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FIABE NATALIZIE: Il Pony

di Maria Pace
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Pubblicato il 27/12/2012 14:58:33

 

Beatrice era una bimba che adorava gli animali.

Nella sua bella casa di campagna ve n’erano almeno una mezza dozzina a cui era tanto affezionata e da cui era molto amata. C’era il coniglietto Tiffy, il gattino Miao, il cagnolino Fuffy, il passerotto Mussy e perfino una lentissima e simpaticissima tartaruga che Beatrice chiamava Piè-Veloce. Allo zoo mancava solo un cavallino e il papà glielo aveva promesso in regalo per Natale.

Beatrice gli aveva già scelto il nome: Gitano, poiché era con il capo di una tribù di nomadi accampati vicino alla sua casa, che il papà stava discutendo sul prezzo.

A Natale mancavano pochi giorni e Beatrice, con la mamma, era andata a comprare la sella per il suo pony. Vi aveva investito tutti i soldini del suo salvadanaio, ma era soddisfatta. Ogni tanto andava a prenderla, la provava e giocava, come se il pony fosse già lì, con lei.

Arrivò la vigilia di Natale. Il papà si era recato al campo degli zingari. Si era appena allontanato, ma a Beatrice pareva fosse trascorsa un’eternità. Attaccata ai vetri della finestra, aspettava il suo arrivo e tempestava sua madre di “come e perché”

Un nitrito in lontananza pose fine all’attesa e Beatrice poté finalmente vedere il pony tanto desiderato.

Era tal quale il papà lo aveva descritto: tutto nero e con una grossa stella grigia fra gli occhi e camminava agile e svelto nella neve.

“E’ proprio bello!” esclamò felice, scostando la tendina dai vetri ed indicandolo alla sua mamma.

“E’ bellissimo. – sorrise la mamma – E’ bello e nero come la pece.”

Insieme al papà, che agitava un braccio per attirare la loro attenzione, c’era un altro uomo; era lui a reggere le briglie del pony.

“Chi è quell’uomo, mamma?” domandò Beatrice.

“E’ lo zingaro che ha venduto il pony a papà.”

“Perché è qui?”

“Per prendere i suoi soldi.”

“Ah!” fece la piccola rassicurata. Nel distogliere da lui lo sguardo, però, si accorse di un’altra presenza: un ragazzino che a malapena tentava di nascondersi dietro l’albero di pero del giardino, all’interno del cancello.

“Hai visto, mamma? C’è un bambino che si nasconde dietro il pero. Deve aver seguito papà e quello zingaro.” disse Beatrice tendendo una mano.

“Dov’è? – domandò la mamma – Non vedo nessuno.”

“Là… dietro l’albero del pero.”

La mamma guardò in quella direzione.

“Oh, sì! Lo conosco. – esclamò – Conosco quel bambino. E’ il piccolo Christian.”

“Chi è Christian?”

“Il padroncino del pony. – spiegò la mamma – Certo gli dispiace averlo perduto e vorrà vederlo per l’ultima volta.”

“Se gli dispiace tanto per il suo pony, perché lo ha venduto al mio papà?” replicò la piccola.

“Gli zingari sono molto poveri e qualche volta sono costretti a vendere ciò che hanno… Papà dice che la mamma di Chistian è malata e necessita di cure… Forse Christian aveva solo il suo pony da vendere, per poter curare la sua mamma.”

“Per questo ha venduto il pony, allora?”

“Oh, sì, piccola mia! – sospirò la donna - Credo proprio di sì! Non tutti sono fortunati a questo mondo!”

“Povero Christian!” Beatrice divenne seria e taciturna.

 

“Beatrice, non vuoi provare la tua sella?” la raggiunse alle spalle la voce del papà che era salito di sopra e reggeva sulle braccia la sella  con le borchie dorate.

“Sì, sì! Certo” rispose la ragazzina.

Scesero in cortile. Papà sellò il pony e mamma l’aiutò a montare. Tenendo l’animale per le briglie, le fecero fare un giretto lungo tutto il cortile e Beatrice sorrideva. Anzi, rideva forte, felice e divertita, dimentica di ogni cosa.

D’improvviso, però, zittì: il suo sguardo aveva incrociato quello del piccolo Christian, sempre nascosto dietro gli alberi del giardino. Le era parso che piangesse.

“Torniamo in casa. – disse – Fa freddo.”

 

Il mattino del giorno dopo, si svegliarono tutti di buon’ora. La mamma e il papà erano ansiosi di vedere ancora una volta il sorriso felice della loro figliola. La mamma, poi, doveva darle il suo regalo e non potevano essere che i finimenti per il pony: belli e riccamente lavorati.

Raggiunsero la camera di Beatrice, certi che la piccola fosse già sveglia e non si stupirono nel trovarla vuota: Beatrice aveva sicuramente raggiunto il suo cavallino.

“E’ già andata a trovare Gitano.” disse il papà.

“E’ da così tanto tempo che desiderava un pony. – fece eco la mamma – Credo che abbia dormito poco, questa notte.”

“Credo non abbia dormito affatto. Guarda il lettino: è disfatto, ma le lenzuola non sono state toccate. – osservò il papà poi, scorgendo l’espressione preoccupata della moglie – Sarà già nella stalla.” la rassicurò.

“Andiamo subito a vedere.” disse la donna, gettandosi la vestaglia sulle spalle e dirigendosi frettolosa verso la porta d’ingresso.

Trovarono la stalla vuota: Beatrice non c’era e neppure il pony e la mamma cominciò ad agitarsi.

Corsero entrambi fuori della stalla e solo allora si accorsero delle numerose orme sulla neve: orme di un cavallino e di due piedini. Erano fresche; quelle del giorno precedente erano coperte e confuse dalla neve caduta durante la notte.

Le seguirono.

“Portano fuori del cortile.” osservò sempre più preoccupata la mamma.

“Credo di sapere dove sono dirette.” disse il papà, ma anche la mamma aveva capito.

“Sono dirette al campo degli zingari.” esclamò.

Trovarono i gitani tutti riuniti intorno al carrozzone di Juan, il padre di Christian.

“Non è colpa nostra, senor.- lo zingaro si staccò dal gruppo, andando incontro ai due visitatori – Non è colpa nostra… di nessuno di noi.” tentò di spiegare con larghi gesti, come di chi teme di essere accusato di una colpa non commessa.

“E’ vero, papà!” anche Beatrice si allontanò dagli altri e raggiunse i genitori, che l’abbracciarono stretta; il papà si tolse la giacca da camera e con quella avvolse la sua bambina, coperta del solo pigiama.

”Ho riportato qui io Gitano. – riprese Beatrice -

Non volevo che il giorno di Natale un altro bimbo 

fosse infelice per causa mia.”

“Vi restituirò il vostro dinero, senor. – riprese il gitano – Per guarire la mamma del mio Christian troverò dinero da qualche altra parte. La povera donna preferirebbe morire piuttosto che veder soffrire il suo ninyo.”

“Tieni pure i soldi, Juan. – esclamò il papà di Beatrice scuotendo il capo – Consideralo il regalo della mia bambina al tuo bambino, affinché possa curare la sua mamma. Non è giusto togliere ad un bambino il suo amico più caro.”

“Christian mi ha promesso che avrà sempre cura di Gitano e non gli farà mancare mai nulla.” interloquì Beatrice.

“Ne sono convinta. – la mamma la baciò sulla guancia – Nessuno, nemmeno tu, bambina mia, potresti amarlo e curarlo meglio di Christian.”

“Forse gli regalerò anche la sella.”

Il papà scosse il capo:

“Non sarà necessario, piccola. Ti comprerò un altro pony, ma non lo toglierò a nessun bambino”


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