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pomeriggio d’estate

di alessandro venuto
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Pubblicato il 27/02/2020 12:09:36

Senti ancora il suono fresco e chiaro
Della campana che al meriggio chiamava
Al riposo?
E voce di madre che dalla cucina
Diceva:
‘Ale, è ora di pranzo,vieni’?
Abbandonavi quindi le giovanili letture
E correvi a mangiare,
pregustando non già quanto nel piatto vedevi
ma le gioie delle ore a venire.
Giallo arrivava dalla finestra aperta
Il canto fragrante delle infinite cicale
E l’aria calda e salmastra che
Ai sensi eccitati portava
Il gusto del mare.
Netto nel cielo azzurro e infinito d’estate
Si stagliava il sole.
Due telefonate agli amici ed eri fuori
Nell’afa cocente né la sentivi tu,
Ebbro di vita bollente
che traslucea sulla pelle come una scia
di sudore sottile,
ecco l’estate, ecco la vita,
siam pronti a gioire!
Ogni strada del paese era ricolma di sole.
Sfrecciavi veloce con la bici
Nel silenzio del giorno
Che si ripara dal caldo,
via Roma deserta e del Comune la piazza,
strideva con forza per aria un alcione
e al coro delle cicale si univa
poi con un salto deciso pel cielo volava;
ti giravi appena a mirarlo sorpreso
per vedergli sorvolare alto le grandi colline
di ulivi e mediterranea macchia vestite
e le mille sfumature di verde
dal sole esaltate;
ma tempo era di recarsi al mare,
il grande mare che di noi tutti sua gente
è un’infinita quarta parete
che nulla allo sguardo preclude
ma all’infinito sembra ispirare.
Ed ecco gli amici già pronti sulla rena brunita
E le ragazze già calde dalla pelle di miele,
grida felice qua e là un bambino.
Suonano piccole radio
Con voce elettronica
I pezzi dell’anno.
Ti svestivi veloce dai pochi indumenti
ed eri già in acqua tra mille schizzi.
E poi c’era lei,
la sola tra tante,
e ogni cosa aveva il suo senso
se dai suoi occhi di mandorla nera
guardavi il tuo mondo.
Brillava la sua pelle
Di piccoli diamanti d’acqua,
spessi e bagnati i capelli
incorniciavano il volto
come il sottile costume
ne nascondeva le forme
che esaltava a un tempo.
E la fantasia correva
E accellerava del cuore il suo battito,
un bacio leggero di labbra salate,
una stretta di mano poi:
‘Che dici, giochiamo?’
Si irradiava il suo sorriso sul mondo.
Sentivi forte la vita
E la sabbia, il mare, il cielo e gli amici
Erano parte di te illimitato;
Niente sarebbe stato diverso
Da quello che avresti voluto.
Bastava tendere la mano
Per rendere di potenza volontà
Possibile,
più simile agli dei che non all’uomo
è un ragazzo di fuoco
sulla riva ligure di un paese
nel cuore dell’estate.
Così ci sorprendeva quindi il tramonto mai atteso,
di rosso il cielo il mare infuocava
e le case pastello al di là del treno
che via ti avrebbe portata,
a casa, almeno fino a sera.
Un ultimo bacio, uno ancora
e ti guardavo salire e poi andare.
Selvaggi del giorno
rincasavamo felici, mai stanchi,
in attesa di ciò che la notte avrebbe portato.
Che la luna non si presentasse nemmeno,
che nessuna stella brillasse nel cielo
se la notte noi non avesse cullato
e i nostri baci audaci custodito,
un gelato veloce di mango e limone
e poi di nuovo in spiaggia
sulla sabbia appena bagnata
a imparare l'amore
maestri di vita.


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