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Oscillazioni

Poesia

Stefania Negro
Anterem Edizioni

Recensione di Marco Furia
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Pubblicato il 28/10/2014 12:00:00

 

La compagnia dell’ombra

 

Con “Oscillazioni”, Stefania Negro presenta una raccolta il cui tono dichiarativo non va a scapito di un vivido senso del tutto: secondo lei, le fisionomie linguistiche (anche quelle tra loro dissimili e perfino opposte) non sono mai inconciliabili.

Che cosa le accomuna?

Se non altro, il fatto di potere essere dette.

Si legge a pagina 20:

“ogni carezza sulla mia pelle e ogni parola che

sappia ricordarmi di esistere e di esserci stata”.

Senza linguaggio non c’è memoria?

Quesito di non poco rilievo, al quale danno (nemmeno troppo indiretta) risposta i versi

“Il mare non sa del suo definirsi

di onda in onda sino a infrangersi”

e i versi

“il vento non sa del suo soffiare tra le

brume nere o tra le fronde scure”.

Tutto ciò che ci circonda, insomma, acquista significato in virtù delle nostre descrizioni, tuttavia

“L’ombra che ci accompagna

delinea il nostro essere tra la

luce e il buio”.

“L’ombra” non si limita ad accompagnarci, ma “delinea il nostro essere”: qualcosa di non chiaro ci contraddistingue.

L’io, poi, occupa una posizione particolare, in quanto l’individuo partecipa all’esistenza soltanto se non rifiuta il discorso sul mondo propostogli fin dalla più tenera età.

Può, certamente, scegliere, ma deve tener conto di certe evidenze.

Il genere umano trascorre la propria vita in una sorta di prigione?

No, perché, come insegnano scienziati e artisti, il gesto creativo è sempre possibile, anche se, per così dire, il punto di partenza è, sia pur provvisoriamente, già dato.

La poetessa è ben conscia di ciò quando scrive

“con l’immaginario plasmare l’incerto e

al di là del definito verso l’ignoto navigare”.

Quello che ancora non c’è, potrà esserci, se sapremo “plasmare l’incerto”, ossia se saremo in grado di conferire forme ulteriori agli oggetti del nostro interesse.

Stefania, davvero, s’impegna in una complessa analisi poetica.

Ho usato non a caso la parola “analisi”, perché l’esigenza dell’esame scrupoloso, della scomposizione finalizzata a successiva ricomposizione, caratterizza, assiduamente, pronunce poetiche dichiarative ricche di valenza evocativa.

Da qui, quel senso di sospensione di cui parla Flavio Ermini nella sua articolata nota critica: una sospensione tra sentire e comprendere, tra parola e azione, tra linguaggio e mondo.

Sospensione, appunto, non contraddizione.

Abbandonare sterili rigidità e tendere a scoprire il consono nel discorde al fine di raggiungere una condizione di armonia: questo è l’accorato appello rivolto ai lettori.

Un’armonia globale che ci libererà, un giorno, da ogni fatica e scoramento?

Un Paradiso in Terra?

No, perché le “Oscillazioni” implicano l’idea del continuo fluttuare, non del raggiungimento di un traguardo definitivo.

L’autrice non crede nell’assoluta perfezione, bensì nel possibile miglioramento: l’apertura è, per lei, il destino dell’uomo.

Come non condividere tale (appassionato) pensiero?

 


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