Per cominciare, dite: «Pronto»!
Pronti ad essere schiavi d’una logistica d’inumanità,
a correr verso i baratri d’una retribuzione fissa,
albatri di Baudelaire affissi a una bacheca aziendale,
coi numeri di matricola, come motori,
sulle moderne autostrade del turismo di massa?
Pronti ad essere annichiliti dalle norme reazionarie d’un mercato
senza controlli A.s.l., distanziati da avventate bustarelle,
che ci svende a minimi offerenti, quattro saldi in padella,
e da essa nella brace di una carriera a senso unico,
senza ritorno?
Pronti ad essere affamati da desideri di non restare esclusi dall’inferno,
litigiose lucciole ai margini della sconfitta,
bava alla bocca, sputi di saliva e rabbia,
infelici ai caldi tropici, sulle nevi artiche,
dentro noi stessi?
Pronto, un cazzo!
Pronto, a combatter senza sconto,
contro i miti d’un sistema,
scaltro a illudere la scena d’una cena
dove molti son sdraiati sotto tavolo attaccati alla catena.
Pronto, a arrembare ogni oltremondo,
dente fra i coltelli arrotati sui rovelli
di veder ciechi condurre i destini dei cervelli,
risparmiati da una fuga arrestata al bagnasciuga.
Pronto, confezionato,
mai dimentico d’esser soldato.
[Il Guastatore, 2012]
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