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Da lontano

di Pietro Menditto
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Pubblicato il 25/01/2013 08:01:08

Ormai il ricordo che si aggira da troppo tempo

come una fiera intorno alle mie macerie,

l’afrore del suo fiato caldo che mi investe

a tratti – sbuffi di vapore di una locomotiva di carne –

mi rinfacciano la mia disfatta, la nostra.

 

Ho spostato tutto nella casa dove sopravvivo.

Le foto nelle cornici hanno conosciuto esodi imprevisti.

Adesso mi guardi da un luogo più elevato

e nulla toglie che non ci abbia azzeccato.

Forse dove vivi adesso l’aria è più fina,

ti svegliano i muggiti delle vacche o, più

teneri, i belati degli agnelli.

 

Noi due ci si siamo amati.

L’impronta delle labbra, della lingua, del velluto della pelle,

della cieca tenerezza tra le gambe, del modo in cui pronunciavi

il mio nome in certi momenti … 

E quell’altra – terrore profondo senza lingua -, dell’anima buia,

da dove occhi muti dal fondo della vertigine reclamavano

un riscatto che non capivi, che doveva crescere con uno sforzo

fatto di veglie in cui l’amore aveva solo una parte,

                                                    sono una cella troppo stretta …

           Occhi dal fondo delle viscere che imploravano di risorgere

                                                                                   sotto il sole.

 

Tutto questo continua a bruciare, lava che gorgoglia

sul fondo del vulcano che solo da lontano si può dire spento.

Ecco, da lontano una volta puoi cadere dentro il vulcano.

Da lontano c’è questo senso che non so definire,

fatto di una pietà che si vergogna di essere tale

e di un orgoglio che fa di tutto per farsi giustificare.

 

E’ una ferita nel tempo. Proprio così, il tempo sanguina

e siamo stati noi a ferirlo, trascurandolo come

fosse invulnerabile, come noi credevamo di essere.

 

Poi, per caso, come ora sta accadendo, solo perché

guardi in una direzione qualunque, e anche il giorno

mostra senza vergogna la sua ferita – il giorno stesso ferita –,

realizzi che sei in un abisso di silenzio e anche tu

– che svegliano muggiti o belati – ti trovi lì e tutto quello

che è successo è così stupido che non c’è una spiegazione.

Probabilmente esistono forze che devono fare

uno sporco lavoro e porsi di traverso. Ciò dovrebbe

rientrare nella logica dell’economia universale.

Ma tu sai che quella non è la polvere dei tomi che preferisco.

 

Finirà tutto questo? Ti rivedrò? Mi terrai di nuovo la mano?

E’ tutto così lontano. Da lontano ti scrivo. Da lontano sono dentro

il vulcano. Da lontano anche tu, credo, vuoi capire il prima, il poi.

 

Raccogliamo tutto quello che abbiamo disperso

                                                                   perché quello siamo noi.

 


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