Non so, allo stato delle cose, «uno stato che non riesce a stare fermo
– mi insegni coi tuoi sguardi adulti, interrogativi- che stato è?»,
se avrò l’onore di non impazzire in mezzo alle grida della battaglia,
se sarò ancora in grado di abbracciarti quando sognerai di inghiottire cicche finte,
se avrò sempre la forza di trasfigurare in voce i tuoi disperati silenzi,
se sarò vivo, vivace, come vuoi tu, anche superati i quarant’anni.
Allo stato delle cose c’è un anellino di nebbia, che miro e rimiro, sul mio anulare sinistro,
forse sarà l’effetto dell’alternanza notturna tra cocktails e delorazepam,
c’è un anellino di nebbia rubato al banchetto delle caramelle,
dove eri tutta intenta a fare incetta di cuori di gelatina gommosa
da nascondere nell’armadio a oltrepassare l’inverno,
e nessuno s’è accorto che ne ho rubato uno, nessuno che lo indosso,
che di tanto in tanto ne succhio la circonferenza, sa di fragola,
e mi frena le lacrime, e mi frena la convinzione di non avere futuro,
no future, insomma, mi hai conosciuto che ero un punk, un cinico, senza cresta.
Se avrò l’onore di non impazzire in mezzo alle grida della battaglia,
se sarò ancora in grado di accarezzarti quando ti svegli a notte fonda,
e mi trovi a scrivere, a leggere, o a inventare chissàchetipo di nuova follia,
se basterà il contatto della mia mano a farti da Daparox,
se saremo ancora vivi, vivaci, superata quest’infinita recessione,
ci basterà fondere oro e nebbia, conservare un cuore di gelatina gommosa,
e avere un unico anulare sinistro, signore di ogni anello.
[Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, 2015]
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