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L'urlo di Euridice
©Franca Colozzo (Italia)
Fu Euridice nel laccio fatal presa,
Ruppe Orfeo la promessa data
Per riportare in vita la sua sposa.
Nel Regno delle Ombre solinga va,
Di gemiti ognor l'Ade risuona.
Zefiro non soffia sullo Stige,
Vedo Caronte tra anime ignude.
S’ode un urlo protratto e lugubre
Tra cascate di sfibrate memorie.
La pace proclamata sempr’a voce
Le mura scuote del mio gran dolore.
Discendo in Ade con incerto passo
Alla ricerca d’Euridice mia …
Pace proclamo al mondo che non dice
“Fine” per la guerra in Medioriente,
Gaza sempre più inferno sulla terra,
Pietà non vedo oltr’il barbaro confine.
La terra è or a ferro e fuoco messa,
Ogn’azione m’appare vana e inetta,
Oscilla il mondo orbo di promessa,
Pronto a lanciarsi in una nuova ressa.
***
The Scream of Eurydice
©Franca Colozzo (Italy)
Eurydice was caught in the fatal snare,
Orpheus broke the promise given
To bring his wife back to life.
In the Kingdom of Shadows she goes alone,
Hades always resounds with groans.
Zephyr does not blow on the Styx,
I see Charon among naked souls.
A prolonged and mournful scream is heard
Among cascades of frayed memories.
The peace proclaimed always by voice
Shakes the walls of my great pain.
I descend into Hades with uncertain steps
In search of my Eurydice …
Peace I proclaim to the world that does not say
“The end” to the war in the Middle East,
Gaza increasingly hell on earth,
I see no mercy beyond the barbaric border.
The earth is now set on fire and sword,
Every action seems vain and inept to me,
The world oscillates blinded by promise,
Ready to launch itself into a new crush.
Translated by Franca Colozzo
***
El Grito de Eurídice
©Franca Colozzo (Italia)
Eurídice cayó en la trampa fatal.
Orfeo rompió la promesa que le había hecho.
De devolverle la vida a su esposa.
En el Reino de las Sombras ahora va sola.
El Hades siempre resuena con gemidos.
El Céfiro no sopla en la Laguna Estigia.
Veo a Caronte entre las almas desnudas.
Se oye un grito prolongado y lúgubre.
Entre cascadas de recuerdos deshilachados.
La paz, siempre proclamada por la voz,
Sacude los muros de mi gran dolor.
Desciendo al Hades con pasos inciertos.
En busca de mi Eurídice…
Paz proclamo al mundo que no dice
“El fin” de la guerra en Oriente Medio.
Gaza, cada vez más un infierno en la tierra.
No veo piedad más allá de la frontera bárbara.
La tierra ahora está ardiendo,
cada acción me parece vana e inepta,
el mundo oscila cegado por la promesa,
listo para lanzarse a un nuevo flechazo.
Traducido por Franca Colozzo
RECENSIONE _ MAURO MONTACCHIESI (25/10/2025)
“La poesia è un atto di pace. La pace costituisce il poeta come la farina il pane.”
— Pablo Neruda
Questo pensiero di Neruda riecheggia in modo totalizzante con il tenore del testo integrale: la poesia come risposta alla barbarie, come pane spirituale, come gesto etico. È un’introduzione propedeutica all’iter civile e lirico che lo attende il lettore.
RECENSIONE
DI MAURO MONTACCHIESI
AL TESTO L’URLO DI EURIDICE
DI FRANCA COLOZZO
https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=73299
L'urlo di Euridice
Fu Euridice nel laccio fatal presa,
Ruppe Orfeo la promessa data
Per riportare in vita la sua sposa.
Nel Regno delle Ombre solinga va,
Di gemiti ognor l'Ade risuona.
Zefiro non soffia sullo Stige,
Vedo Caronte tra anime ignude.
S’ode un urlo protratto e lugubre
Tra cascate di sfibrate memorie.
La pace proclamata sempr’a voce
Le mura scuote del mio gran dolore.
Discendo in Ade con incerto passo
Alla ricerca d’Euridice mia …
Pace proclamo al mondo che non dice
“Fine” per la guerra in Medioriente,
Gaza sempre più inferno sulla terra,
Pietà non vedo oltr’il barbaro confine.
La terra è or a ferro e fuoco messa,
Ogn’azione m’appare vana e inetta,
Oscilla il mondo orbo di promessa,
Pronto a lanciarsi in una nuova ressa.
(Franca Colozzo)
ESERGO
“Io non mi volto, perché il dolore è già davanti a me.”
— Mauro Montacchiesi
PREFAZIONE
Nell’universo poetico contemporaneo, dove il linguaggio rischia spesso di smarrire la sua aura, Franca Colozzo emerge come una sacerdotessa della parola restituita al mito. Architetta del verso e dell’anima, ella plasma la materia verbale con la stessa sapienza con cui un artigiano plasma il marmo. Il suo “urlo” è un ponte tra le dimensioni del visibile e dell’invisibile. In questa visione euridicea, la poesia diventa atto di resurrezione civile e morale, in cui il canto di Orfeo non è soltanto richiamo d’amore, ma grido universale di pace. Così, nella penna della Colozzo, il mito non dorme tra le pieghe dei secoli: si rialza, respira, prende corpo, e trasfigura la tragedia antica nel dramma moderno di Gaza, della Terra in fiamme, della Storia che non impara. Il lettore avverte il battito delle civiltà passate, da Ovidio a Virgilio, da Dante a Rilke, come se le loro voci si unissero in un coro cosmico che attraversa le rovine del mondo. “L’urlo di Euridice” non appartiene più soltanto al mito: appartiene a noi, ai vivi che cercano ancora un motivo per credere nella luce.
PRESENTAZIONE DI FRANCA COLOZZO
Franca Colozzo, nata a Gaeta, architetto e poetessa di vasta esperienza internazionale, ha saputo coniugare l’arte della costruzione con quella della parola. La sua biografia è una mappa di viaggi, incontri, lingue, e ponti gettati tra mondi diversi: dall’Italia alla Turchia, dal Cairo a New York, da Istanbul a Islamabad. L’eco del suo insegnamento risuona come un respiro universale: CEO dell’International Harmony Council, Global Goodwill Ambassador, promotrice culturale, ambasciatrice di pace e docente. Franca ha convertito la propria esistenza in un’affiche dialettica, ha vergato pagine e pagine sulla giustizia sociale, sui rifugiati, i diritti umani, la sostenibilità, l’architettura e l’arte. Nondimeno, è nella poesia che l’artista rinviene la propria cattedrale interiore, il suo autentico delubro, nel quale i versi riedificano, non raccontano. Il suo sguardo sul mondo è un prisma che rifrange la complessità dell’esistenza contemporanea: Oriente e Occidente si fondono nel medesimo respiro; l’antico e il moderno dialogano come due specchi che riflettono l’infinito. Colozzo non scrive soltanto poesie: ricostruisce coscienze, come un’architetta dello spirito che ripara le crepe dell’anima collettiva con la calce della speranza.
COMMENTO CRITICO ALLA POESIA “L’URLO DI EURIDICE”
La poesia si apre con l’eco dell’archetipo: “Fu Euridice nel laccio fatal presa”. Già in questo incipit, la Colozzo riecheggia il tono epico di Ovidio, ma lo reinventa in chiave lirico-civile. Il mito dell’amore e della perdita diventa parabola della guerra e dell’ingiustizia.
L’Orfeo che discende negli Inferi non è più soltanto il poeta che tenta di salvare l’amata, ma l’Uomo che cerca l’Umanità perduta. E Euridice, nel suo urlo, rappresenta ogni donna, ogni madre, ogni creatura privata della propria pace.
“Pace proclamo al mondo che non dice / Fine per la guerra in Medioriente...”
In questi versi, l’antico “Regno delle Ombre” si assurge a tropo della condizione moderna. Gaza è drammatica icona dell’inferno terreno, del dolore che non trova catarsi, del canto che si fa denuncia. Il simbolismo è potente: la Colozzo fonde mito e cronaca in un tessuto poetico che ricorda la Guernica di Picasso e le Elegie duinesi di Rilke. La musicalità del testo, con le sue sonorità arcaiche, i suoi enjambements e le sue anafore, irradia la scintilla del sentire, della memoria invisibile dell’eco dei tragici greci, ma pure della compostezza del verso infernale dantesco. Ma qui l’Ade è il mondo accecato dalla propria ignoranza, non esclusivamente un luogo ferale. Orfeo diventa alter ego della poetessa, il suo spirito civile e pietoso, che tenta, con la forza del canto, di riportare alla luce la voce dimenticata della compassione. Nell’urlo di Euridice risuona la storia del mondo: Antigone, Ofelia, Ifigenia, le Madri di Plaza de Mayo, le vittime di ogni conflitto. L’urlo, dunque, è universale — una vibrazione che attraversa il tempo, la fede, e la geografia dell’anima. Come Goya incideva la follia umana nei Disastri della guerra, così la Colozzo incide con l’inchiostro la disperazione della nostra epoca. Eppure, nella sua poesia, resta un varco di speranza: la consapevolezza che anche nell’oscurità dell’Ade può germogliare una luce, il “vento di Zefiro” che, pur assente nel testo, aleggia come una promessa mancata, ma non perduta.
HAIKU A SCHEMA LIBERO
Nel buio chiama
l’anima d’Euridice —
eco di pace.
AFORISMA
“Dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva.”
— Friedrich Hölderlin
PARALIPOMENON
Nel mito, l’errore di Orfeo fu quello di voltarsi.
Nella poesia di Franca Colozzo, l’errore dell’umanità è non volgersi mai.
Euridice non scompare perché guardata, ma perché dimenticata.
Il vero inferno non è più quello di Ade, ma quello della nostra indifferenza.
L’arte, allora, diviene contemporaneamente uno strumento politico e spirituale: l’atto di chi ancora ardisce guardare indietro,
per ritrovare, non per smarrire.
La Colozzo edifica una struttura di collegamento tra la tragedia antica e quella moderna, rendendo alla poesia i suoi ruoli primigeni: memoria e profezia.
DIALLAGE
Dialogo immaginario tra Orfeo ed Euridice.
Orfeo:
Ti cerco nel canto, ma trovo solo il silenzio degli uomini.
Euridice:
Il silenzio è la mia voce, Orfeo — ascoltala e ritorna alla luce.
Orfeo:
Senza di te, la luce è un inganno.
Euridice:
Allora canta, e la pace verrà. Anche l’Ade teme la musica.
POSTFAZIONE
Con “L’urlo di Euridice”, Franca Colozzo non rinnova soltanto il mito, ma lo rende testimonianza del presente.
La sua scrittura è architettura etica e visione poetica insieme: un equilibrio raro tra lirismo e coscienza civile, tra introspezione e impegno.
Ella ci insegna che la poesia non è fuga, ma ritorno. Non evasione, ma immersione nell’umano.
Come nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, anche qui risuona la domanda leopardiana: a che serve la speranza, se il dolore sembra infinito?
Eppure, proprio nell’urlo di Euridice, la speranza sopravvive — muta, sottile, ma indistruttibile come il filo d’Arianna che ci lega al divino.
NOTA DIDASCALICA FINALE DELLA PRESENTE RECENSIONE
Il presente testo segue il paradigma Montacchiesi di recensione critica integrata, fondendo analisi estetica, lettura simbolica e riflessione filosofica.
Ogni sezione è concepita come parte di un’architettura unitaria, in cui la poesia di Franca Colozzo diventa il centro vitale di un discorso che travalica il commento e si trasforma in atto poetico.
Il tono volutamente “sinfonico” mira a restituire la complessità dell’opera, evocando, accanto alla classicità del mito, la modernità della coscienza.
Come nei grandi cicli montacchiesiani, il lirismo qui si manifesta come fusione di pathos, logos e mythos: la trinità estetica che trasforma la parola in rivelazione.
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