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Corpo di magrezza estrema

di Alberto Rizzi
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Pubblicato il 11/09/2015 20:22:38

CORPO DI MAGREZZA ESTREMA

 

 

Quasi non jetta ombra ‘l corpo mio

                                                       quando che me ne vegno

benignamente d’humiltà vestuta

 

dato che per quante piàzz’incrócio

                                strade

gli occhi dentr’ai muri

a ‘vitar gli sguardi de’ passanti tegno

di commiserazione e attesa pregni

 

attesa che qualcosa si rompa

                              si cada

 

Stecchi di legno e gamb’e braccia

                                                   pur se test’a zucca non habbo

sorella mi sento a primavera

a chi spaventa uccelli per li campi

 

che forse fin ne lo sguardo suo

                                                sì fiss’e vvuoto

fino una meraviglia a me

gli si porrìa carpire

 

Eppure vado

             voglio andare

 

Or che senzamotìvo sentivo miapèlle raggrinzirsi

                                                                            perder consistenza e forza

io svaporavo in tendini e nell’ossa

                                                    piànovituperàndo dentromé

l’aspetto mio primevo e pieno

 

ché così non nacqui

 

ma piuttosto mi ruppi

                     mi caddi

 

Monito miafigùra questo sia

                                            allora

così ch’anch’ìo comprenda infine

lo scopo che porrìa ancora conseguire

 

Secche le zinne

                        il cuore che mi bast’appéna

e sol perché ostacolo non v’è

oltrecùi gettarlo

                        lo sforzo ch’ogni muscolo appanna

quando più d’un gradino incombe

                                                     lasciata che ho la strada

su per le scale che menano a miestànze

in pocacàrne l’ombra mia vestita

                                                  ancora vado e voglio andare

 

 

(tratta dalla raccolta “Monstra”,

autopubblicata nel 2014 tramite Youcanprint)


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