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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Libri della Memoria #GiornoMemoria

Narrativa

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Recensione proposta da LaRecherche.it

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Pubblicato il 21/01/2019 12:00:00

 

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell'Olocausto. Proprio in quel giorno, nel 1945, le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

La cultura si mobilita e molti editori hanno pensato di commemorare l'evento, per non dimenticare la Shoah, pubblicando libri a tema.

Di seguito proponiamo alcuni titoli pubblicati a cavallo tra il 2018 e il 2019 e altri già noti. Per ogni libro, cliccando sulla copertina si apre il sito www.ibs.it da cui è possibile ottenere informazioni più dettagliate riguardo al libro scelto.

Buona lettura.

 

 

 

La Shoah occupa un posto centrale nella memoria comune. C'è però un abisso fra come la studiano gli storici e come ne parla il grande pubblico. Per questo Tal Bruttmann e Christophe Tarricone si propongono di definire con il più grande rigore scientifico termini e nozioni che, sotto vari aspetti, sono "fuorvianti". Chi sa per esempio che, da diversi decenni, gli storici utilizzano l'espressione "centro di messa a morte" piuttosto che "campo di sterminio"? "Shoah" e "Olocausto" sono strettamente dei sinonimi? Che cosa implica realmente il concetto di Lebensraum (spazio vitale)? Facendo il punto sul vocabolario, ma anche sui protagonisti, i luoghi e le fonti, queste 100 parole tentano di approfondire una realtà che nessuna parola può esprimere.

 

 

 

Primavera 1945: l’Europa è avvolta nel suo crepuscolo più tetro, fra gli ultimi strascichi di barbarie della Seconda guerra mondiale. I destini di figure in apparenza lontanissime finiscono per incrociarsi nel modo più insospettabile: la piccola e silenziosa Ava, una breve vita trascorsa a nascondersi e fuggire, custodisce un fascio di lettere piene di disperazione e denuncia, passato di vittima in vittima come un testimone irriducibile; l’eroina negativa, Magda Goebbels, la donna che ha rinnegato le proprie origini, che si è data tutta alla causa del nazismo, che ha ucciso i propri figli prima di togliersi a sua volta la vita; Lee Meyer, fotografa americana che si ritrova a dipanare i fili di un racconto unico e tragico. Intorno a loro, un vortice di violenza e sterminio, le ultime battute in cui si consuma la fine del delirante dramma hitleriano. Nella sua emozionante opera prima, narrata con uno stile asciutto e cristallino, il reporter di guerra Sébastien Spitzer si mantiene in bilico fra storia e finzione, «ballando con i fatti» e «flirtando con il verosimile», dando così voce alle verità indicibili sepolte sotto le macerie, nascoste nelle coscienze.

 

 

 

Austria, 1938. Kristoff, giovane orfano viennese, diventa apprendista presso Frederick Faber, mastro incisore specializzato nella realizzazione di francobolli. Quando il suo mentore, ebreo, scompare durante le devastazioni della terribile Notte dei Cristalli, Kristoff è costretto a mandare avanti la bottega al servizio dei nazisti. Ma la figlia di Faber, Elena, scampata alla cattura e collaboratrice della Resistenza, lo convince a unirsi alla causa, falsificando documenti e inviando messaggi in codice. Per lei, di cui è perdutamente innamorato, Kristoff farebbe qualunque cosa, a costo della sua stessa vita. Los Angeles, 1989. Da bambina, Katie amava accompagnare al mercato delle pulci suo padre, che era sempre alla ricerca di francobolli rari. Ora che l'Alzheimer gli sta togliendo passioni e ricordi, Katie spera di fargli un regalo gradito facendo stimare tutta la sua collezione. L'esperto di filatelia cui si rivolge, Benjamin Grossman, vi scopre una lettera la cui affrancatura, risalente all'inizio del secolo, sembra nascondere un messaggio segreto. Con l'aiuto di Benjamin, Katie decide di svelarne il mistero. Non sa ancora che la ricerca li condurrà a ritroso nel tempo, alla scoperta di una giovane coppia che si era giurata amore eterno, e poi nel presente esaltante di una Berlino che sta cambiando il mondo con la caduta del Muro. Non sa ancora che spetterà a lei, ora, rendere giustizia a quell'amore e a quella promessa. Ispirato a testimonianze reali della Resistenza, un romanzo che scuote le coscienze. Una storia coinvolgente che celebra l'importanza della memoria e i tanti eroi senza nome che con coraggio hanno sfidato i portatori d'odio.

 

 

 

 

In una fredda Anversa occupata dai nazisti, Wilfried Wils, poliziotto e aspirante poeta, è un ventenne in cerca d'identità; remissivo e ligio al dovere, si dibatte tra gli ordini contraddittori che gli impone l'Arma, le dimostrazioni antisemite in cui viene trascinato dall'insegnante di francese e le attività della Resistenza in cui milita l'affascinante amico e collega Lode. Durante le ronde notturne, le retate nelle strade del quartiere ebraico, le sbronze nelle birrerie e le feste nelle sale da ballo, Wilfried osserva, si domanda, partecipa, uccide, si lava la coscienza.

 

 

 

In un giorno di maggio del 1933, il pittore Felix Nussbaum, borsista a Villa Massimo con altri artisti tedeschi, viene offeso pubblicamente da un collega per via delle sue origini ebraiche. Insieme a sua moglie, la pittrice polacca Felka Platek, si trova quindi costretto a lasciare Roma. Nell’impossibilità di rientrare in Germania, comincia così per loro un lungo e concitato peregrinare per l’Europa, alla ricerca di un luogo abbastanza sicuro da poter dare rifugio a due ebrei in fuga dalla furia nazista, ma anche abbastanza accogliente da essere definito «casa». Felix e Felka rifiutano il consiglio di un amico che vorrebbe tentare insieme a loro la via della Palestina, e scelgono invece di soggiornare prima sulla Riviera italiana, poi di abbandonare l’Italia di Mussolini per Parigi e quindi Ostenda. Infine si stabiliscono a Bruxelles, dove provano a trovare un nuovo equilibrio nella loro vita insieme e a ricominciare a dipingere, rinchiusi in un’angusta mansarda nella speranza di sfuggire ai controlli della Gestapo.

 

 

 

 

1945. In un piccolo ghetto ebraico della Polonia occupata dalle truppe naziste la vita si trascina tra infiniti stenti. Jakob Heym, proprietario di un caffè chiuso da tempo, si aggira smarrito tra le botteghe abbandonate dagli ebrei che hanno trovato riparo all’estero o non sono riusciti a scampare alla tragica sorte dei campi di sterminio. Un giorno, per non aver rispettato il coprifuoco, si ritrova negli uffici del comando dell’«amministrazione tedesca» dove, in attesa dell’ufficiale di picchetto, gli capita di ascoltare una radio. Tra fatti di scarso rilievo su un quartier generale nazista, lo speaker ad un certo punto annuncia che le truppe tedesche hanno «eroicamente» respinto «l’attacco bolscevico a venti chilometri da Bezanika». Bezanika… un paese non a due passi, ma nemmeno tanto lontano. Come comunicare agli altri una simile notizia? Dire: Rallegratevi fratelli, impazzite di gioia, i russi sono giunti a venti chilometri da Bezanika? E annunciare di aver sentito il tutto al comando nazista, col rischio di passare per una spia? Jakob Heym sceglie un’altra via, la via della menzogna, utile in circostanze in cui non esistono altre strade. «Ho una radio», dice all’amico Mischa annunciandogli la lieta novella dei russi a quattrocento chilometri dal ghetto. La notizia si diffonde in un baleno. Perfino i bambini, nel ghetto, vengono a conoscenza del grande segreto. La gente si presenta da Jakob, dal possessore di radio Heym, per apprendere ogni dettaglio della liberazione in arrivo. E Jakob fa trapelare finti bollettini di guerra, inventa avvenimenti e situazioni incoraggianti, perché la speranza rinasca e il ghetto si rianimi. Pubblicato per la prima volta nel 1968, e da allora una delle opere più importanti sulla Shoah, oggetto anche di una fortunata trasposizione cinematografica con Robin Williams nei panni di Heym, Jakob il bugiardo mostra come la letteratura, non rinunciando a nessuno dei suoi registri, persino a quello della commedia, possa restituire, più di mille saggi e trattati, il senso autentico di una delle più immani tragedie delle Storia.

 

 

 

Tomas Kiss, quattordicenne scapestrato, è la disperazione del padre perché si rifiuta di studiare nonché di impararne il mestiere di sarto. Ma, nella cittadina ungherese dove vive, nel 1944 per la comunità ebraica i problemi sono ormai altri. Dalle progressive restrizioni delle libertà personali si passa ai rastrellamenti e la famiglia di Tomas finisce, come le altre, ad Auschwitz. Qui Tomas perde subito di vista i suoi famigliari tranne il padre con cui combatte una lotta per la sopravvivenza quotidiana che, paradossalmente, lo porterà, per salvarsi, ad avvicinarsi proprio al mestiere paterno imparando a cucire le divise degli ufficiali e rappezzare quelle dei prigionieri. Sopravvivono entrambi, ma il Tomas che esce fra mille peripezie dal campo di concentramento è drasticamente cambiato: è – precocemente – un adulto disincantato e duro. Insieme al padre tenta di tornare nel paese di origine, dove però tutto è cambiato, compresi i confini, ed emigra definitivamente a Parigi dove, grazie all’aiuto di una variegatissima comunità ebraica, dolente ma con una grande voglia di ricominciare a vivere, troverà infine la sua strada. Nel "Filo di Auschwitz" Véronique Mougin racconta con penna magistrale la storia di un ragazzo, feroce e fragile come tutti gli adolescenti, un Tom Sawyer ungherese e ribelle che non è «solo» una vittima, non è un eletto, non è un simbolo, bensì una persona di quelle che si devono ricostruire dopo essere state all'inferno.

 

 

Ritenuto non idoneo a intraprendere la carriera diplomatica, il protagonista accetta una borsa di studio per un dottorato di ricerca sulla Shoah. Ben presto, per arrotondare lo stipendio, comincia ad accompagnare in veste di guida gruppi di studenti, di politici e di ufficiali dell'esercito israeliano in visita ai campi di concentramento nazisti in Polonia. Le sue capacità oratorie e la sua competenza fanno sì che venga molto apprezzato e diventi sempre più richiesto, al punto di doversi trasferire a Varsavia, lontano dalla propria famiglia. Per quanto cerchi di mantenere un atteggiamento distaccato verso gli orrori che descrive e di spiegare la meccanica della Shoah da un punto di vista puramente tecnico, senza coinvolgimenti emotivi (scoprendo persino, con enorme raccapriccio, un'inconscia ammirazione sua e di alcuni dei ragazzi per la forza e l'efficienza dell'apparato di distruzione di massa nazista), qualcosa a poco a poco si incrina in lui. Dietro le fredde cifre e le laconiche esposizioni sulle tecniche di sterminio comincia a vedere le persone, i drammi umani, le atrocità del passato con i quali è in contatto quotidiano e di cui vorrebbe rendere ormai partecipi anche gli altri. In un crescendo di orrore e insicurezza viene risucchiato in una spirale di squilibrio dove rischia di perdersi definitivamente.

 

 

 

Il racconto di una delle pagine più atroci del Novecento, che dà voce alle "vittime dimenticate" del nazismo. Con un saggio di Giovanni Dall'Orto, giornalista e storico, sulla condizione degli omosessuali in Italia nel periodo fascista.

È il 1939 quando Heinz Heger viene arrestato a Vienna: ha inizio la sua discesa agli inferi, con la deportazione nei campi di concentramento di Sachsenhausen e di Flossenbürg e l'infamia del triangolo rosa, il pezzo di stoffa che indentificava le persone omosessuali. Questa è la testimonianza di come è riuscito a sopravvivere, tra lavori forzati, torture, stratagemmi e alleanze col nemico. Una vicenda umana e storivca violenta come un pugno nello stomaco, che non si dimentica.

 

 

 

 

È lei a prendersi cura di Fritz che, un po' ingenuo, non sa muoversi bene in una grande città. Ma anche Fritz ha i suoi pregi: è benestante e cittadino svizzero. Kristin se lo porta in giro nelle folli notti berlinesi, tra locali notturni alla moda e posti che non avrebbe mai trovato senza di lei. Kristin sembra conoscere le regole non scritte dei nazisti e come funzionano le cose. Un giorno però la donna sparisce misteriosamente e quando ricompare risulta evidente che è stata torturata. Viene fuori che Kristin è un falso nome, che in realtà si chiama Stella, ed è di origine ebraica. Sconvolto, Fritz decide di restare con lei anche quando scopre che Stella sta cercando di salvare i suoi genitori dal campo di concentramento tradendo e denunciando altri ebrei nascosti.

 

 

 

 

Per quanto tempo si può continuare a fare progetti per il futuro, se la guerra incombe? I fratelli Kurc hanno cercato di resistere fino all'ultimo: Addy aggrappandosi alla musica, Mila occupandosi della figlia appena nata, Genek concentrandosi sul lavoro, Jakob rifugiandosi nei sogni e Halina nascondendo la paura dietro la ribellione. Tuttavia, nel settembre del 1939, devono arrendersi all'evidenza: la Polonia non è più sicura per una famiglia di ebrei. Così, per sfuggire al nazismo, sono costretti a dividersi: chi prova a imbarcarsi per il Brasile, chi scappa in Russia, chi si nasconde in piena vista con una falsa identità ariana. Armati solo del proprio coraggio e della forza della disperazione, i fratelli Kurc dovranno adattarsi a questa nuova esistenza di clandestini, affrontando la fame e il freddo, la solitudine e le persecuzioni, senza sapere se il prossimo passo li farà cadere tra le mani del nemico o li porterà più vicini a un porto sicuro. E sarà proprio grazie alla loro determinazione che, alla fine della guerra, si ritroveranno intorno a un tavolo e brinderanno a loro, i salvati… Ispirato alla vera storia della famiglia di Georgia Hunter, Noi, i salvati ci conduce dai jazz club di Parigi alle prigioni di Cracovia, dalle spiagge di Casablanca ai gulag siberiani, mostrandoci come pure nei momenti più bui della Storia c'è sempre una luce che brilla e che ci dà la forza di superare ogni avversità.

 

 

 

 

Cosimo, Italo e Vanda sono bambini di appena dieci anni con i sogni, la voglia di scoprire il mondo e la spensieratezza dell’infanzia intrappolate dalla Seconda guerra mondiale. Mentre l’intera nazione vacilla, i tre, di fronte alla scomparsa di un amico, non hanno dubbi: devono partire per una missione di soccorso. La loro fuga darà il via a una seconda, disperata missione di soccorso, quella di una suora e di un militare in convalescenza che subito si mettono sulle loro tracce. La speranza di raggiungere i piccoli fuggiaschi in poche ore si dimostra fin dall’inizio un imperdonabile errore di calcolo. Equipaggiati con l’incoscienza che è patrimonio di ogni bambino, un’amicizia che diventa più forte di giorno in giorno e una misteriosa mappa, Cosimo, Italo e Vanda portano avanti con caparbietà la loro missione, tra avventure spericolate e voglia di libertà pagata a caro prezzo.

 

 

 

 

Varsavia, 1937. Quando Misha, giovane studente ebreo, assiste per la prima volta a una lezione del brillante dottor Korczac, capisce subito che il suo destino è diventare un insegnante. Celebre in tutto il Paese per i suoi rivoluzionari metodi educativi, Korczac – che non si è mai sposato e non ha avuto figli – fa da padre ai 200 bambini che vivono nel suo orfanotrofio, crescendoli all'insegna della comprensione e della libertà di pensiero. Contro il parere della famiglia, Misha si offre come volontario nell'istituto e intanto, proprio sui banchi della facoltà di pedagogia, incrocia lo sguardo limpido di Sophia, una bellissima studentessa che condivide i suoi sogni. Finché un giorno uno striscione minaccioso compare sull'ingresso: "Via gli ebrei dall'università". Le lezioni del dottore si interrompono bruscamente, e mentre un muro di mattoni separa il ghetto dal resto della città invasa dai nazisti, Misha e Korczac rischiano ogni giorno la vita per procurarsi scorte di cibo e garantire la sopravvivenza ai bambini. Quando i venti di guerra travolgono Varsavia, Sophia, che con i suoi capelli biondi può spacciarsi per ariana, è l'unica ad avere una possibilità di fuga. Ma che ne sarà di Misha, Korczac e dei loro bambini?

 

 

 

La sera del 28 marzo 1944 i violenti colpi alla porta di casa fanno riemergere negli adulti della famiglia Perlow antichi incubi. La pace trovata a Fiume, dopo un lungo peregrinare per l'Europa cominciato agli inizi del Novecento in fuga dai pogrom antiebraici, finisce bruscamente: nonna, figli e nipoti vengono arrestati e, dopo una breve sosta nella Risiera di San Sabba a Trieste, deportati ad Auschwitz-Birkenau, dove molti di loro saranno uccisi. Sopravvissute alle selezioni forse perché scambiate per gemelle o forse perché figlie di un padre cattolico, o semplicemente per un gioco del destino, le due sorelle Tatiana (6 anni) e Andra (4) vengono internate, insieme al cugino Sergio (7), in un Kinderblock, il blocco dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche. In questo libro, le sorelle Bucci raccontano, per la prima volta con la loro voce, ciò che hanno vissuto: il freddo, la fame, i giochi nel fango e nella neve, gli spettrali mucchi di cadaveri buttati negli angoli, le fugaci visite della mamma, emaciata fino a diventare irriconoscibile. E sempre, sullo sfondo, quel camino che sputa fumo e fiamme, unica via da cui «si esce» se sei ebreo, come dicono le guardiane. L'assurda e tragica quotidianità di Birkenau penetra senza altre spiegazioni nella mente delle due bambine, che si convincono che quella è la vita «normale». Il solo modo per resistere e sopravvivere alla tragedia, perché la consuetudine scolora la paura. Finché, dopo nove mesi di inferno, ecco apparire un soldato con una divisa diversa e una stella rossa sul berretto. Sorride mentre offre una fetta del salame che sta mangiando: è il 27 gennaio 1945, la liberazione. Che non segna però la fine del loro peregrinare. Dovrà passare altro tempo prima che Tatiana e Andra ritrovino i genitori e quell'infanzia che è stata loro rubata. Le sorelline trascorreranno ancora un anno in un grigio orfanotrofio di Praga e alcuni mesi a Lingfield in Inghilterra, in un centro di recupero diretto da Anna Freud, dove finalmente conosceranno la normalità. Secondo le stime più recenti ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati oltre 230.000 bambini e bambine provenienti da tutta Europa, solo poche decine sono sopravvissuti. Questo è lo struggente racconto di due di loro.

 

 

 

Raphaël Esrail ha soltanto diciott'anni quando, nel 1943, si unisce alla Resistenza francese. Dopo aver partecipato ad alcune azioni, l'8 gennaio 1944 viene arrestato dai nazisti, torturato e spedito nel famigerato campo di transito di Drancy. Qui incontra una giovane donna, Liliane Badour, ed è amore a prima vista. Deportati insieme ad Auschwitz, i due vengono separati alla «selezione»: Raphaël è assegnato ai lavori forzati, mentre Liliane è internata a Birkenau. Seppur consapevole della spaventosa efficienza della macchina di morte del campo, Raphaël non perde mai la speranza di poter rivedere Liliane e, grazie all'aiuto di altri deportati, riesce persino a stabilire un tenue, miracoloso contatto. Scampato alle camere a gas e all'impiccagione, dopo un tentativo di evasione, Raphaël sopravvive anche alle marce e ai treni della morte. Dopo la liberazione, ha un solo pensiero: mettersi alla ricerca di Liliane. Incoraggiato dalla nipote, a distanza di oltre sessant'anni, Raphaël ha deciso di raccontare la loro vicenda: una storia d'amore incredibile e commovente, una celebrazione del potere invincibile della speranza, una testimonianza importante che si aggiunge al grande affresco che i sopravvissuti hanno tracciato dell'orrore dello sterminio.

 

 

 

Alberto Toscano analizza la figura del ciclista Gino Bartali, vincitore di tre Giri d’Italia e due Tour de France, nel libro Gino Bartali. Una bici contro il fascismo (Baldini+Castoldi). Un uomo giusto, che preferiva inimicarsi il potere piuttosto che concludere una gara col saluto romano. La sua religiosità ha giocato un ruolo importante nel dinamismo della rete clandestina, nata nel 1943, per nascondere e salvare molti ebrei, per i quali procurava i documenti falsi, che nascondeva nell’intelaiatura metallica e nella sella della sua bicicletta. [Fonte: www.ilibraio.it ]

 

 

 

 

Monaco, 1990. Il vento del Nord è arrivato, e con lui quella lettera. Una lettera inaspettata, datata 1944, e destinata a cambiare la vita di Martha Wiesberg per sempre. Martha è una sopravvissuta, ha conosciuto l’odio e la violenza, ma, per la prima volta, ha paura. Paura di quelle parole scritte, del segreto che custodiscono e che la riporta agli anni dell’ascesa di Hitler e del Terzo Reich. Scoprire la verità è pericoloso, ma Martha non ha scelta: deve partire per un luogo che solo lei conosce, anche a costo di abbandonare la nipote, la giovane Maya, che ha allevato e accudito sin dalla nascita. Stati Uniti, 2016. Morbide colline si stendono a perdita d’occhio fino a incontrare una foresta densa e scura: è qui, nel folto degli alberi, che sorge un antico e lussuoso residence. È qui che Maya cerca di far luce sulla morte della nonna Martha. Era scomparsa nel nulla, molti anni prima. E adesso la scoperta del corpo. Anche se non è riuscita a perdonarla per averla lasciata all’improvviso, Martha sa di doverle molto: è lei ad averle insegnato tutto quello che sa attraverso le sue storie. Favole che narravano di tempi in cui amarsi era proibito, in cui una carezza poteva fare male, in cui la notte pareva senza fine. Ora Maya vede tutto con chiarezza: la nonna ha sempre voluto che lei arrivasse lì, disseminando tanti piccoli indizi nelle sue storie. E adesso ha intenzione di ritrovarli tutti per riportare a galla la verità. Perché c’è un’ultima storia che aspetta di essere svelata. Quella di un amore profondo e contrastato che la guerra ha reso impossibile, ma non ha distrutto. Di una promessa che attende di essere mantenuta. Di un odio che non bisogna dimenticare, perché è capace di uccidere ancora. Dopo una carriera nel mondo del cinema, Daniela Tully debutta sulla scena letteraria internazionale con un’opera prima che ha conquistato pubblico e critica. Dove finisce la notte è una storia epica che trascina il lettore nelle pieghe del tempo ricordando come l’amore incondizionato sia capace di vincere anche le ombre più lunghe. Quelle prodotte dai pregiudizi degli uomini e che la Storia, nonostante tutto, ci chiede di non dimenticare.

 

 

 

Otto Silbermann sta negoziando con un conoscente la vendita del suo elegante appartamento di Berlino quando alla porta di casa risuona un colpo secco seguito da un ordine: «Apri, ebreo» intima una voce. È il 10 novembre 1938, il giorno dopo la Notte dei Cristalli: i pogrom organizzati dal regime nazionalsocialista sono iniziati e Silbermann, ricco e stimato commerciante ebreo tedesco, sguscia fuori dalla porta di servizio, incontrando il suo destino di fuggiasco. «Berlino – Amburgo, pensò. Amburgo – Berlino. Berlino – Dortmund. Dortmund – Aquisgrana. Aquisgrana – Dortmund. E forse sarà sempre così. Adesso sono un viaggiatore. In realtà sono già emigrato, sono emigrato nelle ferrovie del Reich.» Succede proprio questo, Silbermann trascorre una settimana intera sui treni, sa di essere in trappola, ma non gli è possibile fermarsi o smettere di cercare un riparo. Esule in patria, uomo sopraffatto, emblema di tutte le anime rifiutate costrette a soccombere al meccanismo della paura, ora è nient'altro che un «insulto con due gambe». "Il viaggiatore" è il quadro, realizzato con drammatica lucidità, delle conseguenze della Kristallnacht, il romanzo di un giovanissimo scrittore – Ulrich Boschwitz aveva poco più di vent'anni – che ebbe il dono tragico della preveggenza e descrisse in presa diretta il crollo di ogni legge di umana convivenza. Prima di ogni letteratura sull'Olocausto e prima ancora di ogni Diario, questa è la prima testimonianza letteraria sull'inizio della catastrofe europea del Novecento.

 

 

 

Quando il 5 maggio del 1938 Carolina Esposito, abile sarta napoletana, vede dal balcone del suo salotto la berlina con Hitler e Vittorio Emanuele sfilare lungo via Partenope, intuisce con anticipo quello che tanti napoletani capiranno soltanto molto più tardi: la guerra ci sarà. È in quell’istante che Carolina prende la decisione: sarà la sua sartoria, che la donna gestisce con bravura e volontà di ferro in via Chiatamone, lo strumento per superare gli anni difficili, il mezzo su cui far salire la sua famiglia, gli amici più cari e le sue lavoranti, e traghettarli nel lungo viaggio attraverso la fame, i bombardamenti, la paura, la confusione, oltre l’orrore del conflitto.

 

 

 

Michael Hansen è un giovane ufficiale americano di origini tedesche, inviato in Germania con le truppe alleate in lenta avanzata contro l’ultima resistenza nazista. Gli viene affidato per conto dei servizi segreti l’incarico di scoprire il ruolo giocato durante il regime da un influente scienziato, il professore eugenista Alfred Ploetz, morto nel 1940, colui che coniò il termine «igiene razziale» e quindi pioniere spirituale del massacro nazista. Hansen entra in contatto con un vecchio amico di Ploetz, Karl Wagner, ormai ottantunenne, e grazie a lui si immerge nella vita dello scienziato e della sua cerchia, un gruppo animato da grandi ideali. L’amicizia tra Wagner e Ploetz era iniziata a Breslavia, insieme avevano fondato collettivi politici e scientifici e teorizzato di ambiziose e idealistiche comunità socialiste. Le loro strade iniziano a divergere negli Stati Uniti, nella comunità utopica di Icaria, fondata alla fine dell’Ottocento sulle teorie del filosofo francese Étienne Cabet. In Ploetz le istanze utopiche degenerano nella visione nazista di un ordine totalitario, mentre la fede nei suoi ideali spinge Karl Wagner ai margini, fino alla clandestinità. Il nazismo e le sue origini, gli abissi dell’eugenetica, il razzismo come fondamento della politica, la scienza come aberrazione del potere, sono questi i temi di un romanzo che unisce in modo superbo personaggi di finzione e figure reali, l’approfondimento storico e il talento letterario, nel racconto di una delle pagine più spaventose della storia europea.

 

 

 

"Mio padre Schulim mi ha sempre raccontato poco della sua vita, e non solo riguardo alla sua prigionia ad Auschwitz. Certe cose, poi, le ho sapute soltanto molti anni dopo la sua morte, come, per esempio, che c'era anche lui nella lista di Schindler. E io, purtroppo, non gli ho mai chiesto nulla, anche perché è morto quando avevo solo ventisei anni. Qualcosa, però, è giunto miracolosamente fino a me, e così ho scritto questa piccola autobiografia per le mie nipotine. Ma non solo per loro." (Daniel Vogelmann)

 

 

 

 

Male oscuro strisciante nella storia dell'umanità, l'antisemitismo moderno è la punta di un iceberg sotto cui si cela una parte immersa fatta di pregiudizi e false credenze. Dai pogrom in Russia al caso Dreyfus, dall'idea di un "complotto sionista" ai lager nazisti, il XX secolo ha registrato un agghiacciante salto di qualità nella violenza degli attacchi. Proprio quando l'integrazione nelle società contemporanee sembrava un fatto acquisito, l'antiebraismo di matrice religiosa ha ceduto il passo all'antisemitismo fondato su presunte basi razzistiche.

 

 

 

 

 

Il 29 ottobre 1939 la vita di Szmulek Rozental cambia per sempre. I nazisti marciano sul villaggio dove abita, in polonia, distruggendo le sinagoghe e cacciando i rabbini. Due persone muoiono durante quel primo giorno di saccheggio, ma il peggio deve ancora arrivare. Molto presto tutta la sua famiglia sarà uccisa, e Szmulek, a soli otto anni, è costretto ad affrontare l'incubo dell'Olocausto. Con tenacia e determinazione e grazie all'aiuto di altri prigionieri, sopravvive ad alcuni tra i più letali campi di concentramento, tra cui Dachau, Auschwitz, Bergen Belsen. Stuprato, picchiato, sottoposto per sei anni a ogni genere di privazione, vede la sua famiglia e i suoi amici morire. Ma essere riuscito a sopravvivere a questo inferno lo ha spinto a combattere per raccontare alle generazioni future gli errori che non dovranno mai più essere commessi. Dopo la liberazione da parte degli americani, si è trasferito a Boston dove, sotto il nome di Steve Ross, ha cominciato una nuova vita, lavorando costantemente per tenere viva la memoria degli orrori delle persecuzioni. Questo libro è la sua incredibile testimonianza.

 

 

 

Quando anche gli ebrei italiani cominciano a essere deportati nei campi di concentramento nazisti, Andra e Tati sono solo due bambine. D'improvviso, si vedono strappare via tutto ciò che hanno; perfino la famiglia è travolta e straziata da eventi inspiegabili. Troppo piccole per capire, Andra e Tati si ritrovano sole e piene di paura. Il mondo comincia a cambiare e diventa un incubo, un'ombra minacciosa che si diffonde ovunque e a cui sembra impossibile sfuggire. Andra e Tati sono solo delle bambine, sì. Ma non smettono di sperare e di farsi coraggio a vicenda, unite e salvate dall'amore l'una per l'altra. Nell'era più buia della storia dell'umanità, la forza e la speranza sono le uniche armi per sopravvivere. Con le immagini originali del primo film d'animazione europeo sull'Olocausto, la commovente storia vera di due sorelline sopravvissute alla Shoah. Età di lettura: da 10 anni.

 

 

 

Germania, 1944. Iris ha undici anni, quando si trasferisce con la famiglia in un paese vicino a Berlino. Il padre è un capitano delle SS promosso a vicecomandante del campo di concentramento che sorge laggiù, mentre la madre è una donna autoritaria con una grande passione per i fiori. La nuova casa è bellissima, grande e circondata da un immenso giardino, di cui si prende cura un giardiniere. Di lui Iris sa ben poco, sa solo che è ebreo e che tutte le mattine arriva dal campo, per poí tornarci dopo il tramonto. A Iris è vietato rivolgergli la parola perché è pericoloso, ma la curiosità è più forte di lei. Comincia ad avvicinarsi di nascosto a quello sconosciuto con la testa rasata e la divisa a righe. Comincia anche a lasciargli piccoli regali nel capanno degli attrezzi, in un cassetto segreto, e lui ricambia con disegni abbozzati su un quaderno. Così, giorno dopo giorno, tra i due nasce un'amicizia clandestina fatta di gesti nascosti e occhiate fugaci, un'amicizia in grado di far crollare il muro invisibile che li separa e di capovolgere il mondo perfetto in cui Iris credeva di vivere. Età di lettura: da 10 anni.

 

 

 

Negli anni Trenta del secolo scorso, Irmina, un'intraprendente ragazza tedesca, si trasferisce a Londra, dove incontra Howard, uno dei primi studenti di colore a frequentare Oxford. Entrambi si sentono emarginati, stranieri in terra straniera. Nasce un legame profondo, ma la guerra, ormai all'orizzonte, li divide. La Germania cade sotto l'osceno incantesimo di Hitler e Irmina, tornata a Berlino, scopre quanto siano fragili i propri ideali. Che cosa succede quando la paura della povertà condiziona le nostre scelte? Con il suo segno pittorico e vitale, Barbara Yelin risponde a questa domanda, delineando un dramma intimo e devastante che va oltre la sua cornice storica e investe la nostra attualità.

 

 

 

Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini. Età di lettura: da 12 anni.

 

 

 

Il "Diario" della ragazzina ebrea che a tredici anni racconta gli orrori del Nazismo torna in una nuova edizione integrale, curata da Otto Frank e Mirjam Pressler, e nella versione italiana da Frediano Sessi, con la traduzione di Laura Pignatti e la prefazione dell'edizione del 1964 di Natalia Ginzburg. Frediano Sessi ricostruisce in appendice gli ultimi mesi della vita di Anna e della sorella Margot, sulla base delle testimonianze e documenti raccolti in questi anni.

 

 

 

Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. "L'amico ritrovato" è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele, Portogallo. Introduzione di Arthur Koestler.

 

 

 

La storia di una bambina che, dai té danzanti di Francoforte, si ritrova rinchiusa nel ghetto di Kosvo prima di finire nel campo di concentramento di Stutthof. Una storia vera, di affetto e devozione. La prova d'amore di una figlia ragazzina, che nella grande tragedia dell'olocausto rifiuta di salvarsi per non abbandonare la madre, perché sa che solo da quel legame forte e profondo, indispensabile per entrambe, potrà attingere la forza per continuare a sperare anche quando, nuda e rasata, si vedrà spinta verso la bocca di un forno crematorio.

 

 

 

È l’inverno del 1943 ad Amsterdam. Mentre i cieli europei sono sempre più offuscati dal fumo delle bombe, Hanneke percorre ogni giorno, con la sua vecchia bicicletta rossa, le strade della città occupata. Ma non lo fa per gioco, come ci si aspetterebbe da una ragazzina della sua età. Hanneke è una “trovatrice”, incaricata di scovare al mercato nero beni ormai introvabili: caffè, tavolette di cioccolato, calze di nylon, piccoli pezzetti di felicità perduta. Li consegna porta a porta, e lo fa per soldi, solo per quello: non c’è tempo per essere buoni in un mondo ormai svuotato di ogni cosa. Perché Hanneke, in questa guerra, ha perso tutto. Ha perso Bas, il ragazzo che le ha dato il primo bacio, e ha perso i propri sogni. O almeno così crede. Finché un giorno una delle sue clienti, la signora Janssen, la supplica di aiutarla, e questa volta non si tratta di candele o zucchero. Si tratta di ritrovare qualcuno: la piccola Mirjam, una ragazzina ebrea che l’anziana signora nascondeva in casa sua… Hanneke, contro ogni buon senso, decide di cercarla. E di ritrovare, con Mirjam, quella parte di sé che stava quasi per lasciar andare, la parte di sé in grado di sperare, di sognare, e di vivere.

 

 

 

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo" nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

 

 

 

È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché «ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri», poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto.

 

 

[ Fonte: www.illibraio.it e www.scuolazoo.com ]

 


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