Pubblicato il 04/04/2008
Ho ripreso la mia vita
che ora scorre fra le dita
come sabbia di clessidra.
Brucia forte le mie mani
piene di pensieri inani
ora stringerla è un tormento
alto e tetro è il mio lamento.
Questa vita è come vetro
smerigliato avanti e dietro
nulla c’è più da vedere
anche le albe sono sere.
Mi guardo nello specchio
e non mi riconosco più
allora cosa faccio
mi siedo e accendo la tv.
Alte e inossidabili,
belle ed intoccabili,
algide e impeccabili:
sulle passerelle sono tutte belle.
Effetto di natura
oppure di scultura.
Rifatte o naturali
non sono tutte uguali
ma splendono perfette
labbra, gambe e tette.
E sembrano felici
sottili come alici,
vestite da signora,
sul viso neanche un’ora
che ha lasciato un segno.
Nessuna paga pegno:
che siano di legno?
Ma, cazzo, questa vita
che brucia fra le dita
non è ancora finita.
Anch’io posso sfilare
e farmi rimirare.
Il bianco fra i capelli
li rende meno belli
se ancora la tua mano
li scosta piano, piano?
E il corpo senza veli
mi suscita pensieri
che il tempo già passato
non ha mai cancellato.
Lo sguardo è un po’ velato
ma un canto mai cantato
ancora fa scintille
fra iridi e pupille.
Mi guardo nello specchio
e non mi riconosco più.
Allora vorrà dire
che devo cominciare
a fare conoscenza
con questa nuova essenza.
Riprendo la mia vita
che scorre fra le dita
lasciandola bruciare
mi posso ancora amare.
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