Pubblicato il 05/05/2017 08:34:15
DIMORA DELLE SPADE 1 Non dormire. E’ il giorno che passa. Una volta per l’ultima volta. Ascoltalo. Arrestalo. Guardalo negli occhi. Riconoscilo. E’ il tuo tempo. Non lasciarlo andare senza una parola. Io sono colei che ama tutte le tue fibre che le ascolta cantare come un pianoforte. Ecco la faretra in spalla esco per incontrarti. Non passare senza sfiorarmi. Sono colei che se l’ignori sguaina lo strale. 2 Le parole sono calamite che tolgono agli occhi la ragione del divergere. Di notte le inseguo. Sosto Cammino. Se le perdo rincorro a perdifiato stampelle tristi e ubriachi destrieri. Sotto le torri commuovo guardiani che non mi aprono. Poi divento piccola . Mi commisero mi abbraccio. Mi soccorrono i morti che non si rassegnano. Poi mi lascio in quel buio e torno indietro. La distanza è una palpebra che mi scaglia nel sole delle forme. 3 Cosa ti scrissi un giorno che non ricordo. Le parole aprivano varchi in attesa sentieri di vita sospesa. Annunciò tre volte il gallo l’alba dalle banderuole. E vennero dai pioli sconnessi dell’io i camminanti tre volte battendo sull’uscio. L’amore ha il cuore duro spranga sferza. A volte sul tamburo del sangue richiama la dispersa mente. L’amore spacca l’interezza. Dura persino la tenerezza. 4 Hai fatto il nido nelle mie ferite nel mio diurno spazio. Tuttavia per la neve benedicente delle margherite ti ringrazio. Per il breve dialogo che l’insidia e la fiducia hanno in me intrapreso. Quale invidia così a lungo ti aveva allontanato. Quale peso ebbe per te il saluto che l’amica soleva prima di andare stretta la vita con un braccio la bocca accostare all’orecchio Non sperare - dicendo - che a lungo ti lascio. 5 Hai messo al mio grido un recinto di spinose corde. Cosa vuole da me la tua dannata morte. Che io canti la sua allegria senza lacci ai piedi portandomi al braccio la sua cappa bruna. Che sia una la nodosa vita che la danzi sulle spade regalmente in bilico. Che non mostri il gran peso che mi porto dietro che trovi molle la pietra. Per udirmi cantare hai voluto il mio grido segregare e un silenzio allestire grave come la fine. 6 Metti una musica. Rachmaninov se vuoi. Tutto è così immobile eccetto la memoria che tormenta le cose. Chi ha detto che amano il silenzio. La scacchiera di Praga ha nostalgia delle torri - una tromba ne struggeva la vertigine agli occhi elevati dei passanti - Era di coralli e ambra l’Odigitria Signora coronata - il volto bruno segnato dalle spade - la sera che il sole di Polonia scendeva sul ritorno durato il tempo di un rimorso. 7
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