La senescenza del fungo
che immarcidisce al bordo
ricorda l’esistenza d’un altrove
come quando la pelle delle case
s’apre in grevi smagliature
che illudono l’occhio all’attraverso
quand’altro non vede che un ottuso vuoto
e in lontananza sorge l’abbaìo d’un cane
a misurar distanza fra li tuoi pensieri
e te
Ricordi anche
in palpito improvviso
come l’amore altro non sia che spazio
inesplorato per quanto giorno passi
anno
come una selva oscura
smarrita nella moltitudine di diritte vie
e ritrovata in uno scampolo di vita
Ed una luce che làmpopàre
irrompe nell’abitacolo di questi tuoi pensieri
da lume innaturale
che alto è appeso a un filo
uno scroscio di realtà
imprevista ad ogni senso
una realtà che da punto oscuro
si trasforma in specchio
ali per scacciar la mente
Ti si sta davanti
quella forma-luce
come una chimera
e quello specchio ti riflette sera
ti cancella al buio
ogni tuo confine
fidando che il tuo occhio
ti porterà nel dentro tuo più vero
ridonandoti forza serena di respiro
(Tratta dalla raccolta inedita
“Il mestiere e altri accidenti”)
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