra cosa: forbito quando deve, sciolto e leggero sempre, mai volgare, mai dimesso o dismesso, mai cialtrone; anche se una certa cialtroneria gli piace eccome, anche quando indossa la tonaca del giustiziere imperterrito.
Chi legge tra le righe dei suoi innumerevoli scritti più recenti si rende immediatamente conto degli sberleffi e degli schiaffoni elargiti a piene mani, a destra e a manca, ai protagonisti della politica e al malcostume di noi italiani di cui egli si è sempre ritenuto un capofila satirico e burlone che non rinunciava alla buona tavola come all’uso di frasi impudenti o, se preferite, sconvenienti. In questo e per altro verso, avverte ancora l’editore, è questo “un libro che ci guida nella selva delle nostre giornate, nella consapevolezza che la vita scorre per lo più tra piccole cose, incontri fortuiti, piccoli (e falsi) problemi, e non tra dilemmi amletici e interrogativi sull’essere, che occupano solo una piccolissima perzione del nostro tempo, pur essendo l’unica cosa che conta”.

Ed è così, non può essere che così, ribadisce Eco valutando i piccoli ‘interstizi mentali’ in cui si dibattono le nostre idee grandi e piccine (che più piccine non si può), nello scontro quotidiano che segna la nostra realtà giornaliera, spesa (senza accorgerci) dietro i paraventi d’una meschina messinscena che non giustifica la nostra indifferenza ai valori portanti della vita. "Un autentico omaggio alla cultura della leggerezza".
Ciao, Maestro!

Sitografia: www.lanavediteseo.it

“Autunno” (GioMa)
o dell’infinito ritorno, dal giallo intenso al bruno
al rosso sangue che la terra chiama
concretezza di spasimi, di eventi, di volontà affermate
dentro la brace accesa di soliloqui stanchi

patriarca senza legioni, crepitio d’ossa prigioniere
epitaffi di un’attesa che scorre lenta che stenta a venire
foglie uccise ancora vive palpitanti
cadute nel giardino delle rimembranze

scroscio che s’inoltra negli spazi interstiziali
tra i ciottoli arsi, logorio di pietre come di pianto
cimitero di lagrime sparse sopra i misteri del canto
l’ultima come la prima nota dell’universo.

(tratto da ‘Zen Code’ 1 : luci / colori / stagioni / esternazioni, in #larecherche.it)

Ɣ – Una premessa sinottica:
“Peter, ungherese, Ján, ceco, e Gabriel, ebreo, sono tre giovani amici, ognuno irrimediabilmente innamorato della slovacca Mária: è il 1938 e poiché Levice, piccola città della Slovacchia al con ne con l’Ungheria, è tra le poche a vantare una piscina, i tre amici decidono che si contenderanno il diritto di corteggiarla con una memorabile gara di nuoto, il primo settembre. Nelle loro vite irrompe però la Storia, non calcolata, improvvisa e violenta, a impedire anno dopo anno lo svolgersi della competizione, che da allora diventerà il centro gravitazionale delle loro vite, seppur decentrato, rincorso, quasi irraggiungibile: i tre amici e Mária si aggrappano alla loro amicizia e al loro amore come unico collante delle loro identità disperse. In questo romanzo, uno dei più importanti nella letteratura slovacca contemporanea, la Storia sconvolge gli ordini preesistenti e ostacola i legami, obbligando i protagonisti a combattere le potenti e irrazionali forze disgregatrici del Novecento, e della vita stessa.”

La scelta di questa ’introduzione’ si avvale dell’‘incipit’ di per sé letterario da cui prende avvio il libro: “Accadde il primo settembre (o un altro giorno)” di Pavol Rankov (Safarà Editore 2016) Vincitore dell’European Union Prize for Literature (EULP). Stando ad Alexander Halvoník (scrittore e critico letterario): “I personaggi di questo romanzo […] non sono predestinati dalla loro appartenenza etnica, ma le loro origini giocano nelle peripezie del romanzo un ruolo cruciale. Si lanciano nei cataclismi della storia con una passione del tutto personale, e inconsapevoli delle conseguenze.” (…) “Un grande affresco che aiuta a capire gli avvenimenti tragici e i cambiamenti di un’epoca che, passando attraverso una guerra devastante, ha mutato in modo incontrovertibile il volto e il destino di intere nazioni e di popoli. In questo quadro generale, seguiamo le vite dei personaggi che, loro malgrado, si trovano ad attraversare anni difficili cercando di mantenersi in vita e di non disperdere la loro amicizia e il loro amore per una donna, che li unisce e dà un senso alle loro esistenze”.

Pavol Rankov (Poprad, Slovacchia, 1964), scrittore e saggista, è tra le voci più importanti della letteratura slovacca contemporanea. Ha esordito nel 1995 con il libro di racconti “Sodstupom času” (A distanza di tempo), con il quale ha vinto il premio Ivan Krasko, il più prestigioso premio letterario slovacco per la miglior opera prima. In Italia ha vinto il Premio Letterario Internazionale Jean Monnet (1997), e il premio del quotidiano slovacco SME “Poviedka 2001” (Racconto 2001). Nel 2008 esce il suo primo romanzo, “Accadde il primo settembre (o un altro giorno)”, vincitore del Premio Europeo per la Letteratura 2009.

Fondata da Guido Giuseppe Pascotto nel 2016, Safarà Editore è una casa editrice indipendente dedicata alla pubblicazione di opere di narrativa e saggistica che spaziano negli ambiti letterari e disciplinari più diversi, perché lo spirito che la anima è la volontà di mostrare le interconnessioni esistenti tra tutti i rami e le molte vite dell’arte della scrittura. Più di recente la redazione si è arricchita di inediti progetti editoriali e preziosi collaboratori, portando venti di rinnovamento in ogni aspetto della sua realtà poliedrica, che si rispecchiano nella progettazione del ‘taglio obliquo’ del manufatto. Questo atto di cesura rispetto al passato e alla tradizione manifesta, in una rivoluzionaria rivisitazione del classico design del libro, la nostra volontà di pubblicare opere trasversali, oblique; è un segno distintivo che diverrà sempre più caratteristico, e che rende il libro in armonia con la nostra volontà di pubblicare libri traversali, imprevedibili. Un libro obliquo, che fuoriesce dagli schemi conosciuti e ci pone di fronte a inedite prospettive.

Sitografia: (www.safaraeditore.it)

Ɣ – Fra le novità del sito la recherche.it si informa che è in linea l'eBook n. 218 della Collana “Libri Liberi “de LaRecherche.it (scaricabile gratuitamente) a cura di GIULIANO BRENNA E ROBERTO MAGGIANI: “Il posto delle piaghe lucenti” (Poesia e brevi prose) di Giovanni Baldaccini fine poeta e collaboratore della rivista on-line di letteratura e poesia, dal quale traggo:

“Settembre”
Qualche volta abitavo settembre
quando il sole cadeva dalle nuvole
insieme al mio stupore
e le ragazze indossavano le calze per snellire le gambe
mentre io mi disperdevo nella seta delle tue
e luna verso sera.
Abitavo settembre qualche volta
e sconsacrate notti con gli amici
a parlare di donne e di bugie,
ripetizioni spesso accavallate,
tanto per stare insieme
e per scordare
che non ce ne fregava niente di ricordare.
Ed abitavo settembre verso il mare
quando ci tornavo per sentire freddo
e magari inventarti
come fanno le onde con la brina
quando si bagna il mondo ed io mi asciugo
per distinguermi dalle solite conchiglie.
Poi mi abitavo quando mi abitavo
e probabilmente era sempre settembre
perché il tempo non era affatto chiaro
e risultava scomodo tenerne il conto
mentre fa bene passeggiare i giorni che ti passeggiano
a settembre.
Ora non è settembre e non saprei trovare un’altra data
un po’ per la solita pigrizia,
un po’ perché non abito né mi sento abitato,
un po’ perché quando passo non trovo più nessuno
neppure una conchiglia,
un paio di calze appese ai fili della luce,
un morto.
Oggi a settembre c’è la malinconia,
un vuoto
che mi costringe sempre a immaginare.

Ed anche questa delicata e malinconica:

“presentimento”
e già
le ombre del meriggio avanzano
nel vano dalla finestra aperta
a invadere ogni spazio ogni momento

lacero dopo la disfatta
giace il mio corpo inebetito e stanco
con l’autunno che viene
a oscurare la stanza privata ormai dei nostri
sogni

Sitografia: giovanni.baldaccini@larecherche.it

Ɣ – Non solo a Roma s’addice il plauso dell’Autunno, per quanto anche Venezia può vantare musiche straordinarie che hanno fatto il giro del mondo e delle sale da concerto, continuando a sollevare sospiri d’amore leggeri eppure entusiasmanti, come, ad esempio, il “Concerto n.3 L’Autunno” RV293) (CD Philips ‘Le Quattro Stagioni” I Musici con Pina Carminelli), concepito da Antonio Vivaldi nell’ambito di “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione”(1724); allorché caratteristica di Venezia era il gusto per la ‘festa’ e il divertimento era strettamente associato alla musica. Tutta la pittura della scuola veneta dal XVII e XVIII sec. attesta la presenza nelle feste nei palazzi e negli spettacoli all’aperto, di complessi di musicanti, pregevoli Scuole di musica e canto polifonico, accreditate ad altrettante Cappelle reali e Complessi monastici quali Chiese e Basilche di maggiore rilevanza; punto di incontro di musicisti internazionali e cassa di risonanza di ‘geni’ assoluti come Albinoni, Corelli, Marcello, Vivaldi , Torelli e Tartini (quest’ultimo di Padova).

Ɣ – “L’inventiva, l’emozione, l’arditezza di certe sue scritture, la parte di virtuosismo concessa all’esecutore – scrive Luigi Bellingardi – sono le principali qualità che deternineranno ‘fino ai giorni nostri’ la forma intrinseca del ‘concerto’ con uno o più solisti, (…) invero ciò che rappresentava per lui l’avanguardia e che volle se ne conservasse la dimensione ‘moderna’”. Scrive Joël Wissotsky che – “.. Vivaldi non si limitava a ricerche di pura scrittura: egli teneva ad attribuire alla musica, una vocazione descrittiva e più ancora una intera gamma di sentimenti umani, di gioie, di dolori, oltre ai vorticosi sentimenti interiori nei confronti della natura. Antonio Vivaldi (anche deto Il Prete Rosso), compose le “Quattro Stagioni” (op.cit.), la cui carica venne riconosciuta, fin dalla sua prima esecuzione, opera di pura creazione”. Quella appunto di cui vi sto parlando contenuta in due LP (Erato - “Concerto a Venezia al tempo di … Albinoni e di …Vivaldi” registrati dallo strepitoso gruppo d’archi de I Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone), e che raccolgono inoltre musiche di tartini, Marcello, Torelli. Ed i gaudiosi “Concerti per mandolini” RV93 e successivi, in Erato – Isolisti Veneti ediretti da Claudio Scimone.

Ɣ – In quel tempo: “Venezia viveva il dorato splendore della sua decadenza (dopo gli anni dorati della Serenissima). Il lusso di cui facevano sfoggio i patrizi (dell’epoca), imitato dalla piccola nobiltà anche oltre i propri mezzi, riempiva le calli, le piazze e i canali di quella città senza pari. (…) L’arrivo dell’ora del pranzo servì a far scemare la tensione che era affiorata qualche minuto prima. La sala era un ambiente ampio, luminoso, che dava su un’ala del patio centrale. Come tutto il resto della casa, era arredata con un gusto squisito. Le pareti erano rivestite, fino all’altezza di un metro circa, da pannelli separati da mezze colonne. La parte superiore della parete era tappezzata in seta. I mobili della sala da pranzo erano in stile spagnolo: sedie e poltrone con basi e schienali di cuoio finemente lavorati e policromi. La tavola era apparecchiata con eleganza e buongusto: sulla tovaglia di lino bianco con minuscoli ricami, erano disposti posate d’argento, piatti di porcellana bianca e superbi cristalli veneziani rosa con i bordi dorati. Il pranzo, non poteva essere diversamente, era pensato per onorare adeguatamente i commensali: vichyssoise, carpaccio di salmone, filetto di vitello guarnito di funghi; il dolce, una delicata millefoglie coperta dda un leggero strato di crema alla vaniglia. Il cibo era accompagnato da vini scelti del posto. Per tutta la durata del pranzo i convitati furono allietati dal sottofondo musicale di alcune sonate per violino, del “Concerto RV121 in re maggiore” (1717) e del “Concerto RV93 per mandolino e orchestra d’archi” (1720). Naturalmente di Vivaldi”, entrambi caricati su Youtube. Buon ascolto.

Ɣ – Quanta bellezza da sempre ci regala la musica tutta, e quale meraviglia accende in noi ascoltarla. Ben lo ha appreso Pedro Mendoza nel suo thriller “L’Enigma Vivaldi” (Mondadori 2007), per svelarci ‘un segreto millenario nascosto tra le ombre di Venezia’ da cui ho tratto il brano cui sopra e che invito a leggere, se non altro perché parla di musica e di un autore per certi versi passato sotto silenzio, forse perché ci parla di quella ‘musica del diavolo’ ai tempi severamente proibita dalla Chiesa. L’enigma è racchiusa, per l’appunto, in una partitura appartenuta proprio al famoso Prete Rosso (Antonio Vivaldi).
“L’esperto Lucio Torres, protagonista del romanzo, non impiegherà molto per capire che la partitura è in realtà un codice lasciato appositamente dal grande compositore (…) lasciato alla setta detta Fraternitas Charitatis, della quale il Prete Rosso avrebbe fatto parte. Ma indagare su un mistero secolare, forse millenario, significa destare l’attenzione di forze occulte che da tempo si occupano di custodire – o impadronirsi – di uno strumento così potente”. Lo straordinario di questo romanzo sta nell’eccezionale inventiva, in grado di mescolare intrigo, misteo e tensione in una storia che ha il sapore della migliore narrativa di avventura …

“Ma non capisci che ci troviamo di fronte a qualcosa di straordinario? Che abbiamo a portata di manoooo la possibilità di svelare un enigma irrisolto e che ricercatori di tutto il mondo darebbero qualsiasi cosa per essere al nostro posto? (…) Non lo so. Ho un brutto presentimento. Siamo sul punto di svelare un mistero che è stato rispettato per due secoli e mezzo, quasi volessimo aprire una porta che dovrebbe restare chiusa.”
Peter Harris alias Pedro Mendoza nato da famiglia spagnola, ha studiato archeologia e sociologia alla UCLA (San Antonio, California). Da alcuni anni vive nella Costa del Sol come docente di storia, ma trascorre lunghi periodi in Italia per la sua attività di traduttore e ricercatore degli Archivi Vaticani. “L’Enigma Vivaldi” è il suo primo e, a quanto pare unico, suo romanzo.

Sitografia: www.librimondadori.it

E dietro una porta chiusa non può che celarsi un infinito silenzio che ci porta lontano dal passare del tempo … ora e per sempre qui:

“dentro il silenzio” (GioMa inedita)

..siamo due foglie nel vento
trascinate lontano
siamo uno scroscio di pioggia
che scende e che lontano va
come un andante leggero
nel silenzio della sera

così vicini eppur così lontani
siamo quelli che siamo
senza domani
siamo l’intimità assoluta
una semplice sequenza
di questa stupenda bellissima esistenza

so che verrai lo sento
aprirai la porta
in questo preciso ed unico momento
per riscoprire con me
i limiti del mondo
intorno al nostro letto

e nel buio della notte
ci ameremo ancora
come angeli che per la prima volta
a piedi scalzi e senza far rumore
danzano abbracciati
dentro l’immensa stanza dell’amore
. . .

fin dentro il silenzio e dentro il nostro folle cuore


Ɣ – Fabrizio Casu e il suo … “Il lungo viaggio di una chemise. Un’epoca attraverso un abito” – Europa Edizioni 2014 / ristampa 2016. Costantemente aperta a ogni influenza, grata a ogni ispirazione, la moda ha sempre accettato suggerimenti e nuove tendenze nel suo scorrere lungimirante, ciò per quanto la storia dell’abbigliamento in realtà non sia mai stata scritta per intero o, comunque, ancora non abbia potuto misurarsi con l’evoluzione del ‘costume’ nelle sue accezioni di utilità, di praticità e perché no di abbellimento, riferito al quotidiano adornarsi. E chissà che non debba ancora passare del tempo prima che una tale storia possa essere scritta.
Questo il quantum del raffinato libro di Fabrizio Casu che va a colmare un ‘vuoto editoriale' specifico dei manuali enciclopedici ove la specialistica richiede maggiore approfondimento di ciò che all’apparenza può sembrare soltanto interstiziale, nell’evoluzione di un’ ‘epoca illuminata’, fiorita tra il XVIII e il XIX secolo, che ha visto, in assoluto, i maggiori cambiamenti culturali e sociali, nonché le prime avvisaglie del progresso industriale.
In ciò la scelta del singolo capo d'abbigliamento femminile, la ‘chemise’ per l’appunto, in quanto parte integrante della ‘specialistica’ dell’autore, tesa a superare la dicotomia del pretesto storico elitario/popolare qui delineato. Se non altro per alimentare in modo organico il fenomeno poliedrico, per fare il punto su un tema vastissimo, squisitamente futile e rigidamente serio che è la ‘moda’: «Nello stesso tempo imprevedibile e sistematico, regolare e sconosciuto, aleatorio e strutturato», (Barthes), e che ha richiamato l’interesse degli studiosi di estetica e degli storici dell’arte, ma anche di psicologi, sociologi ed etnologi, e soggetto a tutt’oggi di interpretazioni spesso contrastanti.
Non sembri quindi azzardato supporre che la moda, nei fondamentali aspetti che la caratterizzano, è di fatto nata con l’uomo storico, sebbene è con l’avvento della società capitalistica che si fa coincidere l’insorgere di quella specie di ossessione per il nuovo o ‘neomania’ di cui l’abbigliamento rappresenta uno degli aspetti più eclatanti. È interessante ricordare come lo storico del costume Jules Quicherat abbia fissato intorno al 1750 i canbiamenti più rilevanti della moda, nella prospettiva storica più ampia, evolutisi secondo un ordine proprio tendenzialmente autonomo, a conferma di come le ragioni attraverso le quali ogni novità s’impone, siano da ricercarsi sul piano dei significati sociali necessariamente insiti al fenomeno collettivo.
È a questo punto che la ‘ricerca’ di Fabrizio Casu s’innesta, soffermandosi sugli aspetti più nascosti e segreti del fenomeno, sollecitando in chi legge la curiosità e il mistero intrinseco in un elemento personale così ‘intimo’ da stimolare le più recondite sollecitazioni: «Semplice e sciolta come una tunica, la ‘chemise’, con la sua immacolata innocenza, affronta la modernità più radicale, promuovendo la simbiosi fra corpo e abito, concellando gli artifici e le costrizioni della moda.» (scrive l’autore)
Affermazione questa che rende possibile ripercorrere a grandi linee la storia di almeno un secolo di intima ‘fashionable’ eloquenza della moda, quella simbolica e luminosa di ‘essere’, ma anche quella imperfetta e misteriosa del ‘l’apparire’, inscindibili l’una dall’altra, e che pure permette a noi post-moderni, di conoscere meglio chi siamo. Di porci - per così dire - davanti allo specchio coperti del candore della nostra intima nudità, prima di rivelarci all’amore e di lasciarci andare ai turbamenti del sesso.

Tuttavia in questo ipotetico viaggio nella moda l'autore mette in evidenza una sua particolare chiave di lettura che va oltre le avvenute variazioni del semplice vestire, annotando come la 'chemise' si sia adattata a tutte le varianti possibili e le molte interpretazioni che di volta in volta si sono succedute fino a noi contemporanei. Come, ad esempio, che si può essere diverse/i conservando la propria femminilità/mascolinità in concomitanza con quella dei propri partners. Infatti sempre più spesso l'utilizzo e il dichiarato scambio dei ruoli, così come appare sulle pagine dei rotocalchi e ancor più nel cinema, permette ormai di dire che c’è più motivo di nascondere o mistificare chi si è, travestirsi da ciò che non si è, mistificando che il lesbismo e l’omosessualità esistono da sempre, solo per fare un esempio inerente alla 'chemise' e alla 'chemiserie'.
Va anche detto che il libro, questa mini-enciclopedia del 'senso' sulla moda della ‘chemise’ ci regala inoltre pagine profumate di fascino settecentesco intorno alla figura immortale di una déa della femminilità: Maria Antonietta Regina di Francia, un personaggio complesso capace di vivere fino in fondo le contraddizioni del suo tempo. Una figura eclettica che trasformò Versailles nella culla dell’ ‘eleganza’ per eccellenza, e un’intera Corte in un inno alla ‘bellezza’ eccentrica.

Ma nel leggere il libro non rifugiatevi nella grettezza di coloro che vi riconoscono solo i lati fortemente negativi di una impresa che a suo tempo ha dilaniato un paese portandolo alla Rivoluzione civile; bensì godete dell’idea profumata di una fiaba, o di un bel sogno altrimenti possibili: "Che la bellezza insita nella moda è per sua definizione l'essenza stessa della vita, che forse vale la pena di rincorrere".
Mi chiedo se non sembra anche a voi lettori di sentire l’effervescenza di quella vanità che fuoriuscire dalle pagine di questo libro e che si lascia leggere come un intimo romanzo d’amore? Di percepire l'effluvio soporoso di una 'chemise' appena tolta, promessa in sé di un corpo che si svela? Beh, provate di tanto in tanto a chiudere gli occhi per un istante e ben presto il suo profumo presto vi ammalierà.

“valzer folle d’autunno” (GioMa inedita)

folle foglie follie
ragazza fragile
cristallina dipinta d’ombretto
appena cominciato già finito
sotto i piedi di folle sconosciute
la tua vita valzer di foglie cadute
che girano
che volteggiano folli
non c’è alcun principe azzurro
a raccoglierle
girano voltano finiscono sui marciapiedi
come gli anni che passano
in quest’autunno che viene
che resta nudo
come il tuo corpo e il mio
le nostre mani vuote
tra la folla

Fabrizio Casu è nato a Sassari nel 1980, ha frequentato il corso di fashion design alla NABA di Milano e si è laureato nel 2005 con qualifica di “esperto e creativo del settore moda”. Dopo aver intrapreso un corso di cool hunting e uno di texile design, ha lavoratp presso la Mantero Seta di Como, operando nel “La Tessitura”. Inoltre, ha svolto docenza di Storia del Costume e Progettazione Moda in scuole pubbliche e private di Sassari. Nel maggio 2013 ha pubblicato due saggi per la casa editrice EDES: “Novecento: il secolo della moda” e “Madonnna, vampira postmoderna”.
“amare” (GioMa inedita)

..è chiedere al tempo
di fermarsi
alle foglie
di non impallidire
è chiedere al sole
di bruciare
tutto quello che ci sta
attorno

Ɣ – per le ‘poesie apparse in tutti gli articoli a firma Gio-Ma – cerca nel sito giorgio.mancinelli@larecherche.it


(prosegue nella prossima puntata)



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Giorgio Mancinelli, nella sezione Proposta_Saggio, ha pubblicato anche:

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