Tra le marmoree solitarie siepi
tentenna il sol dai cipressi ventosi
guizzi di vago novembrino ardire.
Marcia il corteo, i velati volti
sfogliano i riti, calpestio di passi
grava come il sapore dell’addio …
O come corre questo treno fermo
coi finestrini aperti alla campagna,
tende la mano all’albero di sogni
dolci pendenti carico maturi,
sfioran le dita quello di rimpianti,
foglie ingiallite, sterili pensieri.
La terra pia che ci raccoglie, cruda
inghiotte questo sacro appuntamento,
non la placano né fiori recisi
e nemmeno il dolore, sepoltura
come un blocco di marmo s’addolcisce
allo scalpello di chi accende un fiore.
E’ un ponte che congiunge le due rive,
la scala dove sale una preghiera,
un silenzio sbocciato sullo stelo
di una lacrima muta.
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