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C’era una volta... 3.200 anni fa

di Maria Pace
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Pubblicato il 28/05/2012 14:38:28

 

 

C’ERA UNA VOLTA… quasi 3.500 anni or sono

 

Neitempi dei tempi che furono… iniziavano così le favole, un tempo… regnava inEgitto un Sovrano triste e sconsolato poiché non aveva figli. Tutti i giorniegli si recava al Tempio di Ammon a pregare affinché gliene mandasse uno.

Finalmenteil dio di Tebe si mosse a compassione e cedette alle preghiere. Ad unacondizione:

“Timanderò un figlio. – disse – A patto che tu me lo restituisca all’età didiciotto anni.”

Volevadire che a 18 anni il principe sarebbe morto.

“Aprenderlo, - aggiunse – manderò un cane, un serpente o forse un coccodrillo.”

Volevadire che il ragazzo sarebbe morto per il morso di uno di questi tre animali.

Il Reaccettò.

Natoil bambino, però, l’idea di vederlo morire così giovane divenne per luiinaccettabile.

Checosa fece, allora?

Fececostruire una torre in mezzo al deserto, con una sola piccola porta d’entrata euna stanza con finestrella e lì fece crescere il piccolo, separato dal restodel mondo e sorvegliato dal più fedele dei servitori.

Passaronodieci anni circa; il piccolo principe ignorava completamente le cose del mondo.

Unmattino fu svegliato da un suono sconosciuto che l’attirò verso la finestra;vide una strana creatura che correva su e giù, sotto le mura.

“Chiè quella creatura?” chiese al servitore.

“E’un puledro. – spiegò quegli – Fischia.”

Ilragazzo fischiò, il puledro nitrì; da quel giorno, il puledro venne ogni giornoa galoppare sotto la finestra e i due divennero grandi amici.

Passaronogli anni; arrivò il diciassettesimo.

Unmattino, a svegliare il principe non fu solo il nitrito del suo amico cavallo,ma i nitriti di molti cavalli al galoppo e le voci di cavalieri in corsa.

“Chisono quelle persone? – domandò il ragazzo al servo – E quello splendido animaleche corre davanti ai cavalli, chi è? Come si chiama?”

Sonocacciatori e quell’animale è un cane.”

“Nevoglio uno.” ordinò il principe.

Ilservo, però, non poteva accontentarlo e si consigliò con il Re sul da farsi;alla fine, si decise di donargli un cucciolo, facendo attenzione che non lomordesse e pensando di sostituirlo con un altro, appena fosse cresciuto.

Lavicinanza, però, e il reciproco rispetto, fecero nascere una profonda amiciziafra il cucciolo e il piccolo principe, tanto da vanificare il pericolo dellaprofezia.

Eracosì, che gli Antichi Egizi si spiegavano l’amicizia tra cane e uomo:l’incontro tra un cucciolo d’uomo e un cucciolo di cane!

Aquesto punto, però, il ragazzo era cresciuto abbastanza da porsi delle domandesulla propria posizione. Mandò un messaggero dal Re.

“Padre,- fece chiedere – perché mi tieni qui, prigioniero?”

Il Redovette metterlo a corrente del pericolo che incombeva su di lui, se avesselasciato quel rifugio sicuro.

Ilprincipe rimandò indietro il messaggero:

“Padre.- fece dire – Tu sei il Faraone e anche il Sovrano più potente del mondo, ma seAmmon, che è la Divinità più potente fra gli Dei, ha deciso che io debbamorire, nulla potrà salvarmi dal mio destino. Lascia che io esca dalla miaprigione e concedimi di conoscere il mondo, prima che muoia per il morso di unserpente o di un coccodrillo. Il cane è diventato il mio miglior amico e nontemo alcun danno da lui.” 

Il Recedette al desiderio del principe che con il servo, il cane e il puledro,cresciuto con lui, lasciò la torre e partì alla scoperta del mondo.

Dovepoteva andare nei pochi mesi di vita che gli restavano? Scelse  di conoscere Babilonia, prima di andare aTebe, dove viveva suo padre.

Babiloniala Grande, la Bella, l’Opulenta! Ne aveva sentito sempre parlare.

Lastrada per Babilonia, però, si rivelò una vera delusione: era cosparsa dirovine, campi incolti, gente affamata e bande di malintenzionati.

Fermaronoun mendicante e chiesero:

“E’questa la via per Babilonia? Abbiamo, forse, sbagliato strada? Qui c’è solomiseria.”

“Ahinoi!– esclamò quello – La nostra principessa è bella e virtuosa, ma è anche lanostra rovina.”

“Com’èpossibile? – stupì il principe – Una principessa bella e virtuosa non puòessere la rovina del suo popolo.”

“Oh,sì! E’ così bella, che da ogni parte del mondo arrivano principi per chiederela sua mano. Si fanno guerra fra loro e quel che vedi, straniero, ne è ilrisultato.”

(lamorale è che gli A. Egizi non amavano la guerra e che i Faraoni Guerrieri nonfurono così numerosi)

“Ilvostro Sovrano non fa nulla per evitarlo?”

“Certamentesì! Ha consultato il nostro Dio, Marduk, e il consiglio è stato di erigere una

Torree di rinchiudervi la principessa per darla in sposa a colui, fra i pretendenti,capace di scalare le mura.”

“Nonmi pare un’impresa difficile.” replicò il principe.

“Quellemura sono ricoperte di specchi e chiunque tenti di farlo, scivola giù ai primitentativi e deve rinunciare all’impresa e andar via.”

(arrampicarsisugli specchi: è facile capire la morale di questo tratto della favola)

Ilprincipe volle tentare l’impresa.

Saràperché desideroso di compiere una grande impresa prima di morire, sarà perchéqualche volta anche le imprese impossibili si realizzano… sarà perché siamoall’interno di una favola, ma il principe riuscì nell’impresa.

Allaprincipessa, però, dovette confessare che aveva solo pochi giorni di vita e nonpoteva sposarla, ma che era felice di aver salvato il suo Paese dall’invasionestraniera.

Laprincipessa, però, volle diventare ugualmente la sua sposa e così, dopo lacerimonia nuziale, il principe si apprestò, in tutta fretta, a tornare a Tebeper presentare la sposa al padre.

Duranteil viaggio, la piccola carovana alzò le tende lungo le rive di un fiume.Guardie armate sorvegliavano affinché nessun coccodrillo o serpente siavvicinasse alla tenda del principe. Per di più, la principessa vegliava,mentre il principe dormiva.

Versol’alba, il cane cominciò ad agitarsi e la principessa vide un’orrida testa diserpente sbucare da sotto la tenda. Chiamò i servi, che uccisero il grossorettile a bastonate.

Ilprincipe, intanto, continuava a dormire.

“E’quasi giorno. – si disse la principessa – I servi sono all’erta… nessuncoccodrillo, ormai, potrebbe entrare qui dentro.”

Ecosì, stanca e assonnata, si addormentò. Proprio nel momento in cui stavasvegliandosi il principe che, la guardò con tenerezza e pensò:

“Havegliato per tutta la notte… lasciamola riposare.”

Sialzò e lasciò la tenda, poi si portò in direzione del greto del fiume perbagnarsi il volto e gli occhi.

Fuallora che la vide. Vide una creatura orrida e affascinante insieme, cheesercitò su di lui, in egual misura, attrazione e repulsione.

“Chisei? – domandò – Come ti chiami? Che cosa fai qui?”

Lacreatura rispose:

“Sonoil tuo Destino. Il mio nome è Coccodrillo e ti aspetto da diciotto anni.”

Quelgiorno il principe compiva diciotto anni, ma… la sorpresa sta proprio qui: nonconosceremo mai il destino del principe poiché il papiro su cui è scrittaquesta favola è rotto e il pezzo mancante, con il finale, è ancora sepolto daqualche parte nella sabbia della necropoli di Deir-el-Medina, in Egitto, dove èstato rinvenuto, nella tomba di un ragazzo.

 

Eadesso, dite… non sembra una favola scritta oggi? Se non ci credete, andate alMuseo de Il Cairo e troverete il papiro custodito in una bacheca.


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