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La mia vicina ero io

di Pietro Menditto
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Pubblicato il 18/01/2013 12:02:02

 

I

 

Nel giorno meraviglioso

le due vicine, l’anziana e la giovane

si svegliarono di buon mattino.

 

Nel loro cuore c’era gratitudine

ma segretamente anche un rimprovero

per la rarità di quel dono di luce

che legittimava illazioni

sulla prodigalità dell’onnipotenza.

 

Ma, nonostante questo, quello che

si presentava così radioso era un giorno

tutto da godere.

 

La luce non sembrava provenire dal sole

ma fiorita nel corso della notte,

tale era la terrestre intimità che

suscitava nelle persone e circolava

inchinandosi in saluti equanimi

a tutte le creature.

 

L’anziana trascorreva le sue giornate

spiando la giovane e senza concedersi pause.

Anche quando si cibava sedeva davanti alla finestra

del soggiorno dalla quale, masticando lentamente,

non si perdeva un solo gesto della ragazza.

 

Nel giorno meraviglioso, quindi,

tutto procedeva come sempre.

La vecchia si era accomodata al suo posto

e spiava ogni movimento della giovane

inquadrata dalle numerose finestre

tutte a portata d’occhio dell’anziana.

 

Questa, pertanto, la vide alzarsi, la vicina,

raggiungere lentamente la cucina,

prepararsi una gran quantità di caffè

e berlo come fosse acqua, e poi Via!

con i lavori di casa.

 

L’anziana guardava e la giovane

era guardata mentre ritirava i panni

asciutti e stendeva quelli appena tolti

dalla lavatrice; sbatteva i tappeti; 

passava l’aspirapolvere per tutta la casa;

dava la cera ai pavimenti e, lo dico adesso,

faceva tutte queste cose cantando

un vecchio successo degli anni ’60.

 

Non c’era che dire: l’allegria con cui

attendeva ai lavori domestici era sicuramente

un segno di buona salute, ottima anzi.

 

Così si fece ora di pranzo e la vecchia

si accinse al pasto senza mai distogliere

lo sguardo da quello che faceva la vicina.

 

Il giorno era al culmine della sua radiosa armonia;

gli uccelli cantavano così forte che sembrava

volessero avvisare gli uomini di qualcosa o

semplicemente non reggevano quell’aria

così elettrica, rarefatta, quel gas così puro

che si insinuava veloce nei loro minuscoli polmoni.

 

In quel giorno miracoloso fratelli che non

si parlavano da anni avrebbero stipulato

una pace duratura; figli alienati avrebbero

risparmiato i loro genitori; mannaie

sarebbero rimaste appese nel deposito

degli attrezzi; l’agnello e il lupo, come vide

il profeta, avrebbero bevuto alla stessa pozza

e dissetati avrebbero percorso lo stesso sentiero,

chiacchierando del più e del meno.

 

La vicina anziana, quindi, cominciò il suo pasto

e notò che la giovane invece di fare una pausa

adesso si era messa a lavare i vetri e dove non

arrivava si aiutava con una sedia o uno scaletto.

La vecchia aveva calcolato che comunque,

dopo aver lavato i vetri, la giovane vicina

non avrebbe avuto più niente da fare e poteva

fermarsi per mangiare un boccone.

 

C’era solo una cosa che suscitava un pizzico

di perplessità, che trapassava la coscienza

indurita dell’anziana ed era proprio il modo in cui

la vicina lavava i vetri. In realtà, sebbene questi

fossero quasi puliti, lei li strofinava con tale veemenza

da dare l’impressione di volerli attraversare. 

Ma questa fu solo una goccia che si andò subito

a perdere nell’anima spugnosa della vecchia.

 

Ma ecco! La giovane vicina, sempre cantando

quel successo degli anni ’60 aveva finito e sulla

veranda, nel punto migliore per l’osservazione

dell’anziana, c’è una sedia a dondolo con accanto

un piccolo tavolino di vimini cosparso di riviste.

 

Sorridente e appagata la giovane si siede,

distende le gambe, si stiracchia strizzando le palpebre,

allunga una mano verso il tavolino, rovista un po’ tra i giornali,,

impugna una pistola, infila la canna in bocca e preme il grilletto.

 

II

 

Gli inquirenti alla testimone:

 

- Signora, non ha per caso notato qualcosa di strano

  ultimamente nella sua vicina?

 

- No che non ho notato niente di strano! Che c’era da notare?

  Era tutto normale. Ma voi promettetemi che lo prenderete

  al più presto quel bastardo assassino che ha ucciso la mia

  giovane vicina.

 

- Ma, signora, non c’è stato un omicidio, la sua vicina si è

  suicidata e su questo non c’è alcun dubbio; ci sono tutte le prove,

  i testimoni e lei è la principale.

 

- E io vi ripeto che non si tratta di suicidio, ma di omicidio.

  Qualche delinquente deve essere entrato dal retro, lei deve

  averlo visto si è messa a urlare e quello, sicuramente alle

  prime armi, preso dal panico le ha sparato.

 

-  Signora, per l’ultima volta: la sua vicina si è suicidata.

 

- E io vi ripeto che non è possibile.

 

- Ci dica una buona volta perché non è possibile.

 

- Non è possibile perché in tal caso voi non stareste qui a parlare

  con questa vecchia in quanto quel colpo avrebbe ucciso anche me.

 

- Cosa vuol dire signora: avrebbe ucciso anche me?

 

- E’ proprio così, quel colpo ci avrebbe portato via insieme, perché

  la mia vicina, con cui non ho mai parlato, la mia vicina era parte

  di me, anzi era me, anzi la mia vicina ero io.


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