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Axis mundi

di Pietro Menditto
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Pubblicato il 25/10/2012 18:22:45

 

Il cicaleccio su Atlantide dura ancora

e tutte queste porcherie sotto il carro dell’ignoto.

Chi stira così bene i piccioni?

 

La leggenda si liscia la barba

unta dai nostri polpastrelli

bruciati dallo sfogliare le pagine

della grommosa rivelazione.

Allo scoccare della mezzanotte

ha gonfiato i palloncini delle anime

e non le resta che attendere

l’afflosciamento nelle ventiquattro ore.

Intanto inganna l’attesa leggendo il futuro

nei fondi degli autodafé.

 

Anche oggi il big bang

avrà le sue proiezioni infinitesimali

negli infiniti orgasmi

silenziati nelle cieche viscere planetarie.

 

Il vecchio impazzito sulla teologia

grida la sua apostasia

chiamando impronte

quello che altri definisce disegno.

 

Da qui sopra la città è perfetta

nel suo calcolato disordine;

sabbia un tempo bagnata

colata da una mano accidiosa

a levare un’umida babele

poco lontano da una logorata battigia.

 

Tutte queste porcherie e solo

per oltraggiare senza saperlo

la consegna del tempo carceriere

che lascia fare

perché sembra

non essere più d’accordo

col datore delle ore.

 

La donna discinta

che esce sul balcone

all’ultimo piano

apparentemente per stendere panni

ma con la speranza di essere guardata

sta chiedendo dei massimi sistemi

e allo stesso modo

l’allarme che da un’ora

non smette di singhiozzare,

l’abbaiare ininterrotto di un cane

disturbato dal divenire

e quelli che davanti ai bar

fanno la sentinella alla scempiata

inedia dell’ombra loro desertica.

 

La radio gracchia che Elena

non è stata ancora liberata.

Scoppia di salute la guerra

e pure la lonza della dialettica.

Faville del fuoco su cui siamo seduti

vengono scambiate in cielo

per segni di un’imminente salvezza

e l’ultimo filosofo

(o l’ultimo dei filosofi)

dalla sua macie e senza più naso

appollaiato sulle comode spalle

di Platone e di Tommaso

alla fine di una anoressente scepsi

pontifica che vista dall’alto

non da così vicino

la vicenda del lupo e dell’agnello

è buona anche per l’ovino.

Visto che funziona in quel certo modo

la cosa deve essere necessariamente ben fatta.

 

Ogni volta che prendiamo una sigaretta

agitiamo un po’ il pacchetto,

contiamo quelle che restano,

per regolarci.

Non possiamo fare lo stesso la mattina

quando ci alziamo

coi giorni, coi giri

che ci restano ancora da percorrere

intorno all’asse del mondo

mai pago, mai in calore,

ebbro di un qualsiasi amore

per spiantarsi dalla sua fossa senza radici

e muovere qualche passo con noi,

per riscaldarci, per fumarne una in compagnia.


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