Il meriggio d’aprile
Nella montagna del sole aspettavo senza parole
gettando semi lividi di carne allucinata.
Era la perdizione?
Il turchese del cielo incideva il canto,
le vie erano spezzate di labirinti,
in salita le cime abissali custodivano il grido.
Ritornerà,
ritornerà fra pini e pinnacoli di pietra e cenere.
La sacerdotessa sedeva negli archi spezzati
domandami la risposta.
Si perdono in rivoli innumerevoli
le linee della tua mano,
e subito il Fato serpeggia.
Maschere, contrappunti di enigmi,
s’intrecciano in segni, echi e voci di memorie.
Le nenie del ricordo disgregano
e gli esili del tempo fuggono in riflessi di specchi.
Nell’altare di pietra il vento si affila
per essere sposo del mio cuore.
Siamo nel Sur,
vociferano gli otri nella notte della nuvola.
La siesta de abril
En la montaña de sol esperé sin palabras
arrojando semillas lívidas de carne alucinada.
¿Que fuera perdición?
El turquesa del cielo hendía el canto,
las calles estaban agrietadas de laberintos
En empinada, las cimas abismales custodiaban el grito.
Volverá,
volverá entre pinos y capiteles de piedra y ceniza.
La sacerdotiza se sentó entre los arcos quebrados,- pregúntame
la respuesta.
Se pierden en riachuelos innumerables
las líneas de tu mano,
y rápidamente el Hado serpentea.
Máscaras, contrapunto de enigmas,
se entretejen en signos, ecos y voces de memorias.
Los compases del recuerdo se disgregan
y los exilios del tiempo huyen en reflejos de espejos.
En el altar de piedra el viento se hace filoso
para ser esposo de mi corazón.
Estamos en el Sur,
vociferan los odres en la noche de la nube.
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