Il limite è
in sostanza
una sabbia che costante il mare bacia
e lì un viaggiatore spiaggiato siede
passeggia
osserva
le quantità d’acqua attorno e dentro
Malgrado lo sconfinato iato
tra orizzonte e linea di marea
l’acqua pare ferma
nel riflesso quàsismàlto
d’un’ora anch’essa di confine
quasi uno stagno di biliose rane
il cui sommesso gracidare
pélovóla su quest’acqua appena sghemba
Il viaggiatore è un’escrescenza controluce
un’aberrazione
ora
una tumefazione del tempo
nel continuum dello spazio
che lo si veda di spalle
lo si supponga in realtà altrove
lui ha sicurezza di un altro sé
speculare all’orizzonte
intento a commemorare un cammino
con un altro cammino
per ricordarlo nel sempre
di un abbraccio mancato
solo sfiorato negli occhi
(tratta dalla raccolta inedita
"Immanenze e persistenze")
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