Mi dicono stai calmo, lascia vivere, non ti devi incazzare,
e i mediocri della fuga di cervelli, i loro, in America a insegnare
all’eccelso homo insipiens americano a scrivere in tetrametri trocaici
spacciando for italian poetry style whitmanate dai toni mosaici,
tanto cadaveriche da riuscire a dividere le acque del Mar Morto,
riuscendo a far diventare il Mar Rosso nero di sconforto.
Sono rimasti con la testa completamente vuota a reggere i capelli
e, nelle Università U.s.a., lamentano la sventura italiana della fuga dei cervelli,
la fuga dei cervelli dalla testa, a loro son rimasti solamente i corpi,
i nuovi zombies italo-americani sono abituati a sdegnar le cose turpi,
non tollerano i «cazzi», i «vaccagare», e la cacofonia
impegnati a riprodurre in Amerika il sistema dell’amata baronia.
Mi dicono stai calmo, lascia vivere, non ti devi incazzare,
in Italia rimane chi si veste da Morticia Addams coll’urgenza di declamare
versi gotici, romano/gotici, barocchi, e, a trent’anni, accusano me di far baracconate
travestite come custodi del cimitero delle Monache Revisionate,
non mi caparezzo se l’arte nostrana è diventata fenomeno da baracconi
in fila sulle sedie a leggere tra morti di fama, arterio e mignottoni.
Non ci resta altra soluzione che emigrar su Marte,
se davvero continuiamo a aver il desiderio insano d’imbrattare carte,
io inizio a andare avanti e mi invento una cacofonia aliena
voi restate dove siete, indietro, a baciarmi il fondoschiena,
non vi attendete certo che mi fermi e vi rimorchi
non ho la mano ferma e non son bravo a imbiancar sepolcri.
[inedito, 2018]
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