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La calza della Befana

Poesia e Prosa

Aa. Vv.
Ee. Vv.

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 06/01/2012 12:00:00

[ Ho l'impressione che qualche scherzetto la Befana ce lo abbia fatto... sono tutti veri i titoli che ci propone? ]

Anche quest’anno torno a salutare grandi e piccini, a patto che essi abbiano ancora nel cuore un angolino da riempire con la fantasia e la magia. Per gli altri sono solo una povera vecchia malandata che gira con una vecchia ramazza, da compatire doppiamente, una perché gira con una scopa, quindi non ha né patente né aspirapolvere e l’altro, ben più grave, motivo di biasimo è che non ho né le labbra rifatte modello canotto, né il seno imbottito di silicone sino a sfoggiare una bella quinta abbondante. Pensate un po’ che vecchia bislacca. Quest’anno, come tradizione, mi tocca portar via le feste, sebbene sia rimasto ben poco, visto che certi avvoltoi hanno iniziato a divorare tutto quello che rimaneva ai poveri italiani ben prima dell’inizio dell’Avvento. Quindi, visto la carenza che c’è in giro il sacco della befana sarà……bello pieno!! Come farà dite voi? Cari miei (come direbbe la mamma di Peter Smart) la Befana la sa lunga e da brava pensionata sa come far quadrare i conti. La vostra vecchiarda ha scelto bene tra gli scaffali delle librerie e ora è bella carica di libri, per tutti, vi do qualche anticipazione, giusto per far venire l’acquolina in bocca a chi, invece, riceverà dei bei pezzi di carbone! Il primo titolo è L’uomo di Milesia di Stig Dagerman (I quaderni di Via del Vento, pagg. 33, euro 4,00) un breve ed intensissimo racconto che vide la luce nel 1947, una sorta di oscuro gioco a rimpiattino che si svolge tra tre quartieri della stessa città: Tropico, Milesia e Sirley. Una angoscioso viaggio attraverso gli incubi che popolano un’anima inquieta e che si riflettono nelle cupe atmosfere della città. Una corsa a perdifiato fra ambigui personaggi, fatiscenti bar e stanze ammobiliate che diventano una sorta di cella in cui il recluso anela all’aria aperta, ma ciò che troverà fuori, nelle strade dei tre quartieri, è forse ancora peggio. In bilico fra Kafka e Schnizler il racconto scivola velocissimo con un taglio cinematografico e porta alla luce il travaglio di un anima nel momento più cupo della sua breve parabola terrestre, l’autore infatti morrà suicida a 31 anni. Sempre permeato di cupe atmosfere il duplice libretto L’Innamorata di Michel De Ghelderode (I quaderni di Via del Vento, pagg. 31, euro 4,00). Duplice, dicevo, in quanto composto, oltre dal racconto omonimo, anche da La brava ragazza; come i titoli lasciano supporre, la conquista di un animo femminile fa da filo conduttore alle due narrazioni dello scrittore belga nato nel 1898. I due racconti, a prima vista di argomento gaio e spensierato, si inseriscono in quella sorta di filone horror tipico degli anni anni a cavallo fra Otto e Novecento, ed entrambi hanno come protagonista il tipico soggetto di gesta amatorie dell’epoca: l’affascinante sottufficiale di cavalleria, noto rubacuori ed incline alla gozzoviglia. Le gesta erotiche del soggetto in questione terminano nell’incubo sia nel primo come nel secondo racconto, quando dalla superficie di divertissement di una avventura galante fa capolino la morte in persona. Il volumetto è assai avvincente, un interessante modo per conoscere un autore tanto prolifico quanto poco noto; il tutto è redatto ed annotato dall’ottimo Antonio Castronuovo, noto ai lettori per le sue sapienti traduzioni ed acute note. Passando ad autori più recenti in una calza che si rispetti non può mancare il grande Raymond Queneau col suo celeberrimo Esercizi di stile (Grandi tascabili economici Newton, pagg. 255, euro 12,50). Il meccanismo credo sia noto, un breve racconto, un giovanotto ha un alterco a bordo di un autobus e poi si incontra con un amico che gli dà consigli sull’abbigliamento, cronaca questa che occupa una mezza paginetta. Da questo breve testo Queneau prende il via per una serie (esattamente 99 sia nella prima che nella seconda edizione) di variazioni, in cui il testo viene modificato secondo i metodi dell’enigmistica, della metafora, della traslitterazione e così via in un testo pirotecnico costellato di lipogrammi, metoti, anagrammi, ma anche variazioni gustative, olfattive, onomatopee e così via in un caleidoscopio linguistico impareggiabile. Complice dei lettori italiani, Umberto Eco, che si prende la briga di spiegare e poi di tradurre, impresa che definire ardua sembra riduttivo, soprattutto per quei testi che si basano sostanzialmente sui suoni della lingua francese, e che inevitabilmente si perdono nella versione tricolore. Ma Eco, astuto e giocherellone com’è ci si dedica assai, rendendo in italiano le creazioni e i giochi di Queneau, ma anche inventando e partecipando al gioco molto più attivamente di quanto la veste di traduttore lascerebbe supporre, tant’è vero che nel capitolo Omoleuti, le sette righe originali diventano undici in traduzione, quel che s’è aggiunto è farina del sacco di Eco. Una lettura gradevolissima e divertente, piena di sorprese e di enigmi, molto meglio di tanti giochini insulsi della TV e del suo linguaggio scialbo. Per passare a una lettura più convenzionale, perlomeno nella forma, abbiamo Un giovane americano di Edmund White ( Playground, pagg. 240, euro 16,00) in cui il romanziere e traduttore americano racconta la sua gioventù cominciando da una vacanza in famiglia in cui avverrà la scoperta del sesso, passando dal divorzio dei genitori sino agli incontri che segneranno la sua vita durante gli anni del college, tra cui spicca la figura ormai leggendaria per i lettori di White, del dottor O’Reilly. Il libro percorre con arguzia gli anni formativi di un giovane alle prese con la propria omosessualità, i dilemmi e i desideri che tale condizione porta con sé, soprattutto nell’America provinciale di quegli anni. Se le vicende scorrono leggere e, per chi ha già letto altre opere biografiche di White, quasi scorrendo un album di famiglia, quel che stupisce sempre è la perfezione stilistica del linguaggio dell’autore. Le metafore di White sono sempre perfettamente calzanti e al contempo sorprendenti, mostrano un lato inatteso delle cose, i mutamenti dell’animo vi sono perfettamente rispecchiati, tenendosi a miglia di distanza dalla banalità o prevedibilità. Passiamo ora agli autori nostrani e contemporanei, la prima è Maria Rita Borzetti col suo Senza potere (Edizioni Lepisma, pagg.143, euro 10,00). Pare che il buon Giulio Andreotti durante un’intervista abbia detto: Il potere logora chi non ce l’ha; la Borzetti in questo breve racconto capovolge questa affermazione, e ci mostra il caso di un manager logorato appunto dal potere e dagli sforzi per conquistarlo e conservarlo. Il racconto è costruito da non molti fatti ma da una approfondita ed acuta introspezione psicologica e comportamentale del protagonista e del suo ristretto entourage, soprattutto la moglie ed una collaboratrice. La parabola umanissima e edificante di un uomo alla ricerca di una vera ragione di vita, narrata con uno stile molto particolare, composto da un susseguirsi di metafore ad incastro e vive pennellate di sentimenti umani. Naturalmente la spiritualità ha un certo spazio all'interno del racconto, e se certi passaggi fanno temere un appiattimento sul cattolicesimo, con grande sollievo l’autrice apre anche ad altre forme di religiosità. Un libro molto particolare che farà riflettere. Sempre di un autore italiano, Michele Stilino, è Apriti cielo (Edizioni Altomare, pagg. 156, euro 12,00) lungo le pagine di questo romanzo d’esordio seguiremo le vicissitudini di Alfio, un arrotino che ha una grande passione per la lettura e si occupa, nel tempo libero, di recensire libri per una piccola rivista letteraria. L’onestà intellettuale di Alfio lo porta a scrivere un pezzo ponderatamente critico su di un libro, capitatogli per caso tra le mani, quel che il protagonista non si aspetta è la reazione stizzita, dapprima, e via via più maniacale dell’autore recensito, che metterà il giovane arrotino in un vortice di avvenimenti sino a sfiorare la tragedia, sventata, grazie… e va bene che sono la Befana e tutto mi è concesso ma svelare il finale di un libro, questo non lo posso fare, quindi passo al prossimo, ho scelto un libro di poesie di una giovane poetessa Giovannangela Sturbio e il suo incantevole Abissi di abitudini (Asfodelo Editore, pagg 91, euro 8,00). Nei versi della delicata poetessa si apre un mondo fatto di quotidiano e di abitudini, quasi una elegia della vita domestica, della modestia di una vita periferica rispetto alle mode imperanti e all’arrivismo. Il linguaggio asciutto e serafico della Sturbio è capace, con rapide ed efficaci pennellate, di costruire un microcosmo di quotidianità scevra della banalità e carica e consapevole del dono di una esistenza vissuta pienamente anche se in condizioni apparentemente non eccelse ma resa vivida e palpitante dal fuoco della poesia e del nutrimento dell’intelletto. Riporto alcuni versi in cui è facile scorgere i tratti della poetica della poetessa vigevanese: Case di fòrmica / dove il pronto / non arriva- / neanche il sole / solo un indigesto neon / e centrini che / incorniciano lo squallore […]. Dalla poesia al giallo il passo è arduo, ma ci provo, ecco il nuovissimo libro di Matilde Tavoleri, dal titolo Tutto d’un fiato (Edizioni Pantagruel, pagg. 276, euro 14,00). Al centro della vicenda una ex carmelitana caduta nella spirale dell’alcolismo che si trova ad assistere ad un misterioso omicidio, il trauma la risveglierà dalla dipendenza al vino e la porterà a scoprire lati oscuri della città in cui vive, fatti di stamperie di denaro falso, case d’appuntamenti, fumerie d’oppio e la misteriosa “Officina” ove è in corso un mostruoso esperimento. Al termine di una sorprendente serie di rocambolesche avventure la protagonista risolverà il mistero, troverà un fidanzato e un lavoro onesto; tuttavia il finale aperto che vede la donna iniziare un corso per diventare ballerina di pole dancing, lascia presagire un nuovo attesissimo capitolo di avventure. E se non bastasse, il celeberrimo Alan Bennet ci propone La cerimonia del massaggio (Piccola biblioteca Adelphi, pagg. 95, euro 8,00) in cui tutto il racconto si svolge durante la commemorazione di un giovane defunto alla quale partecipa una gran folla di membri della Londra-bene. Così tanta gente importante per quello che era un semplice massaggiatore? Sì perché ognuno dei partecipanti pensa di essere l’unico a conoscere un segreto del defunto, invece ciascuno ne è al corrente ed è quel lato della professione dell’estinto che rimpiange con più calde lacrime. Anche il sacerdote che celebra la commemorazione è stato partecipe della segreta attività, ma quel che ignora è che tra i devoti si nasconde una spia, mandata dai suoi superiori per capire se è il caso di accordargli una promozione oppure no. Bennet come sempre sarcastico e pungente si prende gioco con raffinato humor della chiesa anglicana e del perbenismo di facciata degli inglesi, strappando sorrisi e risate ad ogni pagina. Per chiudere ho ritrovato un bigliettino che mi ha lasciato Babbo Natale, si era dimenticato di portare un libro di ricette, io sono abituata a cucinare scorpioni e zampe di pipistrello, però nella calza ho infilato un bel volumetto, Olio & Aceto di Anne Iburg (Gribaudo, pagg. 299) che svelerà i segreti di due dei più comuni ingredienti che penso non manchino in nessuna casa. Il libro illustra la storia e i metodi di produzione dei due condimenti e propone delle interessanti ed utili ricette che vedono olio ed aceto spiccare come protagonisti nella lista degli ingredienti e come dominatori del gusto del piatto finito, vi è spiegato addirittura come realizzare degli ottimi cioccolatini all’aceto, da provare.

E ora che vi ho svelato cosa conterrà la mia calza quest’anno devo davvero scappare, la mia vecchia scopa non corre più come ai bei tempi andati, e pure io non sono più proprio in formissima, ma finché ci sarà anche solo una persona ad aspettarmi non mancherò di giungere, con la ramazza, il cappellaccio e il bitorzolo sul naso. Buona Befana a tutti e buona lettura!!

Befana



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