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La grazia di questa notte nuova...

di Alberto Rizzi
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Pubblicato il 15/03/2017 21:54:25

La grazia di questa notte nuova

ha ridato colore alla città

                                        per i viali e i canali

che ne fan da limite

 

E ad occhi spenti seguo ogni strada

                                                         lasciando la mia anima lontana

infuriata in un giaciglio di isolato sole

                                                             mentre mi perdo

nel gioco di tracce leggere

                    rimandi

lasciate da anziani e coppie

                                            furtive nel loro amarsi

             da altri animali notturni

 

Ne esploro il fuori respirando piano

                              aggrappandomi alla dolcezza d’un viso

che si staglia così immobile

nel riquadro-penombra d’una finestra

 

Stranamente l’edera non è grigia

                                                    benché da generazioni

non avvezzi altro che carezza di polvere

                                                                anch’essa da marciapiede lesta

al salire questi muri

 

e lascia l’amaro questa penuria di strade

                                                                così lente nell’andare

 

il tempo è poco che basta a conoscerle tutte

 

Due moto lente in crociera

                                           i loro piloti tesi

verso un poco probabile decollo...

 

In questa notte

                        scesa alfine con sicurezza e puntualità

il vento si alza deciso

             tenta di sfiancare alberi

             fa scorrere sabbia sull’asfalto

e lampi fragranti

             turgidi di luce

guidano la pioggia

contro le finestre delle case

                                            nelle stanze delle quali

il caldo si una giornata immobile

aveva costretto gli amanti

al rassegnato sudore dell’occhio malchiùso

 

E quando la pioggia sa di più forte

nell’affermare la sostanza della propria eternità

sulle basse opere degli uomini

                                                 calco il suolo come verso il più in basso

entro la terra che regge la mia città

e il passo ne penetra l’intimo

con la forza pura d’un canto gregoriano

                ne reinventa ogni strada

verso la piazza d’infamità non lontana

                         di relitti

                         di marmo che nasconde

e che attende l’alba su panchine corrose di rugiada

                                su ritagli di sopportato verde

che si vorrebbero invece accoglienti agli amanti

 

                     (gli ultimi amori nostri…)

 

insicuri noi del dove si possa vivere altrimenti

questa luce di stelle che c’indora

 

Il filo di seta dei tuoi dolci pensieri

è forte abbastanza per guidarmi

fuori dalla notte verso un mutare antico

 

 

(tratta dalla raccolta "Sorridere con gli occhi"

autopubblicata in proprio nel 1999)


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