Solo sagome che affollano le piazze
sagome che vanno, forse si abbracciano per caso
forse si dicono parole che hanno il loro peso.
Poi si distraggono, si perdono, dimenticano
il luogo l’ora il tempo propizio o meno.
Sagome che stanno in un incastro a completare il mosaico,
dove la luna non arriva e le stelle disertano il cielo.
E che non sanno dove gli occhi, dove il sorriso,
dove quel linguaggio muto in una ruga un neo una smorfia
all’angolo del labbro, spezza il confine d’uno sfiorarsi in volo.
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