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Luigi Rabbai. Il viaggio dedalico nella mater materia

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Comunicazione di Fulvia Minetti
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Pubblicato il 07/11/2025 14:55:59

L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra dell’Artista Luigi Rabbai alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 13 dicembre 2025 alle ore 17.00, aperta al pubblico fino al 3 gennaio 2026 ore 11,00-13,00 con ingresso gratuito.

 

Luigi Rabbai nasce a Canale Monterano nel 1943, si trasferisce a Roma, dove vive e lavora nell’Amministrazione finanziaria. Partecipa alla mostra “8° Premio nazionale di arti figurative fra i dipendenti dello Stato”, presso il Museo delle arti e tradizioni popolari di Roma. Nel 1999 ritorna al paese natio con la moglie e i due figli, ove si stabilisce per la vita. Il ritorno alle origini ispira una dedizione completa alla scultura, con innata passione autodidatta. Partecipa a mostre collettive fra cui l’evento Arte in chiasmo e a mostre personali con pittura e scultura, ricordando la Mostra in Galleria Accademica d’Arte Contemporanea. Nel 2020 e nel 2024 riceve il Riconoscimento al Merito in Arte al Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo dionisiaco con mostra presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e pubblicazione dell’opera con critica in semiotica estetica della prof.ssa Fulvia Minetti nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online.

 

Il cromatismo onirico ed emotivo del Rabbai sospinge oltre le coordinate di spazio e di tempo, in un luogo tutto interiore. L’artista ricerca il sostrato instante e irriflesso dell’inconscio collettivo sognante, fino al luogo impenetrabile dell’inconoscibile, che rinnova la visione sapienziale della forma, in una nuova cosmogonia. È la necessità di latenza della forma nell’informe, per un’etica di verità.

 

La doppia cornice simboleggia il dover essere del ruolo d’assegnazione sociale e l’identità idem della medesimezza e dell’identificazione, l’interno dell’opera è ipseità, identità narrativa, libera relazione aperta alla differenza di sé, al racconto di sé nel grembo della mater omnium: la materia cromatica.

 

Il colore materico è sinestesia dell’infinità del possibile. E l’infinito è al moto in divenire d’innumerevoli inizi, alla libertà d’immaginazione, che proietta al luogo franco e transizionale d’una finestra, fra sé e mondo e nella sintesi di entrambi, alla rêverie, che rende in ogni istante fanciulli di se stessi, a ricominciarsi. È un movimento emozionale, che confonde l’uomo all’uomo e alla natura, per rinascere.

 

L’artista offre una dimensione primordiale, con densità di energia a concentrazione massima, che attende il suo dispiegarsi espressivo e realizzativo, fino al catartico del primo nascere, del primo uscire cosmologico e ontogenetico, che accompagna e significa il ri-uscire di ogni atto di affermazione della vita.

 

Il pigmento è ricetto di emozioni collettive, in sincronia, sintonia, sinfonia di un divertimento, nel senso letterale del termine, di un volgersi in altra direzione, per reintegrazione dell’alterità. L’identità non possiede la verità, è il movimento d’eccedenza oltre se stessa, alla differenza, per nuova coscienza di sé.

 

Il Rabbai dipinge fra necessità e libertà, fra ordine e caos, fra tramonto e palingenesi della conoscenza, a fondare, dal dinamismo che reintegra gli opposti, una nuova cosmogonia di senso proprio. I colori addensano al nodo geometrico di un pensiero figurale, allo sviluppo molteplice dell’unità armonica ritrovata.

 

L’artista trova l’oltre di sé, serbando tuttavia coscienza dell’argine identitario e al contempo trovando esondante libertà di essere, per trasformare creativamente limiti e i confini in scelte personali, coscienti e significate.

 

Nessuno degli orizzonti possiede la verità, che è al luogo di eccedenza, al di là delle visioni prospettiche, nel grembo veritativo del vivere diretto, in una provenienza e destinazione comune.

La forma dissolve in materia, convibra all’emozione panica e cromatica, a ritrovare la sinestesia di un’infinità perduta. È il rituale di una partenza e di un ritorno, di una forma riflessa, che è mancanza, domanda e invocazione di vita, per affrancamento dalla morte.

 

Le geometrie dell’artista donano un viaggio dedalico, che esorcizza lo smarrimento del cammino nell’inconscio e vince l’ascesa, la sospensione sapienziale, per la rinascita al senso intimo di una nuova visione delle cose. (prof.ssa Fulvia Minetti)


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