Ai lettori della Recherche la cameriera della baronessa Putbus appare più come un personaggio secondario, che appare per qualche passaggio e poi scompare, promette ineffabili piaceri, ma poi sbiadisce sino a scomparire. Ma invece nei cahiers preparatori Proust dedica ampio spazio a questo misterioso personaggio, facendolo emergere dai sogni giovanili ed ammantandolo di realtà. Salvo poi farlo di nuovo scomparire nella stesura definitiva, e naturalmente a nessuno è dato sapere il perché. Le supposizioni possono essere molteplici e a farci strada fra esse ci aiuta Franco Rella in una nota al testo che occupa la penultima pagina del volumetto ottimamente curato e tradotto da Susanna Mati. Con l’aiuto di Rella e di qualche rimando della Recherche, possiamo supporre che la fantomatica cameriera abbia verosimilmente lasciato il posto ad altri personaggi che sono via via cresciuti ed hanno acquisito spessore nel corso della stesura. Nel suo dipanarsi l’opera proustiana diventa sempre più articolata tra le mani dell’Autore, fino al momento in cui egli ha dovuto rinunciare a qualche parte, per meglio sviluppare forse il discorso sull’omosessualità; oppure, così come la parte dedicata ad Albertine doveva dapprima avere come protagonista Swann e poi si incentra sul Narratore, anche in seguito alla scomparsa di Agostinelli, e verosimilmente questa espansione di Albertine, ha sottratto spazio alla cameriera, facendola sbiadire, tant’è vero che una sera in cui il narratore deve incontrare la giovane Simonet congeda la viziosa cameriera della baronessa, di fatto congedandola dalla narrazione. In questa manciata di pagine possiamo vedere come Proust/Narratore organizza la scappatella con la piacente cameriera, facendo sovrapporre il di lei viso agli affreschi di Padova, ammirati in gioventù nella casa di Combray, città da dove proviene anche la ragazza. Ecco quindi, con questi pochi particolari, aprirsi una nuova serie di supposizioni, forse Proust voleva inserire un valore erotico ai ricordi d’infanzia, una sorta di profanazione di Montjouvain, in cui in faccia ai ricordi d’infanzia si compiono gesti audaci. Tesi che appare avvalorata anche dal fatto che il giovane Narratore organizza un piccolo sotterfugio per sottrarsi alla madre per incontrare l’amante, ed ecco il bacio materno sostituito, nell’inganno, dal bacio dell’amante. Di nuovo la profanazione, o un simulacro per sottolineare il fatto che Proust temeva di ferire la madre con l’immagine dei suoi amori (omosessuali), quindi questi avvengono sì in una cornice domestica, ma traslata, una persona che conosce Combray; le immagini – dal vivo – degli affreschi che decoravano la sua stanza presso la zia Léonie, ovvero dall’immaginato al reale. Come in altri frammenti preparatori alla Recherche, anche qui troviamo embrioni delle pagine della edizione definitiva dell’Opera, come l’innamorarsi di una persona perché ricorda il volto immortalato in un quadro, caratteristica poi prestata a Swann con Odette; o le bellissime descrizioni di Padova, dei cieli d’Italia che poi andranno, come gemme, ad impreziosire il viaggio che il Narratore farà a Venezia con la madre. Di sfuggita notiamo come poi il Narratore, al commiato dalla fanciulla, racconta che l’avrebbe incontrata in un paio di occasioni a Venezia.
Il volumetto termina con una bellissima frase che racchiude un discorso che nella Recherche tornerà più volte, in quella sorta di corto-circuito fra arte e realtà, tra una persona scorta in società e desiderata perché rassomiglia al volto angelico di un personaggio di una tela rinascimentale, ed in fondo è la contrapposizione fra ciò che si desidera e ciò che si ha realmente: “…si trovavano faccia a faccia la Vergine di Padova che avevo conosciuto quasi come francese durante tanti anni a Combray, e la ragazza di Pinsonville incoronata come dogaressa che avevo appena incontrato a Padova.” Anche in questo breve testo, pubblicato dalle edizioni Via del vento per la prima volta in Italia, assistiamo alla creazione letteraria proustiana, col suo costruire frasi e poi smontarle per ricostruirle più ricche, più belle. Come dicevo, queste pagine non troveranno posto nella Recherche, ma ne hanno tuttavia l’ampio respiro e la maestosa eleganza.