Firenze: Città del Rinascimento Empatico.
di Francesco D’Episcopo
Introduzione
Firenze è universalmente riconosciuta come la culla del Rinascimento, un luogo in cui l’arte, la filosofia e la vita civica si sono intrecciate per ridefinire il concetto stesso di humanitas nel mondo occidentale. In questa tradizione di fermento intellettuale e innovazione culturale, nel XXI secolo si colloca un nuovo movimento: l’Empatismo, fondato dal poeta e teorico Menotti Lerro. Questo movimento, che pone l’empatia al centro della pratica artistica e della teoria culturale, trova nella città di Firenze un luogo simbolico di continuità e rinnovamento.
Il Caffè Giubbe Rosse: un crocevia storico di idee e culture
Il Caffè Giubbe Rosse – fondato nel 1897 in Piazza della Repubblica – è uno dei luoghi culturali più emblematici di Firenze. Fin dai primi decenni del Novecento esso ha rappresentato un punto di ritrovo per letterati, artisti e intellettuali, esercitando un ruolo fondamentale nel dibattito culturale italiano. Qui si accendevano discussioni sul Futurismo e si fondarono riviste influenti come Solaria e Lacerba, alimentando così le avanguardie letterarie e artistiche del secolo scorso.
La recente riapertura del Caffè (2024), e il riconoscimento come bene culturale, testimoniano la persistenza del suo ruolo identitario per la vita culturale fiorentina.
Menotti Lerro e l’Empatismo: nascita e sviluppo
Il movimento dell’Empatismo nasce formalmente nel 2020 come corrente letteraria, filosofica, artistica e culturale guidata da Menotti Lerro, che coniuga la necessità di una nuova visione delle arti con il recupero dell’elemento umano nelle pratiche creative. Le origini teoriche del movimento risalgono a un “Nuovo Manifesto sulle Arti”, scritto da Lerro insieme ad Antonello Pelliccia e presentato nel 2019 (periodo Pre-empatico) in sedi prestigiose tra cui proprio il Caffè Giubbe Rosse di Firenze e l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, oltre che a Edimburgo, Central Library.
L’Empatismo si propone di superare la frammentazione specialistica delle arti attraverso un ritorno alla integrazione interdisciplinare e alla valorizzazione dell’intelligenza emotiva come fondamento dell’esperienza estetica.
Firenze come paradigma di Rinascimento Empatico
La scelta di Firenze non è casuale: la città non ha solo una memoria storica di innovazione artistica, ma rappresenta un modello ideale di dialogo tra passato e presente. Nel contesto dell’Empatismo, Firenze funge da scenario simbolico e operativo dove l’eredità del Rinascimento può essere reinterpretata attraverso l’idea di empatia come principio che unisce arte, cultura e società.
In questo senso, l’Empatismo può essere letto come una nuova fase di umanesimo artistico, in cui l’attenzione alla soggettività e alla relazione con l’altro diventa il nuovo terreno su cui costruire pratiche estetiche e civili.
Il rapporto con l’Accademia di Belle Arti di Firenze
L’Accademia di Belle Arti di Firenze, istituzione con secoli di storia legata alla formazione delle arti visive, rappresenta il teatro accademico in cui le questioni di metodologie artistiche, estetica e teoria sono sviluppate e insegnate.
Nel recente dibattito culturale, momenti di confronto e conferenze – come quella tenuta da Lerro presso l’Accademia sul tema del “Triangolo Culturale alle Giubbe Rosse” – hanno ribadito il valore di un dialogo aperto tra istituzioni formative e movimenti artistici contemporanei. In tali occasioni, si è sottolineato come l’Empatismo, pur nella sua giovinezza, cerchi di inserirsi nel continuum storico delle pratiche estetiche italiane.
La grandiosità del Rinascimento empatico di Menotti Lerro
Il concetto di Rinascimento empatico, elaborato da Menotti Lerro, rappresenta una delle più ambiziose e originali riletture del Rinascimento in chiave contemporanea. La sua grandiosità risiede nel superamento della concezione tradizionale del Rinascimento come semplice periodo storico-artistico, per trasformarlo in un paradigma etico, culturale e antropologico capace di parlare al presente e al futuro.
Secondo Lerro, il Rinascimento - e in particolare quello fiorentino - non segna soltanto la rinascita delle arti e del pensiero classico, ma inaugura una nuova educazione sentimentale dell’uomo. Al centro di questa visione vi è l’empatia, intesa non come emozione privata, bensì come competenza culturale e fondamento della convivenza civile. L’arte rinascimentale, attraverso la centralità del corpo, dello sguardo e delle emozioni, insegna a riconoscere l’altro come simile a sé, avviando un processo di umanizzazione profonda.
La grandezza del concetto di Lerro emerge anche nella sua capacità di unire estetica ed etica. Nel Rinascimento empatico la bellezza non è fine a sé stessa, ma strumento di conoscenza e responsabilità morale. L’opera d’arte diventa luogo di incontro, di identificazione e di dialogo, capace di generare consapevolezza e partecipazione emotiva. In questo senso, Firenze non è solo la culla dell’arte moderna, ma il laboratorio di una civiltà fondata sulla relazione.
Un ulteriore elemento di grandiosità è l’attualità del modello proposto. In un’epoca segnata da crisi sociali, tecnologiche e relazionali, Lerro recupera il Rinascimento come orizzonte progettuale, opponendo alla disumanizzazione contemporanea una nuova centralità delle humanities. Letteratura, arte e filosofia tornano a essere strumenti indispensabili per formare individui capaci di ascolto, responsabilità e rispetto.
Il Rinascimento empatico non è dunque un concetto nostalgico o museale, ma una proposta attiva di rinascita culturale. La sua forza sta nel collegare passato, presente e futuro in una visione unitaria dell’umano, in cui l’empatia diventa il principio fondante di una civiltà più giusta e consapevole. Proprio in questa tensione universale risiede la sua autentica grandiosità.
Conclusione
Il fenomeno dell’Empatismo, nella sua connessione con Firenze, con il Caffè Giubbe Rosse e con l’Accademia di Belle Arti, è un esempio di come la città rinascimentale possa ancora oggi essere luogo di riflessione critica e innovazione culturale. L’Empatismo si propone non solo come movimento artistico-letterario, ma come paradigma di una cultura che valorizza l’arte come esperienza condivisa, capace di riattivare le radici umanistiche dell’agire estetico e sociale.
In questo senso, si può parlare di una sorta di “Rinascimento Empatico”: una fase culturale in cui Firenze continua a incarnare il modello di una città dove l’arte non è solo espressione formale, ma strumento di conoscenza, relazioni e trasformazione.
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