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Claudio Zanini o la forma virtuale del divenire.

Argomento: Poesia

Saggio di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 28/08/2018 17:34:02

CLAUDIO ZANINI … o la forma virtuale del divenire.
“Ansiose Geometrie” – Opera Prima –Anterem Edizioni / Cierre Grafica 2018.

“Drawing is putting a line around an idea” (Disegnare è tracciare una linea attorno a un'idea) scrive Henry Matisse (*). E cos’è un’idea se non ‘il punto’ da cui si dipartono tutte le linee direttrici della propria esistenza che C.G. Jung (*), con grandissimo acume, nella sua infinita ricerca, ha trasformato in ‘archetipo’ originario, modello stesso di vita …

“Declina il lato lungo del rettangolo nell’ombra. / Quello breve, nella luce sgombra, s’assottiglia / e svanisce, soltanto inscritto nel pensiero / d’un illusorio compimento immaginario.”

Ed ecco che il tratto nero del carboncino scorre veloce sul foglio bianco che gli fa da supporto, traccia una prima linea essenziale che rasenta il margine dello spazio imperscrutabile che l’immaginario riesce appena a percepire e a collocarlo in un ‘non luogo’ attraversato da migrazioni d’idee, come di astrazioni appena intraviste nell’ottica di un punto di fuga estemporaneo …

“S’infrange lo spazio bianco lungo l’angolata traccia / del parallelogramma, che parte ne circonda e tiene, / mentre resiste all’onda sorda degli spazi esterni / l’affilato articolarsi del suo perimetro tenace.”

Quindi traccia una linea parallela, e un’altra ancora, tratteggiata, insicura, che improvvisa s’impone all’attenzione, come di ferita aperta che non coagula e che si ravviva costante, deturpando l’immagine virtuale di una costruzione che pur si delinea nel fitto biancore del foglio che la contiene in divenire …

“Ci s’illude riguardando vasti spazi / che lungo sicura rotta si proceda, / mentre irride geometria ogni cura / e irretisce il pensiero nell’enigma / dove fugace e vana è ogni misura.”

Come di un’architettura progettata e realizzata da una mano fantastica che supera l’estremo poetico, Claudio Zanini spinge a rendere marginali le apprensioni per ciò che è irrevocabile attraverso la de-costruzione di tutto ciò che è durevole, persistente … “Di qualsiasi cosa abbia probabilità di sopravvivere alla propria esistenza individuale, o anche delle attività in cui è scandito l’arco della vita, ma persino – crive Jacques Derrida (*) – di quelle esperienze di cui è formata la materia dell’idea di eternità che incita a chiedersi quale posto si abbia in essa” …

“S’apre all’ampiezza minima d’un varco / nella silente penombra mattutina / l’arco d’una circonferenza illuminata / quando la sfiora in quell’istante / la rapida tangente in fuga all’infinito / ben oltre il levigato piano cartesiano.”

È qui possibile individuare l’antefatto di una ricerca interiore ove è pienamente utilizzata la forma del ‘de-costruire per costruire’ o meglio, per ri-costruire sui frattali di una società in disfacimento la propria esistenza possibile …
“Ordina geometrie mirabili il pensiero, / le racchiude entro teoremi aurei / di sezioni e arcuate quadrature: / le pensa in sé concluse; ignora tuttavia, / che l’illimitato spazio circostante / nell’enigma del suo moto le travolge.”

La stessa che, in breve, sta soppiantando nell'ambito dell'informazione e della conoscenza tradizionali, quella ch'era stata fin qui la proposta socio-storico-linguistica, nonché formativo-educazionale di riferimento; e che includeva i 'linguaggi non verbali' più diversificati (gestualità del corpo, graffiti rupestri, geroglifici, sabbie colorate ecc.), e le diverse forme di oralità, canto, e poesia narrativa …

“..a questi ci si appiglia per dar misura / alla marea di svaporate lontananze..”.

Scrive Roberto Maggiani (*), “È spazio espanso intorno a noi / e agli ovunque-punti equivalenti / che dilatano in esistenza […] nel vuoto quantistico oscilla a un passo dal reale…”. In cui “l’intelligenza si espande nello spazio / come un raggio di luce lo evidenzia / ma non lo comprende […] e fa della vita “..materia / con dentro un pensiero: / si osserva e cura sé stessa / materia che mangia materia / si organizza e spera”.

Anche per questo, un nuovo approccio al fenomeno comunicativo si rende più che mai necessario se vogliamo interpretare la contestualità narrativo-filosofica di Claudio Zanini, sì da riconoscergli l’aver egli, con fare innovativo, innescato ‘in una sola lingua un nuovo linguaggio poetico’, in cui il rimarcare dei tratti, come passi, si snoda su linee parallele che forse non si incontreranno mai se non in un punto cosmico virtualmente concepito e disperatamente estremizzato entro la forma ‘virtuale’ del divenire …

“Chiara è l’area dell’ellisse, / forse rimpiange l’aurea perfezione / della superba circonferenza intatta, / ma quell’assottigliarsi anomali / è indice di un’aurea stupefatta / colma di geometriche interrogazioni, / di penombre e tenerissime aporie.”

Indubbiamente il carattere innovativo della tecnica qui utilizzata, la considerazione della diversa ‘lingua’ non tradizionalmente scrittoria, sempre che esista in natura una qualche forma di scrittura ancestrale (ed io credo di sì almeno come forma grafica), si concede a un certo disorientamento d’accesso, vuoi dell’interlocutore che del fruitore, alle nuove tendenze poetico letterarie che risultano così denaturalizzate …

“..Se, di due rette parallele, l’una si smarrisce / nell’alveo d’ombra di una eclissi, perde slancio / nell’affanno del rincorrere e poi dilegua: l’altra, / docile all’assioma, sarà dunque parallela / a quel fantasma lineare appena svaporato? / e ora dove andrà, verso quale anomalo infinito, / rettilinea e solitaria traiettoria nello spazio?”

Può risultare spaventoso ciò che sulla ‘decostruzione’ scrive Zigmunt Bauman (*) citando Jean Baudrillard (*) (in accettazione o in controtendenza non è esplicito), in cui questi dice: “..il simulacro (in questo caso della morte) non equivale alla simulazione, in quanto ‘falsifica’ le caratteristiche della realtà e in tal modo, inavvertitamente, ne ripristina e riconferma la supremazia”…

“..È arduo immaginare l’estenuata cura / e la tenacia di due rette parallele / nel loro impercettibile convergere. / Oscillano flessibili negli spazi vuoti / l’una verso l’altra fino allo sfiorarsi / del respiro intrepida tangenza / dopo un vano rincorrersi all’infinito / per infine fondersi in una retta sola.”

Tuttavia la ‘congiunzione di due rette’ non è la metafora di se stessa, e la ‘paura della morte’ è cosa reale, concreta e tangibile e non la si può ignorare, o almeno come conclude lo stesso Bauman: “..la morte compare nel dramma della vita liquido-moderna, differisce per vari aspetti vitali dall’originale cui rimane metaforicamente legata …

“Trattiene diurne luci mattutine, l’area chiusa / d’una figura regolare e circoscritta. Chiari / nutre pensieri di pallido nitore, progetti / di nitida misura in spazi vasti senza fine / e silenzi smisurati, laddove fuori trascorre / e già si consuma l’infinita curva della sera.”

Seppure è detto che due linee parallele non si incontrano mai, oggi, viviamo un'altra realtà che non ha scacciato l’antica ‘paura della morte’, bensì una volta ‘destrutturata’ si è sovrapposta ad essa, ed è il ‘feticismo tecnologico e mediatico’ cui l’autore di ‘ansiose geometrie’ fa qui riferimento, come di ‘interruzione di vita’, o meglio di ‘ricongiungimento’, lì dove la linea ‘virtuale’ ritorna all’idea primaria e segna il ‘punto originario’ da cui si dipartono e arrivano tutte le linee.

Retrospettivamente le ‘ansiose geometrie’ di Claudio Zanini vanno lette come tentativo di dominare la voracità tecnologica con la forza intrinseca d’una volontà determinata: “L’unica, incalza Bauman, ma formidabile differenza tra il punto di partenza e d’arrivo di questa ampia ‘deviazione’ che ora, alla fine del tragitto, ci permette di non perdere le illusioni, anche se non le ‘paure’, cioè di perdere il ruolo determinante-supremo che esercitiamo sulla natura che ci circonda e su noi stessi in quanto umani …

“..Tuttavia nell’onda curva della sera / nulla trattiene della luce il declinare / né argina lo svanire ininterrotto / sommerso dall’ombra il suo tremare.”

Un altro artificio per così dire coadiuvante per una lettura-poetica (o meglio poetizzante), che ci permette di comprendere lo stile illusionistico dell’autore è dato dalla ‘dimensione frattale’ (geometrico-matematica), lì dove l’interruzione sequenziale della ‘linea ideale’ permette al poeta di confrontarsi con la natura circostante …

“..Ma se l’ombra sfugge ad ogni triangolazione / e la luce è volubile dominio di volatili irrequieti, / forse entro recinti esigui qualcosa resta, / dolenti anime e corpi amati che si sfiorano, / la limpida frattura d’uno sguardo, parole / che incidono tenaci spiragli nel silenzio e / sopravvivono nell’esile geometria della memoria.”

Onde per cui la ‘pausa’ (interna alla frammentazione della retta), diventa momento colloquiale con essa e con la ritrovata dimensione concettuale, prima della sua ‘fuga’ in avanti, onde perdersi nelle ‘forme dell’oltre’, ulteriormente esposte nella riflessione critica di Laura Caccia (*) che accompagna la raccolta, e che introduce la tematica qui presa in oggetto della forma ‘virtuale del divenire’: “Di quale sguardo necessita la parola poetica per spingersi oltre i limiti del proprio sguardo, di quali forme visibili per oltrepassare il visibile, di quali schemi interpretativi del reale per raggiungere una realtà altra?”.

Ma se molte sono le risposte attese e disattese di questa scrittura-poetica che avrebbe bisogno di una diversa grafia per essere intepretata o meglio ancora valorizzata; di fatto la sua chiusura tra virgole e punti, l’apertura iniziale delle maiuscole, lasciano poco spazio alla possibilità di ‘fuga’ delle linee tratte, quasi che l’autore s’arresti davanti allo sfuggire delle parole da se stesse, quando in realtà esse sfuggono al nostro essere di lettori senza difese.

Ancor più se si vuole dare risposte plausibili alle domande che sempre più spesso ci vengono rivolte: “dove sta andando la scrittura?”; “dove si sta conducendo la poesia?”, alle quali se ne aggiunge un’altra: “quali altri muri ci restano ancora da abbattere?”; lì dove ‘muri’ sta per tabù o impedimenti, nuove esperienze o anche nuove idee, come quelle suggerite, forse dovremmo interrogare gli attuali media come web, internet, tablet, i-pad che ci si trova ad utilizzare.

È in questa singolare ‘dimensione’ che Claudio Zanini, finisce col cogliere il suo precipuo esprimersi linguisticamente ed espressivamente, pur con le variazioni di ‘registro’ connesse ai singoli elementi comunicativi, in cui pur si riesce a individuare il destinatario del suo linguaggio, quale il suo scopo e quale la circostanza creativa di ogni suo singolo componimento, in bilico tra mondo quantistico e carenza sostanziale di sfumature oniriche.

L’unica nota di colore e un solo punto rosso sangue che stilla da llo stato d’animo interiore (dell’autore) che si espande sul foglio bianco della scrittura, in cui finanche la linea cosmica è fratta dal logaritmo di base, la cui equazione indica la diversa similarità della struttura lineare, allorquando …

"..davanti al mondo terrestre in cui l'estate e l'inverno governano l'agonia di tutto ciò che è vivente – scrive George Bataille (*) – davanti all'universo composto di stelle innumerevoli che girano, si perdono e si consumano senza misura, io non scorgo che una successione di splendori crudeli il cui movimento stesso esige che io muoia; questa morte non è che consumazione sfavillante di tutto ciò che era, gioia di esistere di tutto ciò che viene al mondo, perfino la mia propria vita esige che tutto ciò che è, in ogni luogo, si dia e si annienti senza posa" …

“ è (..forse, nel pallore esangue d’un lume / schermato appena con la mano, veglia / un discepolo che legge assorto nella sera / e s’arrovella sul foglio indecifrabile / finché l’enigma non resti irrisolto e muto).”


L’autore:
Claudio Zanini, filosofo e scrittore triestino, vincitore di premi importanti quali, ad esempio, il Premio Fogazzaro 2013; sue poesie appaiono tradotte in inglese da Claudia Azzolla su “Traduzione-Tradizione’; ha pubblicato vari racconti e romanzi, tra cui vanno ricordati ‘il posto cieco’ – Bietti 2009; ‘Nero di seppia’ Bietti 2010. La presente silloge ‘Ansiose Geometrie’ appare nella collana Opera Prima nel Luglio 2018, a dar seguito all’iniziativa di Flavio Ermini che ne ha curata la pubblicazione, giunta al suo 38 numero e che ospita i nomi più vivaci del mondo letterario, filosofico e artistico del panorama contemporaneo.

Bibliografia di riferimento:
(*) Henri Matisse, ‘Scritti e pensieri sull'arte’, Abscondita 2003.
(*) C.G. Jung, ‘Gli archetipi e l’inconscio collettivo’, Bollati-Boringhieri 1969.
(*) Jacques Derrida, in ‘Ricostruire la decostruzione’ di M. Ferraris – Bompiani 2010.
(*) Roberto Maggiani, ‘Spazio espanso’, E-book in Larecherche.it - 2016
(*) Zigmunt Bauman, ‘Paura liquida’, Laterza 2008.
(*) Jean Baudrillard, ‘Simulacri e simulazione’, edit. 1994
(*) Laura Caccia, “A libro chiuso”, Sigismundus 2012, Premio Opera edita 2012 – Anterem Edizioni – Cierre Grafica 2018.
(*) Georges Bataille, ‘La letteratura e il male’, Rizzoli, Milano 1973 e SE, Milano 1989.




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