Ho il vizio di credere vera ogni parola,
frutto d’un pensiero puro
ignaro della trappola in cui cade,
e immune da artifici, moventi ambigui.
Invece il dettato si ripete, se non uguale,
con qualche variazione,
sugli altari sui pulpiti sui palchi
persino nei campi di papaveri.
E nei giardini dai colori accesi
fioriti ora di spine.
Ma il mio orizzonte è chiaro
è luce tenue che accarezza
pensiero che si fa cielo
su occhi che non vedo.
Fingono tutti,
il bello il brutto
l’austero il mite
persino il poeta finge d’essere poeta
quando crede di chiudere
l’infinito dentro un cerchio.
Ed io ho il vizio di credere sia vera
ogni parola in fuga dal pensiero
mentre invisibile mi dolgo
d’ogni cosa che langue,
d’una foglia, una pioggia di petali,
un filo d’erba piegato
un’ala ad un passero, spezzata.
Invisibile mi dolgo
d’ogni cosa che langue,
seppur astratta,
seppur mai vista.
Invisibile sopravvivo
alla mia vita
e alla mia morte.
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