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Lella De Marchi … e/o la dimensione del vuoto assoluto

Argomento: Poesia

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 18/01/2025 14:49:48

Lella De Marchi … e/o la dimensione del vuoto assoluto -
in “Le Stanze di Emily” - Anterem Edizioni 2024

C’è una ‘guerra oggettiva’ estrinseca che riguarda gli oggetti intorno a noi e che ognuno combatte a suo modo all’interno dei propri ‘spazi’: visivi, conoscitivi, culturali, affettivi, intimistici, che solo formalmente sveliamo a noi stessi e/o che rifuggiamo dalla considerazione, se non quando prendono il sopravvento su di noi e divengono despoti assoluti dei ‘vuoti’ che occupano con la loro presenza…

“di tutta la verità ma dilla obliqua”. (E.D.)

È allora che avviene lo scontro a interrompere l’instaurata quiete, proporzionatamente stabilita dai ‘vuoti’ a disposizione e la loro dominazione dei ‘pieni’, che non riusciamo più a detronizzare se non interrompendo il rapporto intimo che abbiamo amorevolmente e/o obbligatoriamente accordato con beneplacito alla comune convivenza …

“…sto guardando un cassetto mentre vedo quello che sto pensando.
sto guardando solo quel cassetto. lo scelgo. lo metto a fuoco.
e tutti gli altri cassetti scompaiono …
provo a inserire nel mio pensiero un moto diverso del mio vedere.
provo a inserire nel mio pensiero un moto diverso dal mio pensare.
resto nel buio. lo assaporo.”

La ragione di quanto accade va ricercata nella ‘virtualità’ oggettiva della loro utilità, praticità, validità, conforme all’adeguatezza e/o inadeguata affettività che concediamo agli oggetti, all’estensione di un rapporto che va ben al di là del piacere del bello e/o del brutto che si voglia, e che pure è alla base della scelta iniziale che riveste di importanza e/o di grandezza la ‘forma’ delle ‘linee’ che la compongono nella (nostra) luce, e la scompongono nel (nostro) buio …

“(della sua distanza, forse, o forse della distanza tra se e le cose)”

“…la percezione di un oggetto co(n)sta
esattamente la perdita dell’oggetto
la percezione in sé un guadagno
corrispondente al suo prezzo -
l’oggetto assoluto è nullità -
la percezione lo rende bello
e poi biasima una perfezione
che situa lontano.”

È qui che entra in gioco l’esercizio dell’estetica trascendentale e metafisica del ‘bello’ e/o del ‘brutto’ che invero accettiamo in quanto afferente all’avvenenza, all’armonia e/o disarmonia che ci portiamo dentro, intrinseca del ‘gusto’ che si apprende con la ‘conoscenza’, con la ‘cultura’, con la nostra disponibilità di acquisizione, con l’intuizione sensibile e la ‘creatività’ che investiamo in ciò che impariamo ad apprezzare e a riprodurre in forme seriali …

“…una poltrona dentro a una stanza legge il pensiero.
[è un veliero che conduce in contrade lontane]
senza preavviso si stacca dal corpo e diventa una fiaba.
intessuta con il tessuto della poltrona.
il corpo ospitato da una poltrona dentro a una stanza
è l’unico corpo, altro da te, che si legge da solo.
il corpo ospitato da una poltrona dentro a una stanza
è l’unico corpo che non è corpo
può stare in piedi o disteso.
appoggiato per terra o sospeso.”

Sospensione d’intenti quindi per affermare e/o riaffermare l’importanza di una ‘personalità’ distintiva e individuale ricevuta in dote, che abbiamo appreso dalla elaborazione di modelli culturali che ci siamo dati attraverso fasi: evolutive, associative, comunitarie e quant’altro inerente alla globalizzazione, costruite sul sociale a dar ‘forma’ a quelle cose entrate a far parte della compagine antropica integrata. Da non sottovalutare, come spesso accade, di dare alle materie prime utilizzate (sfruttate): terra, acqua, flora, minerali ecc. che danno ‘forma’ agli oggetti, la potenzialità d’essere considerate ‘vive’, aventi una propria conoscenza solo ingannevolmente semplice, che noi impropriamente disconosciamo, la cui acquisizione nozionistica equivale a …

“…un viaggio incompiuto (se vogliamo) ancora da compiere.
la voce lo sa e si arma di fiato.
del fiato che è soltanto il fremito delle foglie nel vento.
il suono ritornerà all’ora prestabilita.
il gesto si sveglierà all’ora prestabilita
la voce lo sa e si appresta a colmare ogni distanza.
a distinguere il ramo dal tronco
la notte dal giorno.”

Di fatto ogni singola materia equivale a un vaso comunicante che incrementa e interagisce con noi nelle rispettive attitudini personali in silenzio, funzionale alla rete d’immagini che trasmette, da cui prende ‘forma’ ogni cosa oggettiva che andiamo ripetendo all’infinito in quanto modello, paradigma, emulazione, sorpresa, che a sua volta riempie i nostri spazi vitali coscienti e/o incoscienti, emotivi, intellettuali, sentimentali, concernenti il nostro vivere …

“…a tua discolpa ci sono soltanto le cose .
le cose nella loro evidenza di cose.
le cose non stanno in piedi per caso.
… le cose che non hanno niente da dire
e le cose che si rifiutano di dire qualcosa.”

Così come oggi si studiano in psicologia certi aspetti della cultura (pensata), si dovrebbe incrementare un’adeguata “Sociologia delle forme” impostata sulla interazione programmatica degli ‘stili cognitivi’ di base presenti nelle differenze individuali che Lella De Marchi indica negli “Innati Movimenti Narrativi” presenti ovunque nelle sue “Stanze” dove attiva l’inventario delle sue affabulazioni, onde enumerare e/o rimuovere dalla lista le sovrastrutture inutili …

“m’impegno” … “a principio dei miei irrisolti misteri.”
…a liberarmi di tutti i detriti / a non pensare all’esistenza delle scorie / a concepire un’esistenza pulita / ad ammettere la possibilità della rinascita / a sentirmi “degna” e non “accettata” / a creare il mio lato migliore.”

O meglio ad imprimere, pur nelle diverse modalità di percezione, una sorta di elaborazione delle informazioni, delle concettualità decisionali in determinati contesti di scelta ecc., nello specifico di una scrittura equidistante dall’essere letteraria e/o poetica, avulsa dai possibili cambiamenti apportati dall’evoluzione tecnologica nel linguaggio, nell’ortografia, nella transitorietà del verso …

“…passeremo senza separarci
così da risparmiarci
il certificato di assenza.”

Dacché si riscontra una costante quanto ‘ossessiva’ paura del vuoto, di quegli ‘spazi bianchi interstiziali’ che in qualche modo vanno riempiti a dar ‘forma’ a un proprio ‘stile’ (gusto individuale, singolare) e forse di attesa, quanto di sorpresa, nel dono non ricevuto perché inaspettato e/o forse insperato, purché …

“…sentirci capaci di un’altra dimensione.”

Una ‘non-dimensione’ quindi in cui Lella De Marchi sfiora l’estensione poetica senza l’imprimatur della poesia tout-court, entrando e uscendo da una dimensione scrittoria apatico-marginale di esperienze che ‘stanno fra’ le pieghe riposte della coscienza emotiva, sottolineando il carattere sintomatico-figurale rivelatore di un disagio comportamentale tipico della nostra era dal volto ‘social’ mai così poco altruistica …

“…il tempo in questione durerà sì o no una eternità.
si dimentichi dell’esistenza.
presto sarà dall’altra parte.
se non le sovvengono i poeti, si affidi alla scienza.”

“…non è una questione di tempo o di memoria,
ma di esercizio, di lotta, e di speranza.
dimenticare non basta.
né a guarire, né a ritrovarsi in un’altra stanza.”

Al dunque, pur mettendo da parte i precedenti petrarcheschi e le citazioni dickensiane, le ‘stanze’ visitate dall’autrice rientrano ancor più nella sperimentazione visionaria di un Jack Torrance (Shining), nel cui labirinto si perde la cognizione del tempo e dello spazio per entrare nella ‘dimensione del vuoto assoluto’ in cui l‘ “io sono” necessita infatti di “Una stanza tutta per sé”, in cui si rivela la presenza/assenza di una realtà di fatto virtuale, che diventa ‘forma’ collaterale del vissuto: “un vuoto, un pieno, un meditare dell’anima che desidera trasfigurare il vuoto della morte nella pienezza di un’eternità che nessuna morte potrà mai sfiorare.” (Norman MacCaig).

“…prima o poi tutti si alzano da tavola e se ne vanno.
prima o poi tutti si resta soli.
abbracciati a una sedia vuota.”

“…il suono che la perpetua è cosa lontana.
il gesto che la completa è vicino ma assente.
un viaggio incompiuto o ancora da compiere.”

L’autrice.
Scrittrice. Artista. Performer. Identità. Questione di genere. Femminismo, Trasfemminismo. Diritti Lgbtq. Molti suoi testi premiati in concorsi diversi sono presenti sul suo blog, riviste-on-line e cartacee, nonché tradotti in diverse lingue. Molte le ‘antologie’ di poesia presenti in reading e performance poetico-musicali. Non in ultimo, degno di nota “Liturgia della strega”, un concerto che si avvale della collaborazione del batterista e produttore Dario Talone, con il quale ha partecipato nel 2024 a InsulaelLab diretto da Paolo Fresu.


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