Vestito di vento
ho respirato il fiume.
Cadeva molle fra gli argini,
sorvegliato dall’attesa degli alberi.
Vedevo la sera abbandonare i colori,
nel nero versato.
Avevo una paura e una speranza,
qualcosa da dimenticare
e un nome da ritrovare.
Paura di tornare,
al dolore deserto dei risvegli.
Quella speciale qualità del tempo passato,
quando l’hai ri(n)chiuso dentro il sonno
e lui ritorna a te al mattino,
lucido come un delfino.
Speranza di sentire,
per una volta ancora un pulsare.
Un effetto che emerge
da una lontana causa di baci.
Dimenticare un volto,
quella precisa combinazione
di geni fatali,
che fa dei lineamenti una condanna.
Ritrovare un nome,
perduto quando ho dimenticato
cose che i miei sogni
invece ancora ricordavano:
il mio.
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