IL GOLEM
Capisco a volte il bisogno di un Dio,
uno che stia là sopra, non immerso
in questo indecifrabile brusio,
come un chimico in camice bianco,
intento a analizzare attraverso
una sua lente tersa e luminosa
tutta una tiepida massa fangosa,
a studiarla da sopra, e di fianco,
in un asettico laboratorio,
per poi distratto rivolgersi altrove
con un suo gesto stanco e derisorio.
Non come noi che immersi nel liquame
fin sui capelli, proviamo a nuotare,
e mentre c’ingegniamo a respirare,
neanche fossimo nati con le squame,
meditando perplessi osserviamo
con torpidi occhi terrosi i nostri
corpi di fango, le dita, le mani,
un po’ stupiti e un po’ timorosi
come di fronte a angeli o mostri,
e fra di noi incerti ci scambiamo
versi di fango, per dirci fangosi
pensieri, che pure ci paiono strani.
E vagando cerchiamo in ogni dove
fino ad immaginarci, dietro l’angolo
un dio diverso, un Golem di fango.
(a JLB, naturalmente)QuinMar21
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