/!\ 3° Ricordo
"Nel 1191 Acri ospitava i cavalieri ospitalieri. Questi crudeli soldati facevano appello solo al loro capo locale : Garniero di Naplusa ; egli era un dottore che gestiva l'ospedale della città con metodi assai discutibili. Si vociferava usasse i cavalieri per prelevare i suoi "pazienti" di notte.
Nonostante il clamore della guerra feroce che si scatenò tra sareceni e crociati, i metodi del medico non passarono inosservati dal popolo di Acri, che era sempre meno poco propenso al silenzioso consenso.
Garniero era un malvagio che agiva pensando di compiere una giusta causa. Mi chiesi sempre chi fu colui il suo superiore : dopotutto anche l'ospitaliero doveva avere degli ordini.
Quando fuggii dall'ospedale ringraziai il signore per essermi riuscito a salvare ma decisi che Garniero doveva pagarla, anche per salvare il destino del popolo di Acri.
Decisi di corrompere un annunciatore perchè invitasse la gente a porsi domande. Questo non piacque alle guardie di Garniero, che riferirono subito al dottore cosa stesse accadendo , e così l'uomo che pagai sparì nel nulla, rafforzando quindi l'inquietudine che si diffuse in quei giorni tra la gente.
Garniero non era uno sciocco e sapeva che l'unico modo per continuare i suoi esperimenti , e non far scoppiare una rivolta - che gli sarebbe costata cara anche a causa dei suoi ignoti superiori - decise falsamente di avvisare il popolo di Acri che non ci sarebbero stati altri rapimenti.
Sconsolato per quel fallimento, decisi di andarmene da Acri ma una sera fui avvicinato da un uomo che mi disse di avere i miei stessi intenti riguardo a Ganriero.
Costui mi parlò vicino alla piazza del grande campanile dicendomi che il giorno seguente sarei dovuto andare al suo quartier generale.
Il covo ospitava gli assassini, la confraternita che risiedeva a Masyaf comandata da Al-Mualim , il misterioso vecchio della montagna.
Riconobbi subito i loro costumi , costituiti da vesti bianche, cinta rossa e quello spaventoso cappuccio. Essi compivano , da secoli , massacri di uomini ritenuti "nemici della pace , della giustizia e della libertà".
Nel corso dei secoli però, ogni capo della setta aveva sempre avuto interessi particolarmente distaccati da quelli comuni degli assassini coprendosi di mistero nelle loro attività.
La loro fortezza a Masyaf era imponente e vistosa, e il loro credo diffuso e seguito, tuttavia in molti credevano che era meglio non fidarsi degli assassini.
Per evitare al popolo di Acri il altra sofferenza da parte di Garniero, mi unì a questi assassini come collaboratore locale, in attesa dell'uomo che sarebbe venuto poi ad uccidere il dottore ospitaliero. Mi diedero ordine di trovarmi, tre giorni seguenti il nostro incontro, nei pressi della piazza dell'ospedale per farmi notare dalle guardie e creare quindi un diversivo all'assassino per poter entrare.
Ero agitato e scettico, poichè l'uomo scelto per quel compito era in fase di redenzione nella confraternita , e giravano voci sulle sue dubbie qualità.
Mi recai in piazza e camminai vistosamente vicino alle guardie quando una di esse mi vide e mi catturò. Non opposi una resistenza, ma riuscì a convinvere le guardie che non era una messa in scena.
Mi portarono da Garniero ma non vidi nessuna traccia degli assassini. Garniero mi disse che mi avrebbe operato il giorno seguente e che mi avrebbe punito per la mia fuga e venni sbattuto in cella subito dopo.
Durante la notte aspettai un segnale o un avvicinamento dell'ordine degli assassini, ma nessuno si interessò ne venne a cercarmi. Credetti che avessero già agito su Garniero ma mi sbagliai e così, in preda al panico ,cercai di fuggire riuscendo a forzare la mia gabbia, che era stata usata prima per un uomo senza gambe.
Quando scappai vidi lo stato pietoso dell'ospedale : un salone enorme , contornato da guardie armate e lettini clinici ; c'era del sangue per terra e molti pazienti , letteralmente usciti di senno , crogiolavano nella loro pazzia. Corsi subito via ma le guardie mi afferrarono con forza trascinandomi vicino alla piazzola d'ingresso davanti a tutte le altre guardie e pazienti.
Garniero mi rimproverò per il mio tentativo di fuga mentre urlai di rabbia rispondendogli a tono, e cercando negli occhi dei pazzi e dei dementi una scintilla di ribellione. Poi riuscì a scorgere nella folla un uomo dal bianco cappuccio vicino a degli eruditi dell'ospedale. Non era uno di loro, portava cinta rossa e lame.
L'assassino si presentò dunque in modo vistoso, ma rimase mimetizzato nella folla. Aspettai che mi salvasse e che attaccò Garniero ma non accadde.
Garniero disse che dovevo essere punito per il mio oltraggio e ordinò le guardie di spezzarmi le gambe; il dolore fu tremendo, sperai di svenire ma rimasi cosciente. Mi sbatterono in cella dove cominciò a consumarsi il mio odio.
Qualche minuto dopo si scatenò il caos e dalla mia cella potevo vedere tutto :era l'assassino! Aveva aspettato nell'ombra come una serpe mentre le guardie mi spezzavano le gambe , e ora avrebbe intriso la sua penna d'acquila con il sangue di Garniero. La lama arrivò dall'ombra , passando inosservata dal demonio brutale che la brandiva celata nel suo polso. Un'arma diabolica come lo era il suo cuore.
G : "Perchè...? " Ansimò Garniero.
A : "Avete torturato e ucciso queste persone contro la loro volontà, nascondendo queste atrocità al vostro popolo. Andavate punito." Tuonò la figura incappuciata.
G : "Quale volontà? Questi uomini non avevano nulla, sono stati presi dalle fogne, dalle strade...ho dato loro una casa e li ho accolti! Non sai quello che..." continuò l'ospitaliero.
A : "Accolti ?! Avete torturato questi uomini , li avete resi invalidi e dementi rendendo un inferno la loro vita e annebbiando il loro spirito!"
G : "Ti sbagli ragazzo...gli esperimenti li facevo sui cadaveri e gli altri che vedi insani lo erano già prima di venire in questa sala. Io , io li salvati..."
A : "Cosa state dicendo?" L'assassino sembrava confuso.
G :" Basi tutto sui tuoi ordini...ti chiedi mai perchè la tua lama colpisca? Io volevo il bene di questa gente e l'ho presa con me...sono un ospitaliero, sono ..."
A : "Seppur così stiano le cose, li avete tenuti contro la loro volontà. Avete tradito il popolo di Acri e tutto questo per sordidi profitti."
G : "Inutile dirti altro, assassino..sei offuscato e il dubbio lo vedo nei tuoi occhi..." Dette queste parole, Garniero morì.
Vidi l'assassino alzarsi e scomparire nel nulla. Egli sembrava poco convinto della sua azione e non poteva essere definito un uomo in cerca di redenzione, ma un incosciente : dubitare della propria lama solo dopo aver ucciso un uomo lasciando che mi rendessero storpio.
Quel giorno aprì gli occhi su quella setta spietata e votata solo ai propri interessi. Nei giorni successivi mi fecero visita gli uomini del covo con cui mi ero accordato. Quegli ingrati mi offrirono ingenti somme di denaro per la mia pesante afflizione, e dopo aver accettato li mandai al diavolo maledicendo gli assassini per l'eternità.
Pagai degli amanuensi perchè scrivessero di loro, della ferocia della loro folle confraternita, e delle loro crudeli contraddizioni. Pur non conoscendo il suo nome , non dimenticai mai il volto dell'uomo che mi tradì, l'uomo che cercava redenzione nella confraternita.
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