L’oriente spinge la sua notte avanti
là dove un cielo spento si fonde con il mare;
si scioglie verso l’ovest un manto scuro d’acque,
le bianche frange sulle sponde:
anche per l’onde greche è l’ora di calare.
Volgendo dove il sole imbuca nella terra,
di là dai corni e le vallate del Pollino,
s’oppone e smorza lento la sua luce il giorno
che di spalle s’allontana quieto:
per poco il mare che lo segue sarà acceso.
Le luci della costa guizzano tremanti
nel diafano sfiatare della terra;
atterrano gli ultimi gabbiani
le barche son tirate a secco,
l’incendio ch’è lontano sarà spento.
I cani han smesso d’inseguir le moto,
s’adagia nel silenzio della vita il corso
e di chi guarda
ogni pensier è assorto al vespro:
sale nel petto una calma tra i viventi.
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