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Empatismo, il Decalogo dell’empatia di Maria Rita Parsi

Argomento: Letteratura

di Menotti Lerro
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Pubblicato il 22/08/2025 14:51:04

DECALOGO DELL’EMPATIA (L’EMPATISMO, ARMANDO CURCIO EDITORE, 2025).

 
di Maria Rita Parsi

1. L’empatia è quell’umana, radicante capacità che consente a chi la possiede e la coltiva di calarsi nei “panni degli altri” per comprenderne le emozioni, i sentimenti, i bisogni, le motivazioni, le intenzioni.

2. In tal senso, vanno considerate le varie fondamentali forme di empatia. Dall’empatia spirituale, che consente una connessione profonda e trascendente con gli altri, all’empatia emotiva, che consente di connettersi e sentire ciò che provano gli altri, all’empatia cognitiva, che attiva la capacità di comprendere le emozioni altrui, a quella fisica, che consente di connetterci agli altri attraverso le esperienze corporee.

3. Ma per calarsi nei panni degli altri è necessario, anzitutto, conoscere se stessi (in greco antico è “γνῶθι σεαυτόν”, “conosci te stesso”).

4. Se una persona conosce se stessa, infatti, non confonde le emozioni, i sentimenti, i bisogni, i desideri, le motivazioni, le intenzioni, le esperienze, gli obiettivi e i progetti degli altri con i propri.
Inoltre, non proietta sugli altri (familiari, partner, figli, amici, colleghi – e, ancor più sui dirigenti, politici e governanti) le proprie aspirazioni, nell’intento di realizzare (e/o tentare di realizzare) qualcosa che serve, anzitutto e soprattutto, a dare conferma delle sue opinioni, possibilità, capacità.

5. Ma per conoscere se stessi nel “mondo al tempo del virtuale”, è necessario (in)formarsi per utilizzare in modo interdisciplinare tutti i linguaggi per la comunicazione e l’integrazione sociale, senza però privilegiare e rendere pervasivo il mondo virtuale, poiché il web è capace di condizionare l’immaginario, individuale e collettivo, causando internet addiction e altri pesanti e invalidanti disturbi psicofisici.

6. Pertanto, le scienze umane (l’antropologia, la filosofia, la pedagogia, la sociologia, la psicologia, la psicanalisi) e l’utilizzo competente della traccia grafica, della pittura, della scultura, del teatro, della poesia, della letteratura, della musica, della danza, della fotografia, del cinema e del web possono contribuire, in modo decisivo e radicante, a quella conoscenza di sé di socratica memoria.

7. A livello neurobiologico sono i “neuroni specchio”, ovvero una particolare classe di neuroni, a favorire la comprensione della mente e dei vissuti dell’altro, secondo la teoria formulata dal gruppo di Rizzolatti e Gallese, per cui alla base dell’empatia ci sarebbe un processo di “simulazione incarnata”, vale a dire un meccanismo di natura essenzialmente motoria, molto antico dal punto di vista dell’evoluzione umana, caratterizzato da neuroni che agirebbero immediatamente prima di ogni elaborazione più propriamente cognitiva.

8. Secondo la teoria di Martin Hoffman, l’empatia, in quanto dimensione affettiva, già fin dai primi giorni di vita ha un ruolo di maggiore rilevanza, mentre la dimensione cognitiva è pressoché assente. Secondo Hoffman (2008), oltre alla componente affettiva e a quella cognitiva, un terzo fattore è costituito dalla componente “motivazionale”.

9. Dell’Empatia si sono approfonditamente interessati anche Choi-Kain e Genderson (2008), che hanno rilevato tre aspetti sintetici delle varie definizioni e concezioni:
– una reazione affettiva, che comporta la condivisione di uno stato emotivo con l’altro;
– la capacità cognitiva di immaginare la prospettiva altrui;
– una capacità di mantenere in modo stabile una distinzione sé-altro.

10. Per Salovey e Mayer (1990), l’intelligenza emotiva è “la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni”; racchiude al suo interno quelle capacità di consapevolezza e padronanza di sé, motivazione, empatia e abilità nella gestione delle relazioni sociali che qualunque persona può sviluppare e che si rivelano fondamentali per ogni essere umano.

L’empatia è indispensabile nella relazione terapeutica sino a partire da Freud (1921) che, però, non la considerava una metodologia terapeutica. Per Kohut, Mead e Aaron Beck, l’empatia diventa uno strumento indispensabile ed efficace per stabilire con il paziente quell’alleanza che consente di avere fiducia nella crescita e nel cambiamento, seppure con le difficoltà e le sofferenze che si potrebbero e/o si possono incontrare nell’attraversare e superare problemi e patologie. In tal senso, la Psicoanimazione – Terapia Atecorcrea (animazione terapeutica corporea creativa) a mediazione cognitivo, creativo, corporea (Parsi 1976) – è una disciplina terapeutica, umanistica e transpersonale che utilizza in mondo interdisciplinare l’approccio empatico per affrontare, individualmente, in famiglia, a scuola, nel sociale, temi e problemi connessi al vivere insieme.


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