La grazia di questa notte nuova
ha ridato colore alla città
per i viali e i canali
che ne fan da limite
E ad occhi spenti seguo ogni strada
lasciando la mia anima lontana
infuriata in un giaciglio di isolato sole
mentre mi perdo
nel gioco di tracce leggere
rimandi
lasciate da anziani e coppie
furtive nel loro amarsi
da altri animali notturni
Ne esploro il fuori respirando piano
aggrappandomi alla dolcezza d’un viso
che si staglia così immobile
nel riquadro-penombra d’una finestra
Stranamente l’edera non è grigia
benché da generazioni
non avvezzi altro che carezza di polvere
anch’essa da marciapiede lesta
al salire questi muri
e lascia l’amaro questa penuria di strade
così lente nell’andare
il tempo è poco che basta a conoscerle tutte
Due moto lente in crociera
i loro piloti tesi
verso un poco probabile decollo...
In questa notte
scesa alfine con sicurezza e puntualità
il vento si alza deciso
tenta di sfiancare alberi
fa scorrere sabbia sull’asfalto
e lampi fragranti
turgidi di luce
guidano la pioggia
contro le finestre delle case
nelle stanze delle quali
il caldo si una giornata immobile
aveva costretto gli amanti
al rassegnato sudore dell’occhio malchiùso
E quando la pioggia sa di più forte
nell’affermare la sostanza della propria eternità
sulle basse opere degli uomini
calco il suolo come verso il più in basso
entro la terra che regge la mia città
e il passo ne penetra l’intimo
con la forza pura d’un canto gregoriano
ne reinventa ogni strada
verso la piazza d’infamità non lontana
di relitti
di marmo che nasconde
e che attende l’alba su panchine corrose di rugiada
su ritagli di sopportato verde
che si vorrebbero invece accoglienti agli amanti
(gli ultimi amori nostri…)
insicuri noi del dove si possa vivere altrimenti
questa luce di stelle che c’indora
Il filo di seta dei tuoi dolci pensieri
è forte abbastanza per guidarmi
fuori dalla notte verso un mutare antico
(tratta dalla raccolta "Sorridere con gli occhi"
autopubblicata in proprio nel 1999)
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