
Ci racconteremo i giorni le dimenticanze
le ore accidiose la schiavitù della noia
il tempo sottratto alle stelle e all’amore
ci racconteremo il buio delle albe e dei tramonti
la confusione di luce tra sole e luna le attese
innestate al filo spinato con cura
e i rumori percepiti tra silenzi e penuria di parole
tutto in un arco d’infinito nell’oceano degli occhi
nel tepore di labbra che fanno l’estate meno rovente
noi così ardenti dai polpastrelli agli omeri
noi col tremore dentro i ginocchi quando stanchi
lasciamo che un nome ci bisbigli e sussulti
germogliando nell’angolo del labbro inferiore
mentre abbozziamo una smorfia
a celare una goccia sbrinata dagli occhi
ci racconteremo gli arcobaleni
chiusi fuori della finestra
noi tra requiem e macabre danze
di pensieri di cui s’ignorava la sorte
Amore è una parola lanciata per aria
come un sasso nell’acqua
un filo d’erba a riva del fiume
una piuma nel vento tutto e niente
nei giorni passati come ombre alle spalle
nel tempo che ancora corre mentre ci arresta
in uno sbaglio un rimpianto uno scoglio uno sbadiglio,
noi così limitati, ma candidati all’eternità.
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