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Oriente

di paolo massimo rossi
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Pubblicato il 01/02/2021 08:32:32

ORIENTE

Questo spazio infinito
questo odore di sabbia
questa luce accecante
questa spada di Allah
questa Aden lontana
questa morte di Paul.
Non salirà sino al cielo
l’immeritevole scritto
solo mia l’emozione
imperfetta coscienza.

Dasht-e-kavìr, dove l’acqua svanisce
di timida vergogna per non offendere il sole,
la terra segnata, l’agnello sgozzato
e un’ombra nera di donna iterante,
incerta e sicura in marcia ed immobile.

Questa strada a Marùn
questa origine vaga
di fuochi eruttati
dalla terra profonda
manomessa dall’uomo
malusata nel mondo.
Notti abbaglianti
guida per le stelle
i nomadi ignorano
la strada è già nota.

Villaggio di pietra dove vita è silente,
dove il creato ebbe il suo inizio non detto,
non avvenuto ma senza dubbio creduto,
l’entropia nelle parole in sequenza
acquieterà le afasiche credenze di tanti.

Quelle volte sonanti
quell’odore di erbe
quel pavimento invisibile
quella porta nascosta
quel portone immanente.
Un sottile confine d’argilla
che la strada ferisce
dal bazàr sino al sole
da rumori indistinti
al suono certo del vento

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