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Lettera

di Lorena Turri
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Pubblicato il 14/05/2008

Caro Padre,
ora che la tua casa è il Regno dei Cieli dubito che sarà un eterno riposo.
Mille e mille preghiere ti giungeranno dai nostri cuori e avrai un gran daffare ad ascoltarci tutti.
E quando noi, povera gente, preghiamo, il più delle volte chiediamo. Dire semplicemente “grazie” sembra ci costi fatica.
O forse è per via del bisogno che cresce ogni giorno.
Io non sono diversa. A volte ringrazio, ma più spesso chiedo.
Vorrei chiederti un favore. Anzi, due.
Vedi come sono meschina!
Mio papà se ne andò nel 1999, improvvisamente, senza preavviso, addormentandosi per sempre in un tiepido pomeriggio di settembre.
Dicono che è la morte dei giusti.
Io non so come muore un uomo giusto, ma mio papà fondamentalmente lo era; era buono, generoso, altruista, amava il suo prossimo, era semplice e spontaneo. Ho visto i suoi amici piangerlo e tanta, tanta gente partecipare, inaspettata, al suo funerale.
Amava tanto la vita! Amava tanto la gente!
Penso si sia meritato una serena vita eterna e per questo mi rivolgo a te.
Spero tu possa incontrarlo, lassù, da qualche parte. Lo riconoscerai facilmente. Era un gran parlatore: parlava di tutto, anche di ciò che non sapeva, in modo schietto, come chi ha una natura umile, e gesticolava a grandi mani, perché erano veramente grandi, le sue mani! Diceva sempre “in quanto per cui” e io lo prendevo in giro.
Ecco, Padre, io ti prego di ringraziarlo, quando, quella notte di maggio, il mese in cui lui nacque(*), vegliò sulla sua unica nipote, mia figlia, che si salvò da un brutto incidente. Grazie perché posso ancora vederla crescere. Grazie di aver ascoltato le mie preghiere. Lui mi ha sempre dato conforto col suo dire: “Che problema c’è? E se c’è, si risolve!”. Quella notte ho sentito la sua mano grande sulla mia spalla e la sua voce dirmi ancora una volta quelle parole.
Grazie per questo.
E poi ti prego di dirgli che qui le cose non vanno molto bene e non si riesce a risolvere i problemi.
Abbiamo bisogno di una sua preghiera, se non è chiedere troppo. I figli non smetteranno mai di aver bisogno dei genitori.
Portagli un bacio da parte mia che troppo pochi ne ha avuto da me nella sua vita terrena. Non sono stata una figlia modello, non sono diventata quello che a lui sarebbe piaciuto, eppure non me l’ha mai fatto pesare.
Questo ti chiedo, o Padre.
Non smetterò mai di sperare, te lo prometto.

Ciao.


Note: - lettera indirizzata a Papa Giovanni Paolo II, scritta la prima volta poco dopo la sua morte. Lettera che ogni giorno riscrivo.

- (*) Mio padre nacque il 19 maggio.

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