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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Lettere alla vicina

Narrativa

Marcel Proust (Biografia)
Archinto

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 10/07/2020 12:00:00

 

Dal mese di marzo 2020 la quasi totalità degli italiani (e poi via via il resto del mondo) è stata confinata nelle proprie abitazioni a causa di un virus, dando luogo a una colossale quarantena. Molti hanno vissuto la situazione come una reclusione, folle e dolorosa, qualcun altro come una vacanza, altri si sono sbizzarriti per passare il tempo in vari modi, inseguendo passioni passeggere o rispolverando antiche passioni. Tutto rigorosamente da svolgere fra le pareti domestiche. Inevitabilmente il pensiero corre ad uno dei più celebri reclusi volontari, Marcel Proust, il quale passava lunghissimi periodi a letto e additava le fugaci uscite come momenti rischiosi che gli causavano atroci sofferenze. Il parallelo tra il rischio di respirare un virus, nei giorni nostri, e la fobia di pollini, profumi e polvere che avrebbero acuito la sua asma, ci rendono Proust ancor più vicino. Suppongo che nella quotidianità domestica ci sia un rafforzamento dei legami familiari e anche la scoperta, o ri-scoperta dei vicini di casa. Soprattutto quelli rumorosi: ormai so a che ora i vicini consumano i pasti, quando si alzano, quando si sintonizzano sul telegiornale e così via. In molti frangenti invoco il celebre rivestimento in sughero della stanza di Proust nel suo appartamento di Boulevard Haussmann, dovuto alla sua avversione verso i rumori provocati dai vicini, soprattutto legata al fatto che Proust era solito scrivere di notte e riposare di giorno. Giunge, dunque, precisa e puntuale questa raccolta di lettere che Proust scrisse alla signora Williams, inquilina del terzo piano e moglie del dentista che aveva il suo studio al secondo, proprio sopra la stanza di Proust. Ad innescare la corrispondenza è il fatto che proprio nello studio dentistico iniziarono dei lavori di ristrutturazione con il conseguente frastuono di seghe, martelli, voci e botti vari che facevano sobbalzare Proust nel letto sin dalle prime ore del mattino, le uniche in cui riusciva a riposare. Proust decide così di scrivere, molto gentilmente, alla signora Williams per tentare di cambiare gli orari degli operai, ma nasce ben presto una corrispondenza profonda, densa della famosa cortesia proustiana ma nella quale confluivano anche accenni dell’Opera che Proust stava scrivendo. Quasi ogni lettera è un piccolo capolavoro di diplomazia, di letteratura, psicologia e botanica. Quest’ultima perché sembrerebbe che, oltre alle lettere, Proust inviasse dei fiori alla signora Williams, spesso accompagnati da citazioni letterarie, piccoli pastiches o delicate descrizioni. Nel quotidiano delle lettere traspare molto del materiale che Proust stava usando per la sua Opera, Chi ha una fantasia come la sua possiede tutti i paesaggi che ha amato, ed è questo l’inalienabile tesoro del cuore. ma è naturale che desti grande commozione la dimora in cui sono i ricordi dei suoi cari, e che lei non può vedere se non nei sogni a occhi aperti di un lontano passato. Fa pensare immediatamente a Combray e al singolare meccanismo attraverso il quale Proust, in qualche modo, presta i suoi sentimenti all’interlocutrice. Come scrive Tadié nell’introduzione: In realtà è incredibile come Proust riesca a calarsi nei panni dell’interlocutore e spingere la divinazione sino alla totale fusione. Proust vive i sentimenti dell’altro prima che questi ne sia diventato pienamente consapevole, immagina e sente meglio di lui. In questo c’è anche quel magico meccanismo con cui Proust crea i personaggi della Recherche e insuffla in loro la vita, fornendo loro la sua visione del mondo. Forse, piano piano, la signora Williams diventa un personaggio della Recherche, o forse, viceversa, Marcel si trasforma in un personaggio del libro che dialoga con qualcuno in carne ed ossa, infatti, i loro rapporti sono, molto probabilmente, solo epistolari: è molto forte il dubbio se si siano mai incontrati. Dalle lettere traspare anche un famoso rimpianto di Proust, quello di non essere riuscito a cambiare stile di vita, sentimento che accompagna il narratore sin da piccolo. Fa così capolino: so che lei può capire cosa significhi il rimpianto per una riforma di me stesso che aspetterà ancora a lungo, ostacolato come sono da rumori tanto piccoli (ai quali la riforma, se avesse avuto successo, fra qualche giorno mi avrebbe reso con tutta probabilità indifferente). Su questo passaggio aleggia l’indifferenza verso Albertine tanto desiderata quanto impossibile da realizzare quando ella era lontana.

La lettura apre tanti spiragli sulla vita di Proust, le amicizie, le perdite a causa della guerra, i viaggi a Cabourg, raccontati in maniera semplice e sublime, con un affetto singolare e molto rappresentativo dell’animo dello scrittore.

Prima di ingaggiare una furiosa lite coi vicini, per l’eccessivo rumore, e invece di imprecare contro l’obbligo di non uscire di casa bisognerebbe leggere questa raccolta che dimostra come anche le avversità o i fatti minimi di un’esistenza, visti nella giusta ottica, sono opere d’arte.

 


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