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Autopsia d’immagine

Poesia

Maria Teresa Liuzzo (Biografia)
A.G.A.R. Editrice

Recensione di Raffaele Piazza
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Pubblicato il 28/11/2023 18:36:00

 

         Maria Teresa Liuzzo, l’autrice della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Saline di Montebello e risiede a Reggio Calabria (Italia). È presidente dell’Associazione Lirico-Drammatica “P. Benintende”, giornalista, editore, Direttore Responsabile Rivista Letteraria “Le Muse”, scrittrice, Dr. in psicologia, Leibnitz University Santa Fe, New Messico, USA, prof. filosofia e lettere moderne, USA, corrispondente de: “Il ponte italo – americano” – USA, Nuova Corvina, Europa (Hunedoara). Poetessa, scrittrice, critico letterario e saggista ha all’attivo un grande successo per le sue opere di narrativa e poesia tradotte anche all’estero in numerosi Paesi.

         Quella di Maria Teresa Liuzzo è una poetica neolirica tout-court connotata da chiarezza, luminosità, leggerezza, precisione e icasticità, poetica che si rivela provocando meraviglia nei fortunati lettori attraverso tessuti linguistici affascinanti per la loro complessa bellezza.

         Autopsia d’immagine è una raccolta di poesie non scandita è per la sua unitarietà formale, stilistica e semantica nonché contenutistica potrebbe essere considerata un sublime poemetto.

         Intrigante il gioco dell’inserimento tra i testi di immagini fedelmente riprodotte di dipinti con diverse tecniche di importanti artisti come Renoir, icone figurative di grandissima leggiadria che sono in sintonia con le poesie e che aumentano il piacere del testo attraverso la creazione di un bellissimo connubio esaltante dal punto di vista estetico.

         Magia, malia e sospensione e un forte senso del mistero sono presenti nel poiein della Liuzzo.

         Talvolta l’io-poetante si rivolge in modo sentito a un tu del quale ogni riferimento resta taciuto figura che potrebbe essere quella dell’amato.

         Anche il senso del tempo è centrale in questa raccolta nella ricerca del senso tramite l’espressione di un io-poetante autocentrato che si apre tuttavia alla realtà che lo circonda con effetti di grande bellezza, nel compiere il tragitto dal particolare all’universale nell’accadimento di parole dette sempre con urgenza raffinate e ben cesellate.

         Notevoli sono la densità metaforica e quella sinestesica e la natura è un tema importante della raccolta, natura che a volte è primeva e sorgiva e altre volte ha un tono numinoso.

         Come scrive Antonio Crecchia nella prefazione centrata esauriente e ricca di acribia, con Autopsia d’immagine la Liuzzo si addentra ancor più nelle analisi fenomenologiche delle strutture nullificanti dell’essere.

         Un forte senso di reverie è presente nei tessuti linguistici che hanno una fortissima dose d’ipersegno.

         Il ritmo sincopato dei versi crea una notevolissima e soave musicalità nel loro elegantissimo e sinuoso articolarsi sulla pagina.

         Il senso della corporeità, filtro per arrivare all’anima è molto sentito nella poetica della Liuzzo come per esempio in Tempesta di stelle in cui nell’incipit leggiamo: Mi sommerge il mare/ un brivido è la pelle/...,

         I componimenti sono tutti controllatissimi e ben risolti e in essi spesso si riscontrano improvvise accensioni e subitanei spegnimenti e la fusione dei dati naturalistici con le parole di sentimento crea armonia e grande forza espressiva in un intrigante gioco di rimandi.

         Le poesie, molte delle quali sono connotate da verticalità sono compatte e quasi sempre suddivise in strofe e la poetessa ha la straordinaria capacità di trasmettere nei suoi fortunati lettori emozioni fortissime e il lettore attraverso Autopsia d’immagine, empaticamente in sintonia con la Liuzzo prova la sensazione di avere già vissuto le immagini che la poetessa mette in scena che sono originali e universali, sentimenti che valgono per tutti oggettivi e non solo soggettivi.

         Il pregio più alto di questa raccolta è nella cifra stilistica e formale dei versi della Liuzzo che nel mare magnum dei poeti contemporanei emerge come una voce inconfondibile e originalissima e pare che ogni immagine creata da sintagmi emerga al di fuori delle categorie spaziotemporali collegandosi nel presente, nella feritoia tra passato e futuro, nell’attimo heidegeriano.

         Anche il senso del bene e del male e del libero arbitrio è fortemente presente unito a quello del mistero e anche la natura stessa diviene mistica e in Il fiume è primavera d’acqua mirabile è il primo verso Fiore in un cesto di pensieri superlativa sinestesia.

         Una vena filosofica e riflessiva emerge nelle composizioni pervase da arcana ed avvertita dolcezza in una splendida sospensione affabulante quando il dato empirico si fa essenza e ogni simulacro si fa correlativo oggettivo.

         Le stringhe di parole si fanno immagini e producono effetti stranianti in una tensione che è viscerale amore ed attaccamento alla vita nonostante sia detta l’autopsia che crea il dono del turbamento.

         I versi procedono per accumulo e le immagini sgorgano come acque sorgive le une dalle altre.

         Tutto l’ordine del discorso è in bilico tra gioia e dolore dell’esistere e da condividere con l’io-poetante

         L’anima è al centro della disanima e altissima è la tensione quasi a cercare di ricomporre fratture nascoste per una rigenerazione dopo un’adolescenziale convalescenza forzata.

         Viene in mente il male di vivere di montaliana memoria anche se ogni unità minima ogni sintagma si fa varco salvifico.

         C’è anche il tentativo dell’io poetante di fondersi con la natura che si fa divinità. Si situano nel discorso della Liuzzo anche malinconia e spesso senso di perdita ma emerge continuamente una strenua tensione verso il riscatto e la poetessa pare lottare con l’angelo.

         Una straordinaria sensibilità connota le parole, precipitato di un’anima che nonostante tutto resiste che resiste e continua ad esistere anche dopo l’autopsia grazie agli strumenti umani che sono in questo caso la poesia e la letteratura in genere.

         Fascino pare essere la parola più adatta per descrivere le uniche e irripetibili atmosfere che la Liuzzo crea nel suo poiein.


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