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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

L’ingombro


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 06/03/2017 12:00:00

 

*

 

Ci stai bene e ci tiri sopra una lode

che all'harem si piega la testa per entrare

dalla porta degli uomini, come fanno le lepri nelle tane

 

che mi reclami, mi provi e mi quadri

e piovono archi e travi. La nuova disposizione

è carica di pieghe e di giocattoli di gomma maschia

 

guarda, non è cosa né figura, ma proprio niente

e  mi scuote un senso sopito che ha pensieri di schiava

 

la passione continua

a studiare ogni via, si aggrofiglia nei giorni

osserva i filobus e s'incastra nelle curve degli occhi

reclama e sciama

il tuo piccolo baricentro si commuove

a uno o due milioni di dolori che abbassano

e mi pare che siano gli alberi che si piegano quando passo

o forse sono le mie catene che si preparano alla guerra.

 

*

 

Poi che mi scendi le scale addosso

ripeti che merito ogni nodo nei capelli

due fondi di bicchieri verdi, pesanti fiumi

amori carcassa che attraversano la strada

e che parlano in lingue straniere

arrivano e partono distraggono poco i pensieri

degli anni rabberciati di attese e travestimenti

tutto o niente e nulla sei stato

inchiodato a me nei panneggi dei letti

e nelle radiocronache continue dei miei lamenti

madre della compassione e dell'insoddisfazione

ci lascio l'oro della fede e le nozze di due vecchi amanti

vengo in pace dietro di te

radunando gli errori che vanno, sostano e sfasciano

statue di noi riflessenelle ombre

agli angoli delle stanze o delle piazze.

 

 

 

[ Da L'ingombro, Le Voci della Luna ]

 

 


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