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La luna di Malcontenta

Narrativa

Giampaolo Rugarli
Marsilio Editori

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 08/11/2008 18:54:00

Sotto la luna di Malcontenta si aggrappano fra loro amori naufragati, quello di Giulia, per Francesco, un notaio in vista, e soprattutto già sposato, il quale, dopo una intensa relazione, la scarica, sebbene la ragazza resti fermamente convinta di essere ancora appassionatamente amata e continui a nutrire la propria passione e, soprattutto, a cercare l’uomo sino a risultare caparbiamente e pateticamente molesta.
Vi sono poi gli amori del protagonista, collega di Giulia, che è anche l’io narrante della storia, per la moglie, traditrice e poi fuggiasca, e per Audrey Hepburn, inizialmente, e poi mano mano, nello svolgersi della narrazione, per Giulia, la quale resta “fedele” a Francesco,ma non sempre disdegna le tenerezze del collega – amico ed in seguito convivente.
Essendo il luogo di lavoro dei due una piccola casa editrice, vi è l’amore della proprietaria dell’impresa tale Conchita Winkelmann, verso i libri che sembra malinconicamente tramontare verso una più pratica propensione a far soldi a dispetto della qualità delle opere. Nei sotterranei della casa editrice dove lavorano i due protagonisti, insieme ad un terzo collega, è il vero cuore pulsante dell’opera, infatti questo è il reparto che si occupa di mandare al macero i libri considerati inutili, in quanto invenduti o invendibili, ma pubblicati per compiacere all’autore, e così come i libri coi loro grovigli di passione, di sentimento e di esperienze toccanti vengono inceneriti senza pietà, anche i cuori dei protagonisti della vicenda, pieni di sentimenti ma considerati inutilizzabili od inutili vengono indirizzati verso l’annegamento nell’indifferenza, quasi con fastidio da parte degli altri, macero ben peggiore di quello libresco, in quanto condanna le persone ad un’amara infelicità.
Come sempre Rugarli narra con maestria, una storia intimista, quasi minimale nel coinvolgere solo poche persone, in un racconto il cui sapore è già tutto racchiuso nel titolo, la luce prevalente è infatti quella lunare - o crepuscolare -, anche quando la narrazione si svolge di giorno, c’è sempre poca luce, spesse coltri di nubi o pioggia fitta a ricreare una luce amarognola che non rallegra, ma accompagna i pensieri dei protagonisti a bordeggiare sul Naviglio del Brenta, che divide Malcontenta in due, e tra le campagne delle zone meno pittoresche della laguna di Venezia, quale è Marghera. Il filo della narrazione si srotola tutto sul percorso di questi amori, non corrisposti, o rispediti al mittente, che causano tristezze, venate spesso di follia, e perfettamente riesce a portare in luce quel lato del cuore, uggioso e malinconico che accompagna imperterrito intere esistenze, sebbene con sporadiche schiarite; ogni giornata incide col suo tetro sigillo, nella laguna di Venezia, il clima è spesso plumbeo, e affoga i bei ricordi in scrosci di acquazzoni, scolorandoli, e anche nel nome della città di Marghera – evocata sovente nella narrazione – vi è insita una tristezza nostalgica, infatti il nome significa (dal dialetto locale) el mar g’hera, ovvero il mare c’era, ora non c’è più. Come non c’è più l’amore per i protagonisti, non ci sono più grandi speranze per il futuro, e non ci sono più tanti libri, coi loro grandi sogni racchiusi nelle pagine, perché il macero impietoso li ha eliminati.
Un libro veramente bello, che si lascia leggere come una melodia, scritto da una grande mano, che in questo caso abbandona i suoi tipici toni da noir sociale insieme ai calembour di stampo gaddiano, per rivolgersi completamente al lato della luna che di solito non vediamo, i sentimenti che finiscono ma non si sradicano, i libri che spariscono ma non si dimenticano.
Lo consiglio vivamente anche come esempio di amore verso il gusto della scrittura e l’abilità di costruzione di un tessuto narrativo impeccabile, e per saper narrare di dolori e tristezze con toni a volte leggeri, in modo da ricalcare perfettamente certe giornate che sebbene dense di problemi riescono anche a strappare un sorriso. Inoltre, apprendo solo dopo aver chiuso il libro che il titolo completa la trilogia “rugarliana” i cui primi due capitoli sono “Il superlativo assoluto” e “Andromeda e la notte” che mi riprometto di leggere ben presto.

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