Pubblicato il 05/03/2020 01:29:17
È una storia scritta con le lettere dell’inganno.
Nella follia del disinganno le radici affonderanno i piedi nella tua carne le unghie rapprese tra le mani degli usurai scaveranno buche nel tuo orto i tuoi frutti sfameranno brame attorcigliate agli occhi di conchiglia che ti porti addosso – fardello ingombro, per due ossa e un soldo – e sazieranno bocche ingorde di saliva torbide e disinvolte cucite attorno ad un cavallo brado.
Mille volte ti condanneranno e altre mille pugnaleranno il tuo nome – ne avrai da vendere o da comprare – ti chiameranno come non vorresti infamando il ventre che cullò le notti dei dormiveglia dei ciechi quando le ninne nanne assopivano le lavande delle lenzuola e morivano tra i limoni verdi delle notti gravide di maree.
Mille volte ti strapperanno il cuore inchiodando l’anima al dolore innalzeranno croci sul Pantheon della ragione dove la morte sconfessa ogni tua colpa e dell’amore non ci sarà più ascolto ma solo solchi a dire ch’era nato.
Tua la sorte lacrime di un Dio che mente quando ti volle figlia, poi penitente quando ti fece madre del tuo carnefice.
Tua la morte, atea tra la tua gente.
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